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Hormuz nel segno della democrazia.

Creato il 29 dicembre 2011 da Tnepd

Hormuz nel segno della democrazia.

E’ sufficiente pizzicare la tasca degli usurai e della finanza corrotta che immediatamente si alzano le urla stridule della bestia colpita nel ventre molle. Così succede che gli Usa alzino la voce ad un sussurro appena accennato della chiusura dello stretto di Hormuz. Quali e quanti interessi verrebbero messi in pericolo? E sopratutto quante scommesse finanziarie verrebbero lapidate in una frazione di secondo, alla faccia dell’High-frequency trading (HFT). Tutto verrebbe azzerato.

Ma anche il mondo occidentale, come più volte detto, ne verrebbe colpito. E questo sarebbe la conseguenza di decenni di politica americana impiegata solo ed esclusivamente ad imporre la sua egemonia e il su potere economico-finanziario, la sua becera ottusità, l’ignoranza e la mancanza di rispetto delle altrui culture.
La colpa di una scelta così drastica (la chiusura dello stretto di Hormuz) – ventilata, ma non  decisa apertamente – ricadrebbe, vista la continua ed incessante pubblicità pro-Usa, solo ed esclusivamente sulla Repubblica Islamica dell’Iran, mentre sappiamo che la causa principale scatenante di questo evento sono gli Usa e i suo tirapiedi .

Per contro i persiani, culturalmente molti più attenti che non gli anglosassoni, sanno benissimo che la chiusura dello stretto sarebbe un’arma a doppio taglio e potrebbe contemporaneamente compromettere i buoni rapporti con India, Cina e Russia, i quali si vedrebbero costretti a scegliere una posizione non voluta, fatto salvo alcune dichiarazioni cinesi e russe che rimangono solo parole nell’aria. Non credo che l’Iran sia così stupido e così insensibile ai rapporti economici con  queste nazioni, così come credo che i continui attacchi pubblici dell’amministrazione Obama contro l’Iran e la Siria sia tutti volti a spingere la repubblica islamica a fare un passo falso così da dimostrare al mondo occidentale che le loro ragioni hanno l’evidente dimostrazione (di solito ragionano così i farisei).

E’ lampante che le scelte di questi ultimi 60 anni di governo Usa sull’intero globo sia stato per lo più spinto a scatenare faide interne agli stati, provocando rivoluzioni, sommosse, per poi indurre le nazioni alleate ad accettare  i coinvolgimenti e le azioni manipolate delle Nazioni Unite con il successivo intervento armato della Nato o direttamente degli Usa. E’ sufficiente dare uno sguardo al passato e gli esempi non mancano, non ultimo la guerra di Libia e gli attentati alle chiese cristiane in Nigeria, paese che galleggia sul petrolio.
Per buona pace di tutti si tende ad accettare la voce ufficiale, quella pubblica dai vari telegiornali e quotidiani e nessun giornalista (per amore del suo piatto di minestra) osa contrastare il suo direttore, il suo editore. In nessuna maniera sentiremo dai vari Repubblica, Corsera, Espresso, Unità ed altri, spingersi in una critica che abbia per oggetto la politica suicida di quella parte degli Usa che per decenni ha sconquassato il mondo intero creando devastazioni, milioni di morti, fame, carestie, esclusivamente per gli interessi di una piccola cerchia di grandi potenti, come le banche, i grandi fondi d’investimento, i gruppi assicurativi, le industrie minerarie e dell’energia. Nessuno osa criticare e quando qualcuno (Iran, Libia, Siria, Korea, Russia Cina), difende il suo paese, la sua nazione, i suoi cittadini e la sua integrità culturale – seppur criticabile dal nostro punto di vista – ecco che scatta immediatamente la diffamazione, le minaccie, i sospetti, gli attentati, gli omicidi mirati, sommosse interne e popolari (rivoluzione colorate e floreali) come ad indicare che anche “quel popolo” è pronto ad un cambiamento, ma in verità sappiamo che questi “cambiamenti indotti” hanno il solo scopo di rovesciare qualsiasi nazioni che intenda autogovernarsi al di fuori della richiesta del pizzo. E tanto maggiore è il livello di autonomia – energetico/militare/finanziario – quanto più attenta e profondo è l’intervento delle squadre della morte, dei contractors, della diffamazione mediatica e culturale come gli epiteti di antisemitismo, di privazione dei cittadini ai diritti civili (quali? Quelli occidentali?), di una politica dittatoriale, della tortura, della presenza di armi di distruzioni di massa biologiche o nucleari.

Qualsiasi mezzo è utile se il fine è quello di ridicolizzare un paese,  tutti sono necessari al fine di indebolire la credibilità e la solvibilità morale di un paese di fronte al consesso internazionale: ci ricordiamo la baggianate che andavano dicendo sul caso della lapidazione di Sakkineh? Una donna criminale omicida, passata per vittima della barbarie di uno stato arretrato. Nessuno però osò confrontare la aggressività di tale barbarie (falsa, leggasi quanto scritto o quanto esercitato dalle forze democratiche sioniste) a quella che gli Usa riservano ai loro prigionieri delle missioni di pace (?) a Guantanamo, oppure ai carcerati comuni che rimangono in attesa della sentenza di morte per anni e poi, dall’oggi al domani: punturina! Nessuno poi parla in maniera evidente (Santoro a parte, ma probabilmente aveva qualche sassolino nella scarpa da togliersi) dei massacri compiuti dal maggior alleato americano nella striscia di Gaza: silenzio totale, tanto elevato che anche il rapporto Goldstone che ne denunciava l’efferatezza delle esecuzioni sommarie, ha dovuto essere rivisto per non mettere in una luce dubbiosa le macellazioni dei sionisti-lubavitcher che eseguirono quella porcata. Silenzio di tomba! Ma su Sakkineh, tutti a sbraitare con tavole rotonde, accuse, interviste ai lecchini iraniani del culo occidentale; per non parlare poi di molti sindaci d’Italia che hanno appesa l’effige della donna criminale omicida sulle facciate dei comuni o delle provincie.
Indubbiamente fintanto che la litania di accuse persevera continuamente, senza contrapposizione ,l’intera popolazione è, volente o nolente, portata a pensare che ci sia del vero, e se poi lo dice l’autorità, come contraddire? Il problema sta proprio in questo.
Nessuno osa contraddire, altrimenti si viene completamente emarginati, licenziati, inquisiti e posti alla gogna per attività contro il bene comune. Questa è la democrazia occidentale?
Io non amo la democrazia, ovvero la considero una delle tante misere maniere per frodare la popolazione, ad eccezione delle piccole entità: un paesino, un condominio, ma dove milioni di persone hanno interessi da salvaguardare la plutocrazia può favorire uno anziché l’altro: non c’è democrazia, ma solamente malavita, mascherata da democrazia; e tanto più alto è il numero di persone da gestire, maggiormente la democrazia-dittatoriale attua il suo progetto plutocratico per emarginare tutte quegli elementi che potrebbero infastidire.


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