I Bulls sono pronti a incornare la Lega?

Creato il 10 ottobre 2013 da Basketcaffe @basketcaffe

Quando i Bulls, il 6 maggio scorso, vinsero 93-86 all’American Airlines Arena tutti gridarono al miracolo. Questo perché a disposizione di Tom Thibodeau mancavano all’appello Derrick Rose, Luol Deng, Richard Hamilton e Kirk Hinrich. Eppure, nonostante gli Heat fossero al completo, i 9 leoni utilizzati dal coach portarono a casa la partita, con 27 punti di Nate Robinson. Fu un fuoco di paglia, perché Miami vinse le successive quattro partite, la serie, la Conference e il titolo, ma quel 6 maggio i Bulls diedero un segnale forte, fortissimo a tutta la Lega. Quando sarebbero rientrati i suoi uomini migliori, allora Chicago avrebbe dato filo da torcere a tutti e sarebbe seriamente tornata tra le grandi per ambire il titolo. Quel giorno sta per arrivare. All’esordio, il 5 ottobre contro i Pacers, ci saranno tutti.

Tutti tranne proprio quel Robinson che era stato eroico nella notte di Miami e Marco Belinelli, grande protagonista della serie vinta precedentemente 4-3 contro i Nets, volati rispettivamente a Denver e San Antonio. Il rientro più atteso tra quelli citati prima è, senza alcun dubbio, quello di Derrick Rose. Unico giocatore in grado di “scippare” il titolo di MVP della Lega a LeBron negli ultimi 5 anni e più giovane ad averlo mai vinto, Derrick è un talento cristallino e, potenzialmente, il playmaker più forte della Lega. Il ragazzo però non scende in campo da quel maledetto 28 aprile 2012 quando, in gara 1 di playoff contro Philadelphia, il legamento crociato anteriore sinistro ha fatto crack. Rose si è preso un anno “sabbatico” per allenarsi al massimo, riprendere al meglio dall’infortunio comunque molto grave e tornare sul parquet al 100%, pronto a dominare nuovamente con la sua velocità nei movimenti, la sua agilità nello stretto e il suo primo passo a dir poco fulmineo.

La differenza con e senza Derrick Rose è presto detta: nel 2010/11 Chicago ha chiuso la regular season col miglior record di tutta la NBA (62-20) ed è arrivata in finale di Conference perdendo solo dagli Heat; nel 2011/12 il record in prospettiva non è cambiato (50-16 causa lockout), ma appena hanno perso il loro miglior giocatore nella serie d’apertura contro i Sixers, i Bulls sono usciti mestamente in 6 match; nel 2012/13 la squadra ha chiuso con il modesto risultato di 45-37 e il quinto posto a Est e solo un miracolo contro Brooklyn ha permesso a Chicago di arrivare alla semifinale di Conference, con il risultato già stato esplicitato in precedenza. La squadra dell’Illinois è da titolo con Rose tornato sul parquet? Difficile dirlo, dipende da molte variabili legate al suo infortunio e al feeling con campo e compagni, ma il suo rientro non è l’unica variabile positiva in casa Bulls.

Deng durante tutta la sua carriera è stato falcidiato da diversi infortuni che ne hanno compromesso le prestazioni a livello di costanza di rendimento. Benché sia stato spesso valutato assai meno delle sue reali capacità, tanto da essere definito the most underrated player in the League dal giornalista Eric Bressman di Dime Magazine, Thibodeau lo considera il collante che tiene insieme la squadra e le permette di esprimere il suo miglior basket (soprattutto nella metà campo difensiva). Colpito dall’ennesimo infortunio negli scorsi playoff, che gli ha concesso di giocare solo 5 partite su 12 disputate, ora sembra essere recuperato al meglio e pronto per tornare in campo a fianco di Rose e compagni. E se la sua stagione sarà alla stregua delle ultime, visto che Deng diventerà free agent l’estate prossima, in quanto non ha trovato un accordo a livello economico-contrattuale con la società, saranno molte le squadre che metteranno gli occhi su di lui. I Bulls, benché sembra siano interessati a bigger fishes nel vasto prospetto dei free agents che verranno liberati a fine stagione, faticheranno non poco a sostituire un uomo del suo calibro.

Due da cui ci si aspetta una gradita conferma nella città del Vento sono senza dubbio Noah e Boozer. Joakim è uno dei rimbalzisti migliori della Lega, mette l’anima in ogni partita, ha posizione e forza sotto canestro e non ha paura di fronteggiare nessuno. Carlos, dopo le iniziali difficoltà a seguito del suo trasferimento tre anni fa Utah, è entrato ormai a pieno nei meccanismi di Chicago, unendo un ottimo contributo nel pitturato a un tiro dalla media molto preciso. Senza dubbio come peso specifico e apporto di rimbalzi e stoppate i Bulls non hanno nulla da invidiare a nessuno, grazie alle eccellenti prestazioni di Noah (11.1 rimbalzi e oltre 2 stoppate di media) e Boozer (9.8 rimbalzi a partita oltre a 16.2 punti). Per essere rivali degli Heat serviranno eccome.
Ceduto Belinelli agli Spurs, a succedergli nel ruolo di guardia tiratrice è arrivato Mike Dunleavy dai Bucks; l’ex terza scelta del Draft 2002 sembra aver ormai passato i suoi anni migliori nei Pacers ed essere in lento declino. Tra i giocatori più sottovalutati della Lega, ha tenuto comunque statistiche molto buone nell’ultimo anno a Milwaukee, con 10.5 punti e quasi 4 rimbalzi e 2 assist di media a partita, che ne fanno un’aggiunta assai utile per una squadra in lotta per qualcosa di grande.
L’anno scorso ha piacevolmente stupito Jimmy Butler, scelto con la numero 30 nel Draft del 2011 e cresciuto in maniera esponenziale soprattutto nel finale di stagione, che ora è un cardine fisso negli schemi e nelle rotazioni del coach, tanto da meritarsi ben 40.8 minuti sul campo negli ultimi playoff. Poco potevano fare e poco hanno fatto invece i Bulls al Draft 2013, aggiudicandosi l’ala piccola Tony Snell da New Mexico con la 20° scelta e l’ala grande Erik Murphy con la 49° scelta da Florida State (dove era stato il 49° giocatore con 1000+ punti con la maglia dei Gators). Per il resto in squadra sono stati confermati Taj Gibson, un giocatore dall’elevazione e dall’agilità paurosa, ma troppo discontinuo e incostante, Kirk Hinrich, sempre utile come play di riserva, che porterà esperienza alla causa di Chicago e Nazr Mohammed, che ha impressionato positivamente durante l’assenza di Noah per infortunio per alcuni tratti della stagione passata anche se è giunto ormai alla 15° stagione nella Lega e non ha troppi minuti nelle gambe.

Tom Thibodeau è sulla panchina dei Bulls dal 2010 quando, finita la sua carriera vice alle spalle di Doc Rivers, gli è stata per la prima volta affidata la panchina di una franchigia come head coach. E a Chicago tutti ancora ringraziano che abbia scelto la Città del Vento per iniziare: 157-73 è il suo score finora, ha già vinto il titolo di allenatore dell’anno (2011) ed è diventato il più rapido a vincere 100 partite su una panchina NBA, in soli 130 incontri. Solo gli infortuni eccellenti già descritti lo hanno fermato dall’ambire e lottare per il titolo, ma siamo sicuri che, se quest’anno la fortuna guarderà anche in casa Bulls, potrà dire la sua e in maniera vigorosa, dall’alto dei suoi perfetti schemi difensivi, che ne fanno uno dei top coaches nella Lega. Chicago ha dunque tutte le carte in regola per stupire e ritornare dove si era fermata ai playoff del 2010/11 e, chissà, anche più in alto, su quei livelli toccati per l’ultima volta quando con la casacca rossa c’era un certo Michael Jordan. Ci sarà da fare i conti con i due volte campioni in carica dei Miami Heat, una sorta di bestia nera per i Bulls negli ultimi anni.


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