I bambini sono spugne. L’uso di questa metafora non manca quasi mai quando si parla di bambini e di bambini in relazione al linguaggio e alle lingue: ma quanto c’è di vero?
Se con questa metafora si fa riferimento alla capacità dei bambini di imparare la prima lingua, è vero che questa potenzialità va resa subito produttiva, perché l’apprendimento della lingua madre inizia dai primi mesi di vita -anzi dalla gestazione – e si perdono opportunità irrecuperabili ritardando questo processo. In particolare, la finestra temporale per l’apprendimento della prima lingua viene fatta coincidere con i primi cinque anni di vita.
Anche nel caso di una seconda lingua, l’infanzia è il momento in cui, per motivi di sviluppo neuropsicologico, ma anche per la tipologia di apprendimento, ci sono risultati importanti (ad esempio nell’acquisizione della pronuncia) e che non possono essere facilmente replicati in età successive.
Tuttavia, ci sono almeno tre cautele da utilizzare, con la metafora dei “bambini spugna”:
1. Nel caso della prima lingua, è sicuramente vero che la mente dei bambini è ricca di risorse per l’apprendimento della linguaggio: tuttavia, i genitori e le persone che si prendono cura del bambino possono fare molto per favorirne lo sviluppo linguistico e comunicativo. Le relazioni affettive e comunicative possono intervenire sul potenziale linguistico di ciascun bambino per farlo evolvere in modo più ricco, consapevole e creativo.
2. Nel caso della seconda lingua, al contrario, l’apprendimento può sempre raggiungere altissimi livelli- se ci sono la motivazione e le condizioni giuste- indipendentemente dall’età dell’apprendente.
3. Che si tratti della prima o della seconda lingua, proprio come se si tratti di uno sport o di uno strumento musicale, il fatto di essere in presenza di un vantaggio cognitivo rispetto ad altre fasce di età, non deve far dimenticare che siamo innanzitutto di fronte a bambini: la metafora del bambino spugna, mentre sottolinea un aspetto importante dell’infanzia, rischia di ridurla a quello solo. Al contrario i bambini- che hanno certamente il diritto di imparare e svilupparsi al massimo delle loro potenzialità- hanno il diritto di essere accompagnati in questo percorso di crescita nel rispetto dei loro propri tempi, gusti, desideri, interessi, priorità, modalità.
Lo sviluppo del linguaggio, e il bilinguismo, possono essere sostenuti con efficacia dagli adulti all’interno di una relazione di cura attenta e attraverso modalità che si riconoscano nella condivisione di esperienze significative e nel crescere insieme, in senso globale: “L’educazione del fanciullo deve avere come finalità lo sviluppo della personalità del fanciullo, nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità” (Articolo 29 della Convenzione sui diritti dell’infanzia).
Link di Approfondimento:
Ogni età ha il suo bilinguismo. Bilingue per gioco
Language Learning. National Science Foundation
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