Qui di seguito riportiamo un’inchiesta di Renato Negro sulla strana esclusione della squadra femminile di hockey dalle prossime Universiadi che si svolgeranno in Trentino. Questa esclusione lascia tutti basiti, essendo l’Italia la nazione ospitante, e soprattutto perché, ad oggi, nessuno ha ancora fornito una spiegazione ufficiale. Buona lettura!
Tutti sono informati ma nessuno ha mai ricevuto o letto una comunicazione ufficiale in merito. Questa è la grottesca condizione in cui ci si può trovare se vuoi comprendere le ragioni che hanno indotto l’organizzazione delle prossime Universiadi invernali del Trentino ad escludere la Nazionale di hockey su ghiaccio femminile. Eppure dopo aver redatto il business plan dei costi tutto andava bene. Con una spesa stimata, vicino ai 5 milioni di euro, la FISU ( International University Sport Federation), il CUSI ( Centro Universitario Sport Italiano) e l’Organizzazione delle Universiadi approvavano il bilancio e passavano alla firma del secondo documento (marzo 2013)sul Regolamento della 26° Edizione delle Universiadi in programma in Trentino dal 11 al 21 dicembre 2013. In questo regolamento si scrive ancora di un torneo femminile di Hockey su ghiaccio da disputarsi a 8 squadre nel Palaghiaccio di Pergine. Nel mese di luglio, però, iniziano a circolare delle voci sempre più insistenti sulla decisione presa da FISU E CUSI di volere un torneo a 6 squadre escludendo l’Italia. Alle Universiadi andrebbero cosi’ Canada,Russia,Stati Uniti,Giappone,Gran Bretagna e Spagna. Ma perché escludere la Nazione ospitante? A questo punto, siamo a fine luglio, i Presidenti delle società italiane di hockey rompono gli indugi e prendono carta e penna per scrivere una lettera ed avere spiegazioni Una lettera inviata al Presidente del CUSI, al Pres. del Comitato Organizzatore, al Pres. del CONI e ci fermiamo qui ma l’elenco è molto più lungo. Passa l’estate e si sa in Italia tutto si ferma ma anche a ferie ultimate nessuno dei destinatari, almeno per educazione, se la sente di inviare una risposta. A fine agosto tutte le ragazze della Nazionale decidono di scrivere una lettera aperta di contestazione e questa volta i toni sono , oltre che di rabbia, anche politici prendendo come spunto l’art. 3 della costituzione italiana in merito alle “Pari Opportunità”. Per questa ragione tale missiva sarà inviata anche al Ministro con delega alle pari opportunità.
Per cercare di comprendere cosa realmente sta accadendo incontro o intervisto telefonicamente alcune persone con incarichi federali pesantemente coinvolte nella vicenda:Manuela Costantino ( responsabile Fisg per l’hockey femminile del Comitato Regione Piemonte): Sulla vicenda è semplicemente ormai rabbiosa. Ha tutta la documentazione ma nessuna lettera o e-mail di risposta. Manuela Costantino copre anche l’incarico di Responsabile Fisg per tutto l’hochey femminile del nord-ovest end è anche Team Leader Nazionale dell’under 18. Manuela qual’è la situazione o oggi? ” Nulla non sappiamo assolutamente nulla. A tutte le richieste di spiegazione non è seguita nessuna risposta ad eccezione del Ministero che informa “le pari opportunità non sono di competenza della Cècile Kyenge ma dobbiamo rivolgerci a Maria Cecilia Guerra”. Anche i mezzi di comunicazione hanno scritto molto sulla vicenda (Alto Adige, La Stampa,L’Eco del Chisone e il sito Hockey Time) ma nessuno si è degnato di darci delle risposte. Ho anche parlato con il Presidente del Coni Giovanni Malagò che si è detto informato ma come membro del Comitato Olimpico non è in condizione di interferire con le scelte della FISU. Siamo al paradosso e sembrano tutti giocare al gioco del cerino. Stanno giocando con le aspettative delle nostre ragazze Leonardo Coiana (CUSI), Sergio Anesi( organizzazione evento) e Giovanni Malagò ( Coni) ma non posso però neanche assolvere il Presidente della nostra Federazione ghiaccio Giancarlo Bolognini per non aver diramato informazioni in merito o , comunque ,stimolato alla risposta i presidenti citati. Non resta che sperare in un ripensamento a breve.
Renato Pennisi ( responsabile Nazionale Fisg settore Hochey femminile): Posso avere un suo commento in merito alla vicenda? Sono amareggiato. In tutti i modi ho cercato delle risposte a queste voci. Ma Lei è responsabile di settore perché parla di voci. Non ho mai visto o letto una comunicazione ufficiale in merito ma l’esclusione dell’Italia é cosa certa. Ma almeno a voce le hanno spiegato le ragioni? In un primo momento sembrava fosse un problema di basso livello tecnico ma nessuno mi ha chiesto, come competente, se l’Italia femminile fosse in grado di sostenere le gare. Ma anche questa ragione l’ho letta sui giornali che riportavano una frase del Pres. CUSI Leonardo Coiana. Avrebbe detto ” squadra debole,scarsa,che farebbe una figuraccia”. Personalmente vorrei evitare, se veramente detta, ogni commento su questa frase. Poi in qualche modo mi è arrivata una nuova ragione quella economica. FISU e l’organizzazione delle Universiadi avrebbero sforato il budget con il numero di atleti iscritti e si doveva trovare un taglio di spesa. Ecco quindi la scelta di ridurre a 6 le Nazioni in gara sacrificando l’Italia. Nel frattempo Coiana dichiara al quotidiano l’Alto Adige di non aver nulla in contrario a iscrivere l’Italia dell’hockey femminile ma chiede che i costi siano sostenuti dalla Fisg. E su questo ho letto che anche Coiana lamenta di non aver mai ricevuto risposte dal Pres. Fisg in merito é vero? A quanto pare anche tra loro si dice e non si scrive. Ma ho avuto rassicurazioni dal mio Presidente Bolognini che la Fisg è disposta ad accollarsi un terzo della spesa. Allo stesso modo può contribuire il Comitato organizzatore ma rimane l’ultima quota scoperta dal CUSI di Coiana che però pare irremovibile nel non partecipare alla copertura economica necessaria. Pensi che perfino gli albergatori di Pergine ( sede delle gare), informati sulla storia, si sono resi disponibili ad organizzare una colletta. Vorrei anche chiederle se dall’hockey su ghiaccio maschile italiano è arrivato un segnale di solidarietà o anche di aiuto: No nella maniera più assoluta purtroppo siamo due realtà molto distanti anche se può sembrare assurdo perché si tratta sempre di hockey su ghiaccio. Alcuni giorni fa ho incontrato la delegazione degli USA .Sono venuti per visionare i luoghi e gli impianti e su questo distacco tra maschile e femminile nell’hockey italiano sono rimasti molto stupiti. Negli Stati Uniti è una cosa sola e gestito totalmente in comune. E adesso cosa attendete? Ma…. per noi si parla di amichevoli della nostra Nazionale, prima delle Universiadi, proprio gli americani ci hanno fatto questa richiesta. Non è di certo la stessa cosa. Siamo convinti che la partecipazione sia un nostro diritto.
Marco Liberatore ( Tecnico allenatore della Nazionale Italiana hochey femminile): Marco lo stato d’animo qual’è? Molto delusi ed ho un grande dispiacere per le mie ragazze che si sono sempre impegnate tantissimo. Qualcuno ti ha chiamato per confrontarsi con te in merito al livello tecnico delle nostre ragazze? No nessuno ma ho visto che al torneo sono iscritte la Nazionale del Regno Unito e la Spagna e allora non capisco più nulla. Il Team della Gran Bretagna è pari a noi nella classifica Mondiale IIHF è al 18° posto e l’Italia al 19° ma se andiamo a vedere la Spagna la troviamo al 29° posto. Quindi non è un problema di livello come si è vociferato in un primo momento. Ti vengono in mente altre ragioni? Ma ho anche sentito che il problema sarebbe nato dal numero degli spogliatoi presenti al palaghiaccio di Pergine che sono 6 e da qui la scelta di ridurre il torneo a sei squadre. Ma i gestori del Palaghiaccio mi hanno detto che erano in condizione di allestirne altri 2 e quindi anche questa ragione decade. Rimane allora solo il problema soldi ma anche qui se si discute si può trovare la soluzione. Io per primo non pronto a rinunciare a quanto mi viene dato dalla Fisg per i giorni delle Universiadi. Più di cosi’ non so che altro posso fare. La cosa importante è realizzare il sogno di queste nostre ragazze. Per il momento questa triste vicenda non trova ne soluzione e tanto meno disponibilità al dialogo. Eppure il Trentino aveva iniziato l’avventura della candidatura puntando alle Universiadi del 2017 con un bilancio di spesa che sfiorava i 23 milioni di euro. Il costo era però sembrato troppo impegnativo anche se di recente hanno trovato la stessa cifra per un investimento con un maggior gradimento politico realizzando a Panarotta ( Valsugana) un impianto per lo sci sotto i 2000 metri di quota. Interpellato su questo investimento il Presidente dei meteo italiani Luca Mercalli non ha esitato nel dichiararlo fallimentare. Infine è arrivata la decisione forzata di organizzare le Universiadi nel 2013. Decisione forzata perché nasce dalla rinuncia della Slovena Maribor. Una volontà di organizzare nel 2013 quindi praticamente imposta con il bilancio minimo tollerato, come già detto, di 5 milioni di euro. Nell’edizione del 2009 in Cina ne hanno spesi 140 e Erzurum (Turchia) nel 2011 sono stati 60 i milioni impegnati per l’Universiade. Aggiungo che nei 5 milioni di spesa 1,5 milioni sono coperti dalla Provincia di Trento dei quali 102.850 euro erano ( speriamo di poter riscrivere con il “sono”) stanziati per l’hochey femminile a Pergine. Lo sport italiano ha bisogno, tra le tante cose, anche di risultati sportivi. Guarda caso il medagliere italiano alle Universiadi si è sempre e solo arricchito se l’organizzazione era in Italia. A Belluno 1985 ( 14 medaglie), Tarvisio 2003 ( 14),Torino 2007 ( 17) . Al contrario invece in Cina 2009 ( 2) Turchia 2011 (8 medaglie per gli azzurri). Vincere, primeggiare o solo esserci e partecipare indispettisce qualcuno? In novembre ci sarà un incontro molto importante tra il primo ministro Enrico Letta e il Presidente del Coni Giovanni Malagò. E’ conosciuta la posizione del Coni in merito al finanziamento dello sport nelle scuole. Secondo Malagò l’impegno economico per lo sport nella scuola non deve essere a carico del Coni ma dello Stato e più precisamente del Ministero della Pubblica Istruzione. Quella che i saccenti chiamano l’alfabetizzazione motoria. Ma la prima vittima in questo braccio di ferro deve essere proprio l’hockey femminile? E dire che il 6 novembre il Pontefice Papa Francesco accenderà la torcia di queste Universiadi. Credo che tutta questa vicenda di discriminazione sia pesantemente contro il pensiero del nostro Papa. Ma Francesco è moderno e usa facebook e twitter. Non dovrebbe essere cosi’ difficile informalo sui fatti.