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I 150 anni visti dai Chit brothers

Creato il 17 marzo 2011 da Chit @chit67

Aspettavo un’idea, uno spunto per onorare degnamente quest’anniversario. Non sono riuscito ad andare oltre ad un semplice ma sentito header. Le parole le prendo in prestito, non me ne vorrà, dall’ultimo commento al post precedente del brother.

Non ho risposte a queste domande, come sai condivise. Cinquantanni fa non c’ero ma  posso comunque assicurarti che ho recepito e bene, i valori che nostro padre ci ha passato attraverso i racconti di quei anni terribili.  Ed è proprio perchè la storia insegna, penso che se loro ci hanno portato fuori da  quel periodo, sia nostro preciso dovere difendere quanto faticosamente da loro conquistato. Ed è per questo che oggi quando sentirò l’inno non me ne andrò a prendere un caffè e fuori dalla mia finestra sventola e sventolerà sempre fiero il tricolore.

Sono passato a vedere se c’era qualcosa di nuovo sul tuo blog ed ho trovato un bello spot in capo alla tua pagina.
Benfatta fratello! Sono con te.
Permettimi un ricordo.
A Torino, cinquant’anni fa, papà (il nostro) mi portò a fare un giro a Italia ’61 dove erano stati costruiti diversi edifici nuovi (il palazzo della vela, il palazzo del lavoro, il museo dell’automobile, il villaggio delle regioni, ecc.) apposta per celebrare l’unità d’Italia.
Ero piccolo, ma il ricordo che ho è quello di aria di festa. La gente intorno a me sembrava felice, orgogliosa della sua italianità, in ammirazione di tutto quel “nuovo” che eravamo stati capaci di mettere in piedi.
Si aveva la sensazione che il futuro sarebbe stato prospero. Ci si stava ancora leccando le ferite della guerra, ma il mondo stava evolvendo rapidamente e credo fossero in pochi a dubitare che il progresso sarebbe stato inarrestabile. La monorotaia ed il cinerama stavano ad indicare che il futuro era cominciato.
E poi, se proprio quell’anno Jurij Gagarin aveva girato intorno alla Terra a bordo di una capsula spaziale, chi avrebbe fermato l’umanità?
Non si stava tutti bene. Di miseria ce n’era, eccome; per contro c’erano anche molte occasioni di lavoro e c’era voglia di alzare la testa e riprendersi.
Spesso mi chiedo quando è finito questo spirito, cosa ne ha determinato la fine.
Che sia avvenuto quando ci hanno imposto il superfluo in luogo del necessario ed il benessere ci ha portato a vivere al di sopra delle nostre possibilità? Oppure è avvenuto quando il capitalismo ha deciso di guardare solo alla sua tasca?
Non ho risposte, e probabilmente i motivi sono altri.
Prendila come spunto di riflessione.
Un abbraccio.

PS:
Qualche anno dopo, in quinta elementare per intenderci, quando mi dissero che Roma era stata presa nel 1871, mi sorse il dubbio che nel ’61 avessero sbagliato qualcosa con quei festeggiamenti, ma non ho mai avuto il coraggio di indagare.

Buona festa a te fratello e buona festa a chi,  leggendo queste parole, le avrà sentite un po’ sue.


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