scito nelle sale italiane in concomitanza con gli Academy Awards 2012, Hugo Cabret è l’ultimo film di Martin Scorsese, il grande regista italoamericano che ha appena compiuto settant’anni. Tra gli innumerevoli omaggi alla storia del cinema questo di Scorsese resterà sicuramente uno dei più magici e ispirati, non solo per la fantasmagoria in 3D e per l’avvenenza delle immagini, ma anche per l’amore che si sente respirare in ogni fotogramma rivolto all’incanto della nona arte. Il film, tratto dal romanzo per ragazzi The Invention of Hugo Cabret di Brian Selznick, ci restituisce, seppur nell’invenzione narrativa, Georges Méliès e la sua straordinaria vicenda di pioniere del cinema con una piccola antologia di capolavori originali, tra cui il famoso Le Voyage dans la Lune del 1902, resi ancora più fantastici in questo ambito. È come se Scorsese abbia voluto chiudere il cerchio nell’epoca della tecnologia più sofisticata del XXI° secolo mostrandoci quanto il cinema sostanzialmente non sia cambiato molto in oltre un secolo di vita. Ben meritati i cinque Oscar a Hugo Cabret (Migliore fotografia a Robert Richardson; Migliore scenografia a Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo; Miglior sonoro a Tom Fleischman e John Midgley; Miglior montaggio sonoro a Philip Stockton e Eugene Gearty; Migliori effetti speciali a Robert Legato, Joss Williams, Ben Grossmann e Alex Henning), splendide le interpretazioni di Ben Kingsley e Asa Butterfield, con un sorprendente Sacha Baron Cohen tolto dai suoi film e utilizzato al meglio come attore (ci ricorda Benigni ne La voce della luna di Fellini).
© Marco Vignolo Gargini