In estate i Rockets son passati sotto la lente d’ingrandimento della stampa d’oltreoceano per via di due operazioni di mercato un po’ azzardate, riguardante l’acquisto del play Jeremy Lin e del centro turco Omer Asik. L’elemento che faceva discutere non era tanto il tasso tecnico dei due giocatori assolutamente futuribili e con un discreto talento (soprattutto Lin) ma i contrattoni firmati: entrambi accordi triennali da 25 milioni di dollari complessivi, 5 mln quest’anno e il prossimo, 15 il terzo! La squadra quindi si presentava ai nastri di partenza con un roster molto giovane e per certi versi inesperto visto che i sopra citati non facevano dell’esperienza la loro arma di forza, con il centro turco che veniva da 2 stagioni ai Bulls in cui aveva fatto la riserva a Noah; il play taiwanese invece era letteralmente esploso in maglia Knicks soprattutto nei mesi di febbraio e marzo, osannato dalla stampa mondiale, ma lasciava tanti dubbi sul suo modo di giocare, dividendo gli addetti ai lavori tra chi lo definiva un ottimo giocatore e chi sosteneva fosse sopravvalutato, anche per via delle sue origini asiatiche.
Con tutti questi dubbi i Rockets si apprestavano ad iniziare la stagione con poche ambizioni di playoff in una Conference complessa come la Western, ma a poche ore dall’esordio contro i Pistons una trade ha probabilmente rimescolato le carte e ha portato in Texas quella stella che mancava ad un roster troppo inesperto. Dai Thunder infatti arrivava James Harden in cambio di Kevin Martin (Cook e Lamb), portando a Houston il suo immenso talento esploso nella passata stagione culminata con le finali Nba perse contro Miami. L’effetto Barba si è subito notato, tanto che i Rockets hanno avuto una partenza molto positiva, e dopo 35 partite disputate hanno un record positivo di 21 vittorie e 14 sconfitte, che proietta i texani in piena corsa per un posto nei playoff (sesto posto a Ovest).
Ovviamente il barba non ha smentito le aspettative, anzi probabilmente è andato oltre, attualmente è il quarto marcatore dell’intera lega con 26.6 punti a partita a cui aggiunge anche 4.2 rimbalzi e 5.4 assist ad uscita, cifre da autentica superstar. Il nativo di Los Angeles per dirla alla Federico Buffa è una sorta di reincarnazione di Earl Monroe autentico funambolo che incantò l’Nba negli anni 70’, e a veder giocare il Barba il confronto non è per nulla improprio, non solo per il look ma soprattutto per il suo modo di giocare fatto di accelerazioni improvvise e una serie di ubriacanti finte. Insomma senza troppi giri di parole Harden sta trascinando i Rockets, in stagione dove a parte una gara da 6 punti è sempre andato in doppia cifra con un High di 45 (massimo in carriera) nella vittoria con gli Hawks. Per lui è arrivato anche il contrattone da 80 milioni in 5 anni il che significa che i Rockets gli hanno letteralmente consegnato le chiavi della squadra anche per il futuro.
Il barba finora guida un quintetto molto giovane ma che comunque viaggia in termini di punti in doppia cifra. Secondo realizzatore della squadra è l’ala Chandler Parsons con 14 e 6 rimbalzi a gara, l’ala grande Patrick Patterson con 12 punti e 4 rimbalzi di media, chiudono il quintetto il play Lin con 12 punti e 6 assist e il centro Asik con 10 punti e 11 rimbalzi ma soprattutto tanta difesa dentro l’area. Lin e Asik i due leader designati dalla società prima dell’avvento del Barba stanno vivendo una stagione positiva, sinceramente oltre ogni aspettativa c’è il centro turco che finora ha raccolto 14 doppie-doppie, dimostrando di essere oltre che un buon difensore anche un buon attaccante. Lin rimane un giocatore che fa sempre discutere, perché a volte discontinuo, capace di offrire prestazioni super come i 38 punti contro gli Spurs ma anche prestazioni opache soprattutto in fase difensiva dove spesso è risultato troppo morbido, rimane comunque un giocatore di talento forse meglio come partner di una star che leader, anche se la coppia con Harden non sembra ottimamente assortita.
Anche la panchina sta offrendo ottimi spunti con l’argentino Delfino autentico sesto uomo e probabilmente il giocatore con più esperienza che in 25 minuti di media contribuisce alla causa con quasi 10 punti a gara rimanendo attaccato alle sue medie standard da quando gioca negli Usa, seguono un’altra sorpresa come Marcus Morris con 9 punti e il ritrovato Tony Douglas (8 punti di media) che sembra essere tornato un giocatore solido dopo un periodo di appannamento.
Dove può arrivare Houston è ancora presto per dirlo, certo il fatto di avere un super talento capace di vincere le partite aiuta molto, anche se per continuare a stupire il Barba dovrà rimanere su queste cifre ed il tutto dovrà essere accompagnato da una crescita costante della squadra sempre che non venga smantellata prima dal GM Morey, un personaggio che sta stravolgendo l’intera Lega affidandosi quasi esclusivamente al rendimento misurato dalle statistiche.