
L’elaborazione del lutto connesso alla morte di un figlio è sempre una tematica spinosa da trattare. Si rischia sempre la deriva ad un estremo (freddezza, apatia, troppo self control) o all’altro (capelli strappati, pathos mucciniano, lacrime a gogo). “Rabbit hole” di John Cameron Mitchell ha il pregio di stare in equilibrio su quest’asse, coinvolgendo lo spettatore nel dolore della coppia di turno, ma senza calcare la mano, senza porre un macigno sul nostro animo… continua a leggerlo su www.cinemaerrante.it cliccando QUI






