Magazine Politica

Hugo Chavez trionfa alle elezioni presidenziali in Venezuela

Creato il 09 ottobre 2012 da Pfg1971

Hugo Chavez trionfa alle elezioni presidenziali in Venezuela

Hugo Chavez trionfa alle elezioni presidenziali in Venezuela

Domenica 7 ottobre, Hugo Chavez Frias è stato rieletto alla presidenza del Venezuela per un quarto mandato.

 

Ha sconfitto il suo avversario Henrique Capriles Radosnki con il 54% dei voti, contro il 45 del suo avversario, campione dell’opposizione di destra.

 

Se tutto andrà bene, Chavez potrà governare il suo paese fino al 2019, ricoprendo l’incarico per 20 anni, essendosi insediato a Palazzo Miraflores nel 1999, dopo una prima storica elezione presidenziale.

 

Tutto dipende dal suo stato di salute: dal 2010, l’ex colonnello dei paracadutisti, tacciato di non rispetto delle regole democratiche, ma trionfatore di ben quattro elezioni presidenziali e di un referendum popolare per chiederne le dimissioni del 2004, si trova a combattere un cancro che ne ha ridotto di molto l’energia e la passione con cui ha sempre condotto la sua avventura politica.

 

Molti commentatori hanno messo in luce che in questa tornata, Chavez avrebbe ottenuto un margine di vantaggio inferiore alle altre vittorie e che quindi la sua capacità di convincere le masse con il suo messaggio a favore dei poveri, degli emarginati e contro le elite economiche, dominatrici della scena politica prima del suo avvento, sarebbe in via di esaurimento.

 

A queste voci critiche si deve replicare che, in primo luogo, la vittoria di Chavez è stata ottenuta con una affluenza di oltre l’80%, un livello che la gran parte delle tanto decantate democrazie occidentali non vede nemmeno con il binocolo.

 

In secondo luogo, la stessa percentuale di voti ottenuti dal presidente in carica è ben lontana dai risultati conseguiti da molti leader europei o americani, presi ad esempio per le loro impeccabili credenziali democratiche.

 

Alla vigilia del voto, quegli stessi opinion leader che ora accusano Chavez di aver perso gran parte del suo appeal, esprimevano apertamente la speranza che, finalmente, dopo 14 anni di governo, con un candidato come Capriles, si fosse giunti alla fine dell’esperienza chavista e che quindi il Venezuela fosse sul punto di archiviare una parentesi troppo lunga e fastidiosa per tornare quindi nell’alveo dei paesi c.d. “normali”.

 

Per fortuna non è stato così. Il popolo venezuelano ha rinnovato la sua fiducia in un leader che, per la prima volta, nella storia del paese, ha fatto della lotta alla povertà e a favore dell’istruzione dei meno abbienti una missione prioritaria dell’azione di governo.

 

I suoi connazionali hanno rieletto un leader che, grazie alle risorse finanziarie della vendita del petrolio, di cui il Venezuela è ricchissimo, è riuscito a rifondere tutti i debiti del suo paese verso il Fondo Monetario Internazionale, liberandolo da tutte quelle costrizioni economico-ideologiche che quest’ultimo impone sempre a tutti quei paesi che chiedono il suo aiuto finanziario: tagli alle spese sociali, bilanci in pareggio e privatizzazione selvaggia dei monopoli naturali.

 

Non solo, Chavez ha tentato, sin dalla sua prima elezione, di proiettare oltre il suo paese e, verso l’intera America Latina, l’anelito alla liberazione dalle imposizioni dell’Fmi vista come strumento per superare il Washington Consensus, l’insieme di prescrizioni neoliberiste, contrarie alle masse e favorevoli a ristrette elite di potere politico ed economico, espressione di istituzioni internazionali con sede a Washington come l’Fmi o la Banca Mondiale.

 

I risultati di questi sforzi sono stati positivi. Dopo Caracas, anche Brasile, Argentina e Bolivia si sono emancipati dalla ricetta neoliberista che aveva gettato sul lastrico milioni di persone, a tutto vantaggio di pochi.

 

Di conseguenza un uomo come Chavez è sempre stato pericoloso per la sopravvivenza di certi interessi ideologici.

 

Ed ora che anche molte nazioni europee, dalla Grecia, alla Spagna e forse a breve anche l’Italia, si trovano a fronteggiare le stesse condizioni in cui venti anni fa si trovavano paesi come il Venezuela e il Brasile, il messaggio rappresentato dall’ennesima vittoria di Chavez va  sminuito, fatto quasi passare sotto silenzio, se non ridicolizzato.

 

L’obiettivo è evitare che, un domani, nuove forze politiche, rifacendosi all’esempio dirompente di quel negraccio dell’Orinoco di Hugo Chavez, possano tentare di sottrarre Grecia, Spagna o Italia dalla morsa del pensiero unico neoliberista, posto a tutela degli interessi dei pochi nei confronti dei molti.

 

Ecco quindi come si spiega la reazione di gran parte dei media occidentali alla ennesima vittoria di Chavez.

 

Si tende a mettere in risalto i difetti della sua esperienza, che certamente ci sono (ad esempio il non essere riuscito a preparare il campo ad una nuova generazione di leader in grado di prenderne il testimone, o la corruzione nella gestione della cosa pubblica, endemica in una nazione in cui lo stato ha l’ultima parola su gran parte dei processi produttivi), ma che non sono peggiori di quelli di altri politici additati ad esempio di correttezza e democraticità.   

Add a comment


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :