Come più volte abbiamo ricordato dalle pagine di questo sito, le cellule staminali, per le quali si intravedono nel futuro tante utili applicazioni cliniche, possono essere tratte da embrioni umani (uccidendoli), oppure dai tessuti del paziente stesso.
Queste ultime, le cellule staminali adulte, trattate col metodo del professor Yamanaka, sono “totipotenti”, cioè versatili, quasi quanto le staminali embrionali, ma presentano i vantaggi di non dare problemi di istocompatibilità, cioè di rigetto e il loro prelievo non comporta la soppressione di una vita né altri limiti di carattere morale.
Anche le cellule staminali tratte dal cordone ombelicale si stanno rivelando molto interessanti per la cura delle malattie del sangue: esse possono essere “messe in banca” per future eventuali cure al bambino stesso oppure donate ad altri. Purtroppo in molti campi medici l’utilità clinica delle cellule staminali, anche se promettentissima, al momento è futuribile; tuttavia esistono già delle applicazioni concrete e spesso il merito è di ricercatori italiani.
La sclerosi multipla viene curata a livello sperimentale e con successo tramite cellule staminali del midollo osseo, mentre si studia il modo di utilizzare anche cellule della pelle assai comode da prelevare. Per rigenerare tessuti lesionati, invece, si stanno ottenendo buoni risultati impiegando una somma di cellule staminali, tessuto grasso e piastrine. Cellule staminali modificate con tecniche di ingegneria genetica permettono di curare la leucodistrofia (malattia congenita del sistema nervoso) e la sindrome di Wiskott-Aldrich (malattia congenita sistemica).
Quella delle cellule staminali è al momento la pista più promettente fra le nuove biotecnologie e, in alcuni specifici settori, già si cominciano a curare concretamente i malati.