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I 10 libri più difficili per Natale

Creato il 20 dicembre 2012 da Sulromanzo

I 10 libri più difficili per NatalePerché i 10 libri più difficili? Alcune precauzioni interpretative prima di donarvi la mia personalissima lista.

Prima premessa.

Esistono lettori con ambizioni diverse: se dovessi descrivere che tipo di lettore sono io, cercando negli anni un paradigma ripetuto, non avrei dubbi nel dichiarare di essermi di frequente complicato la vita. Per me è affascinante ciò che è difficile, negli ultimi giorni, anche per scrivere questo articolo, ho provato a trovare nella memoria i miei comportamenti di fronte alla scelta di un libro.

Non sono interessato all’intrattenimento, non sono interessato a libri che debbano per forza farmi ridere, il massimo godimento per me nella lettura è scalare una montagna e una volta conquistata la cima scoprire che l’orizzonte che mi si staglia di fronte svela una quantità infinita di altre montagne: questo per me incrocia la bellezza quando leggo, in altre parole rinnovare la mia ignoranza sentendomi inadeguato di continuo. Inadeguato per i temi, per i concetti, per le strutture, per il ritmo, per la complessità, per lo stile, per il linguaggio, alla base del mio godimento nella lettura vi deve sempre essere un’inadeguatezza da parte mia, che coincide, scendendo ancora più in profondità, con una non comprensione. Parti di un libro non comprese o addirittura un intero libro non compreso. 

In passato mi è accaduto di illudermi di avere capito un libro e, quindi, d’avere conquistato una montagna; moltiplicando i punti di vista con ulteriori letture o riflessioni sbattevo contro un vicolo cieco ed erano dolori. Così tornavo a rileggere un’opera con occhi nuovi.

Talvolta dipende dai ragionamenti, talora dalla metabolizzazione dei ragionamenti dentro di me, come se accettare alcuni concetti tragga linfa da un tempo indeterminato legato non tanto a un principio volitivo, quanto a una condizione di distensione interiore imprevedibile dal punto di vista temporale, come epifanie: una tensione – più o meno consapevole – che si scioglie con logiche del tutto non intelligibili. Ho compreso certi libri dopo anni e immagino che sia anche frutto di nuove esperienze e riflessioni; non ho compreso altri libri che un giorno magari si doneranno a me, lo spero.

Seconda premessa.

Per ragioni a me ignote, trovo buffo da anni che durante le vacanze estive e le festività natalizie i più siano attratti da letture leggere, e con leggere intendo che non si leghino al concetto di difficoltà. Curioso, perché a me accade l’esatto contrario, quelle due fasi annuali rappresentano i momenti nei quali tuffarsi con ancor maggior godimento nella lettura di libri difficili, e con difficili intendo pesanti, complicati, fastidiosi, in grado di prendere l’io e annientarlo come uno tsunami su un indifeso atollo.

Quando mi sento davvero libero nella lettura? Quando il mio io riceve se stesso, nudo, per quello che è, inadeguato, un po’ come raggiungere la cima d’una montagna a piedi, non con l’auto o con la bicicletta, a piedi, una bottiglia di acqua e lo zaino. Ore di fatica, a volte inutili visti i risultati. Non so se qualcuno di voi condivide con me la sensazione di leggerezza mentale dopo avere conquistato il nucleo di un libro, un nucleo che qualche volta si cela dietro illusioni e scorciatoie. In tale leggerezza mentale mi si rivela la passione della libertà quando leggo, in qualche modo possiedo me stesso perché mi sono portato esattamente nel punto della comprensione di un libro, grazie a capacità, pazienza, misteri interiori e tempi imprevisti. La conquista di una montagna, nei casi dei libri difficili, non si esaurisce con il punto finale, ma in una fase successiva, ricomponendo pezzi e intuizioni. Un conflitto interpretativo si risolve con tempi che noi non possiamo prevedere, lo stesso accade con un libro che riteniamo difficile, mi sono in passato definito stupido quando pretendevo di deliziarmi di una comprensione di un’opera convincendomene. Ho imparato ad attendere. Alla bellezza della non comprensione si aggiunge a volte la bellezza della consapevolezza.

La lista che segue sono i 10 libri più difficili che ho incontrato nella mia vita (con gradi di difficoltà: il numero 1 rappresenta il più difficile in assoluto), alcuni poi li ho capiti, altri invece, fissando a volte la loro copertina, subiscono il mio silenzioso ma preciso pensiero: “Fanculo stronzo”.

“La fenomenologia dello spirito” di Georg W.F. Hegel

È un libro che non sono riuscito a finire di leggere per la sua difficoltà, iniziato tre volte e abbandonato tre volte. Possiedo dal 1996 l’edizione curata da Vincenzo Cicero (Rusconi Libri). Tuttavia, contento di avere fatto ogni volta un passo in avanti, strutturando ulteriormente le mie fondamenta di filosofia che fino all’età di 24 anni erano rimaste a livello liceale. Non demordo, anche se sono oramai persuaso che necessito ancora di tante letture propedeutiche prima di avanzare.

“La strada che porta alla realtà” di Roger Penrose

Letto con un godimento che soltanto forse la fisica e la matematica riescono a donarmi, ma letto saltando concetti di continuo. Dove ho potuto integravo con letture sbrigative di divulgazione oppure riprendendo in mano alcuni argomenti affrontati in passato, ciononostante rimane il dispiacere di essere sicuro della propria inadeguatezza, destinato a non capire mai questo libro per le difficoltà che contiene.

“Una teoria della giustizia” di John Rawls

Uno dei libri che più mi hanno segnato nella mia vita, per tanti motivi. Lo leggo, lo rileggo, lo riprendo in mano di continuo, un libro che mi ha costretto a fare a pugni con l’umiltà, imponendomi un percorso di numerose letture propedeutiche prima di poterlo apprezzare. Non di rado mi capita di ascoltare dichiarazioni di politici e intellettuali che Rawls distruggerebbe in pochi secondi. A suo tempo mi innamorai della filosofia politica lasciandomi affascinare da questo splendido quanto complicato saggio.

“Un corso in miracoli” di Autori Vari

Difficile per due motivi: 1- Non è un libro che si può apprezzare senza già avere orientato da anni la nostra quotidianità verso i mondi interiori; 2- È un viaggio solitario che accentua la solitudine in una prima fase, convivere con tali dinamiche complica la vita, isolandoci.

Poi, con il passare degli anni, apre scenari e gioie indescrivibili, ma quanta fatica.

“Guerra e pace” di L.N. Tolstoj

Lo avevo finito di leggere con l’ossessione dell’ultima pagina durante l’adolescenza, impiegandoci circa sei mesi, capendolo? No. Per nulla. A distanza di anni, grazie ad altre letture tolstoiane e a saggi di storia della Russia, mi era tornato il desiderio di riprenderlo in mano. Quali paesaggi interiori! Quali incastri di storia dentro la mia testa! La seconda volta, nel punto finale del libro, ho pianto, lacrime di bellezza. Il romanzo più bello che io abbia mai letto, ma da giovane volevo andare fra le vette di 8000 metri quando ero abituato soltanto a letture di collina.

“Horcynus Orca” di Fortunato Stefano D'Arrigo

Leggevo e rileggevo, cercando informazioni, cercando altri libri, ho impiegato quasi due anni per finirlo, tante le difficoltà, tante le lacune da colmare per comprenderlo, tanta inadeguatezza da parte mia. Non credo di averlo capito, è un libro per menti alte, veloci nel legare concetti e soprattutto con una vasta cultura.

“L’uomo senza qualità” di Robert Musil

Grazie ai consigli di un amico libraio avevo capito, prima di leggerlo la seconda volta poco tempo addietro, che non lo avrei amato senza correre ai ripari nei i territori contigui. Perciò ho approfondito Nietzsche, il trascendentalismo, la storia di Vienna e dell’Austria, il positivismo e altri argomenti che potessero reggermi le gambe durante la lettura. Poi, ho iniziato, fiducioso. Altro libro che mi ha commosso alla fine, altre lacrime di bellezza.  

“Le ombre delle idee” di Giordano Bruno

Desideravo comprendere uno dei testi celebri sull’arte della memoria. Un’impresa titanica, serve molta concentrazione per proseguire nella lettura, appuntando e prendendosi il tempo per riflettere. Posso ritenere l’opera un percorso d’iniziazione, qualsiasi pregiudizio inficia il tentativo di comprenderlo, soltanto una mente davvero aperta (o una fase di mente aperta) può cogliere le delizie che ci offre Giordano Bruno.

“Finnegans Wake” di James Joyce

Mi ero isolato alcuni mesi per leggerlo, perché avevo deciso di lottare con la lingua inglese. Una faticaccia. Aneddoto divertente: questo libro mi aveva talmente ossessionato che annotavo di continuo parole inglesi in un quaderno. Ero convinto che il nodo fosse di ordine linguistico, per mia inadeguatezza verso la lingua di Joyce. Che bella illusione la mia…

“Infinite jest” di D.F. Wallace

Dopo avere letto quest’opera visionaria di Wallace mi sono convinto che la sua chiave rivelativa letteraria sia sopravvalutata. Un artista i cui cambiamenti e progressi nelle sue opere possono essere raccolti in pochi concetti, ma concetti complessi, sfuggenti, ben celati nella sua prosa, e forse è ciò che rappresenta la bellezza di “Infinite jest”.

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