Jack Kerouac
Se è vero che i blogs sono l’espressione diretta del “carattere” del blogger, è anche vero che, a volte, rappresentano non tanto quel che siamo quanto l’aspirazione verso quel che si vorrebbe essere: lo stile usato, le argomentazioni, la veste grafica, tutto parla di noi e di come ci percepiamo. Parla di quel che siamo, di cosa siamo, ma spesso non dice il perché, la motivazione originaria che ci ha spinti ad aprire un blog.
Voglia di comunicare? Voglia di sostituire l’obsoleto diario cartaceo? Voglia di mettersi alla prova in una qualche maniera? Queste e tantissime altre, tante quante sono le persone che fanno blog. Tuttavia c’è, a mio parere una motivazione che sta a monte di quelle che ci spingono a scrivere sul blog, ed è la motivazione che ci ha spinti ad affacciarsi nel web, che a sua volta è (sempre secondo il mio parere) da ricondursi a una sostanziale solitudine o, comunque, a una difficoltà a relazionarsi nel quotidiano, vuoi per mancanza di interlocutori che riteniamo capaci di capirci, vuoi per nostra timidezza.Così è stato sicuramente per me. A voler essere precisi, io non nasco come blogger ma come chatter. In un mio momento esistenziale difficile ero entrata, dieci anni fa, nella defunta chat di Yahoo; lì sono rimasta per circa un anno ma non era un ambiente consono a me, quindi me ne uscii, ma lì ho incontrato, in un magma variegato, persone squisite con le quali ho costruito ottimi rapporti amicali che, con alcune, ancora durano. Fu in quella chat che Viola mi parlò dei blogs e di Splinder.E così ebbe inizio la mia avventura "splinderiana". Chiacchierare con la gente, accogliere molta gente la più disparata, ascoltare tutti, parlare di tanti argomenti. In questo mio percorso ho incontrato virtualmente centinaia di persone. Di queste, ho rifuggito solo due categorie: i cafoni abituati ad usare il turpiloquio e coloro, magari acculturati, che troppo spesso ho letto giudicare gli altri blogger, con evidenti tentativi di omologarli al proprio pensiero ed al proprio terreno culturale. Amo le condivisioni ma sono allergica alle omologazioni.Autocontrollo, educazione, rispetto per gli altri, libertà di espressione, stile. Sono queste le mie “cifre”.Poi un altro dei miei “periodi difficili” mi aveva allontanato dai blogs prima ancora che Splinder scomparisse. Ho avuto modo, durante questa mia “assenza forzata”, di osservare un modificarsi prima lento , poi sempre più veloce, della maniera di fare blog. Non parlo dei singoli bloggers ma, in generale, parlo dei grandi numeri, del panorama blog. Si è consolidata un certo modo “mordi e fuggi” di commentare, tipico di altri network quali ad esempio Facebook. Un bisogno quasi compulsivo di saltare da un blog all'altro, lasciare frasi brevissime, un mi piace magari, un saluto, senza nemmeno aver letto il post e tanto meno i commenti, che ha stravolto, a mio avviso, quel che è di per sé la natura del fare blog. Certo, è più facile fare così, ma questo non è fare blog e , se vogliamo, questo ha decretato sì, un ridimensionamento del numero complessivo dei blogs ma a favore, spesso, della qualità degli stessi. Perché uno zoccolo duro di persone che ha ignorato sostanzialmente Facebook e similari esiste: sono persone che amano scrivere, approfondire, confrontarsi, mettersi in gioco.Personalmente non capisco che senso abbia seguire molte persone senza “leggerle”, senza intuirne “l’anima”, preferisco seguirne pochi, quelli che mi piacciono di più e che destano il mio interesse, quelli che riescono a portare anche un eventuale dialogo non solo tra l'autore del post ma anche tra i vari commentatori: questo io intendo per “fare blog”, questo è il mio "viaggio" qui.
Il vostro?