Come già sapete, non nutro un particolare amore per le commesse.
E sto parlando di quelle di negozio (anche se in alcuni casi nel mio odio rientrano anche le cassiere di supermercato.. soprattutto quelle lente, che ci mettono le ore a far passare la fila davanti a loro, fregandosene altamente..insomma: le vedi che proprio non gliene frega niente, non si impegnano nemmeno un po’ ad evitarti il lungo stillicidio di mezzore intere in attesa in fila alla cassa mentre magari loro stanno a chiacchierare con la collega di due casse più in là..odio. ODIO PURO).
Comunque vi dicevo: già sapete che ho il pallino del controllo commesse, e che raramente riesco a trovarne di veramente gentili e per cui spendere parole di lode.. non posso farci niente. Per me una persona che ha la fortuna di lavorare, il suo lavoro deve saperlo fare bene, deve VOLERLO fare bene. Altrimenti scatena la mia ira funesta. E allora son czzi suoi.
Non che io abbia mai avuto la voglia di fare scene magistrali del tipo “mi chiami subito la sua responsabile” o “adesso vi rovino”, no.. anche se a volte ho desiderato farlo, ha sempre avuto il sopravvento su di me l’’innata gentilezza e signorilità. Io mi limito a mettere l’embargo su quel negozio, e le sue commesse, e lì dentro non mi vedranno mai più.
Debole e patetica ripicca? Può darsi, ma se come me qualcun altro cominciasse a farlo ..beh, di negozi è pieno il mondo, come è vero il cielo. Forse possono permettersi di non avermi più intorno.
Ma di negozi che chiudono sono altresì piene le vie. E questo è un dato di fatto.
Comunque, in questi giorni –complice la bella stagione- sono spesso in giro, per negozi e non, e il muscolo del “controllo commesse” è allenato più che mai.
Mi è poi capitato di parlare di commesse che abbiamo incontrato con una cara amica blogger (Philosobia) e mi accorgo che..lo stesso odio che provo io per certi atteggiamenti ce l’ha anche lei. Ma proprio per commesse specifiche di negozi specifici.
E allora mi è venuto in mente che forse non è un caso..forse non sono solo io che sono acida e puntigliosa, forse, dico forse Houston cazzarola ABBIAMO UN PROBLEMA!
E il problema sono le commesse svogliate, quelle formate male, quelle semplicemente stupide e quelle che non è che le disegnano.. loro SONO proprio così.
Ecco dunque come nasce la mia riflessione sui 7 tipi di commessa che odio, e i relativi modi per neutralizzarle (volesse il cielo).
Ps. Sono in ordine numerico ma state tranquille: non è in ordine di “preferenza”.. io le odio con uguale intensità TUTTE QUANTE.
pps. sorvolerò su quel tipo di commesse che ho visto, nell’ordine: provarsi tutti i prodotti in commercio (e anche alcuni fuori commercio) direttamente in negozio, senza farsi tanti problemi, e in orario di lavoro (chi, avranno pensato, poteva fare da testimonial alla merce meglio di loro); quelle avare di campioncini perché meno ne danno più se ne portano a casa loro; quelle che si scaccolano o schiacciano i brufoli negli specchi del negozio (pensando che dalle vetrine non si veda dentro); quelle che non aspettano nemmeno che la cliente sia uscita, prima di commentare fra loro.. e basta così. Direi che ho reso l’idea.
E badate bene, mi spiace per i negozi che cito, ma il ritrovare commesse maleducate – o educate male – nei negozi di queste catene è stata una spiacevole costante, per farmi parlare così. Mai sentito parlare di custode satisfaction? No?
Bene, io me la googlerei, se fossi in loro.
1.Le commesse di Coin
Non c’è stata una volta nella vita, MAI una ve lo posso giurare, che io sia riuscita ad entrare dalla Coin (e vi dico anche il caso più grave: quella in corso Vercelli qui a Milano) e trovare le commesse del reparto cosmetici o abbigliamento che NON se ne stessero tutte raggruppate in un angolo evidentemente prese dal nobile compito… di raccontarsi i cazzacci loro.
Per minuti interi.
Assolutamente disinteressate a quello che sarebbero pagate per fare (almeno far finta di sistemare la merce, non dico AIUTARE chi entra in negozio) o per non fare (starnazzare come galline sui cazzacci loro: casa, figli, amici, amico speciale, scopamico, scopamica, scopamico dell’amica… etc etc).
Perlamordiddio lobotomizzatele (più di quanto già siano) o assumetele come certe anatre: MUTE!
2.Le commesse di Kiko
Alla commessa di Kiko, io lo so, le fanno un corso per ridurla così. Non c’è altra spiegazione.
E’ quella che come entri ti saluta affabile, per poi falcheggiare su di te un nanosecondo dopo con: “hai provato questo e quello? Hai visto questo e quello?”… miii un momento! Non ho ancora messo nemmeno tutti e due i piedi in negozio: SE ho bisogno ti chiamo IO. PRIMA mi faccio un giro e guardo, si può??
E già li, ti ha indisposto gravemente.
(per non parlare del trucco improbabile che sfoggia e che vuole convincere anche te a provare… ma a questo mondo ognuno è libero no? no???)
Poi, prima ancora che tu posi lo sguardo sulla merce (ma lei te lo legge nel pensiero che hai già pensato quella cosa di qui sopra) ti pianta in mano quel cavolo di cestinello brutto da morire in plasticona. Un chiaro invito a comprare mezzo negozio.
E tu li ti indisponi ancora di più: primo se ho voglia di comprare compro non è che mi devo sentire obbligata come implicitamente invece tu stai cercando di fare mettendomi il cestino in mano. Secondo è scomodo e non posso farmi gli swatches sulle mani con sto cazzillo in mano, ok?
LEVATI.
E nel caso che tu sia una di quelle come me, particolarmente focalizzate, che entrano ed escono dal negozio alla Cesare (Veni vidi vici), non la scampi comunque con la commessa Kiko: ti frega quando arrivi alla cassa. Proponendoti le stesse str..ate che hai rifiutato da lei stessa o dalla sua collega che gira per gli espositori, cercando di convincerti PER TUTTO IL TEMPO CHE CI METTE a batterti lo scontrino a comprare qualcosa di più.
Qualcuno glielo dica, perfavore, che insistere così tanto il più delle volte ottiene l’effetto contrario: la gente si stizzisce! Non siamo tutte quindicenni sceme che entrano da Kiko e yu-huuuu ma quante belle cose le compro tutte tanto paga il papy e non gliene frega se esco truccata come una battona da circo e con dei colori abbinati a caso!
3. Le commesse di Aldo
Da quando una str.issima commessa di Aldo mi ha praticamente buttata fuori dal negozio perché volevo fare la foto di una borsa (per metterla sul blog, mica per farla produrre alla mia fabbrica di cinesi pratensi per poi venderla a 10€) basta. Con me le commesse di Aldo hanno chiuso e senza possibilità di appello.
Manco fossero Gucci porca miseria.. ma mettetevi a posto e imparate a trattare i clienti.
4. Le commesse di Max & Co.
Anche qui vi posso citare il negozio e l’occasione: Corso Vittorio Emanuele a Milano, saldi di qualche anno fa, invernali.
Commesse piacevolmente riunite a discutere dei soliti cazzacci loro. Chiedo di poter provare un paio di stivali in saldo (ma comunque con il loro bel costo) nel mio numero, visto che quello esposto era di 3 taglie più grande.
La commessa sbuffa (giuro) dicendo che deve scendere in magazzino a prendere il numero, ma che adesso non può perché non può lasciare scoperto l’angolo. La guardo, chiedendomi se ho davvero sentito tutto ciò, e guardo la sua collega che sta a diciamo 7 passi da lei.
Quella a sua volta sbuffa e dici che può restare lei per un minuto mentre la collega scende.
La collega sparisce.
Lei sparisce dopo 2 minuti.
Passano 10 minuti e non torna nessuno.
WTF??!
E non è nemmeno accaduto una volta sola.
Quegli stivali li volevo proprio e ci ho provato 3 volte a provarli.
Tutte e 3 con lo stesso risultato.
Non mi hanno mai più visto, e non mi rivedranno mai più in quel negozio.
Colgo l’occasione per invitarle come le commesse del punto 3 a farsi un bell’esame di coscienza (tanto più che quell’aria di sufficienza con cui ci esaminate mentre entriamo in negozio e valutiamo la merce, ve la dovete proprio togliere dalla faccia: non la accetto dalle commesse di Montenapoleone, figuriamoci da voi!)
5. Le commesse ossessivo compulsive.
Passano le loro giornate a piegare i maglioncini da Benetton, le maglie da Lacoste, o le mutande da Yamamay. Li mettono in fila uno dopo l’altro dopo l’altro dopo l’altro perfettamente uguali. Magari scalati per nuances di colore… una noia mortale.
Ci credo che poi sono isteriche quando ancche solo osi pensare di aprirne uno, di maglioncino/magliaa/mutanda, giusto per farti un’idea di come veste.
Ci credo che ti saltano addosso come arpie, come aquile a cui stai cercando di portare via le uova dal nido.. dopo tutta la fatica che hanno fatto a piegare, e ripiegare, e ripiegare…
Voglio dire: avrebbero potuto restarsene con le mani in mano tutto il giorno, a chiacchierare piacevolmente fra loro e invece no, poveracce. Per colpa di noi avventori gli tocca piegare e ripiegare e ripiegare gli stessi maglioncini ad libitum.
Un girone dell’inferno, ve lo dico io.
6. Le commesse che non fai neanche in tempo a entrarre e “posso esserle utile”?
E poi passano il resto della tua visita a fissare quello che fai come se volessero farti un buco nella schiena da tanto ti fissano, e a ripeterti in modo ossessivo “se ha bisogno sono qui, eh”, “se ha bisogno la aiuto eh”, “mi chiami se ha bisogno”.
Echemminc… ehm. Si.
Che ansia.
7. Last but not least… le mie “preferite”: le Ubercommesse.
Mi sono fatta un punto d’onore di imparare e neutralizzare soprattutto queste, che sono della specie più infida e infame. A non lasciare che mi facessero sentire costantemente fuori posto, inadatta, insufficiente, povera e tapina.
Credo di esserci riuscita (con qualche defaillance ma si sa: nessuno è perfetto e la costanza dell’allenamento migliora la performance): sono lieta di ritenermi un incubo per questo tipo di commesse, nel mio piccolo.
Ce le avete presenti, no? Sapete di quali sto parlando.. delle commesse dei negozi “Firmati” (o aspiranti tali). A Milano ce ne stanno in altissima concentrazione in Galleria ma soprattutto nel Quadrilatero (o trilatero?) Via Montenapleone/Via della Spiga/Via del Gesù.
Perfettamente pettinate, vestite con insulsi tailleur neri che dovrebbero farle sembrare serie ma riescono solo a omologarle tristemente, o peggio ancora in certe “divise” che sfoggiano l’accessorio del momento della maison (e se lavori da D&G o Cavalli non ti piacciono le stampe floreali/animalier di dubbio gusto sono c..zzi acidi).Passi davanti alle loro vetrine e loro se ne stanno sempre lì, in piedi, immobili come pinguini, algide come coni appena tirati fuori dal freezer.
E poi si animano, ma di uno sguardo che uccide tipo quello di Terminator, non appena varchi la loro soglia e palesemente, tristemente, maledettamente, non sei una milionaria cino/giapponese con zero gusto nel vestire ma portafoglio a fisarmonica… o una zoccola russa in vacanza.
Mi dispiace per loro: per quanto si atteggino a uberfighe, a rappresentanti del ceto nobiliare delle commesse, ad elette nell’empireo della commessosità… mi dispiace, davvero, ma devono rendersi conto che pur di commesse ancora stiamo parlando.
Il fatto che lavori da Dolce & Gabbana, Ferrè, Prada (Etc. etc.,) non ti rende automaticamente una signora Dolce o Gabbana o Ferrè, o una Miuccia Prada… etc. etc. NULLA di quanto è esposto in negozio è TUO. Così come non è mio, certo.. ma NULLA, ripeto NULLA ti giustifica in quel tuo altezzoso importi a paladina della roba esposta, a Cerbero degli appendini, a nostra signora e padrona dello showroom.
Tu sei li per servirmi e riverirmi, per accogliermi, aiutarmi, e per farlo con il sorriso.
Non con quello sguardo di chi ha appena visto entrare uno scarafaggio in negozio.
Ecco, questo è il discorsetto che un giorno o l’altro, quando me le avranno fatte girare abbastanza abbaiandomi addosso di “non toccare la merce” o accogliendomi con quel classico sguardo stizzoso e annoiato, che passa in rassegna il mio abbigliamento e mi liquida con fare scocciato, farò a una delle ubercommesse. O forse a tutte.
Entrerò brandendo la mia carta American Express Platinum, che causerà un vade retro che nemmeno l’acqua santa coi vampiri.
Non ci ho ancora mai provato, ma vedrete se non lo faccio…
Inviato il 09 maggio a 14:16
A Venezia stanno arrivando a frotte commesse cinesi ,arabe, ucraine nei negozi di un certo(PREZZO) ma le italiane sono molto piu' efficenti perche' assumono solo solo straniere?vENGONO SOTTOPAGATE? IO E LE MIE AMICHE DOVE CI SONO STE COMESSE NON ENTREREMO MAI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!