Michelangelo Manini, chi era costui?
Già dice poco ai bolognesi, ancor meno dirà ad altri italiani, ma ciò che produceva è noto a moltissimi, in Italia e all’estero.
Il signore in questione era propietario della Faac, cancelli automatizzati, ed è passato a miglior vita qualche giorno fa.
L’apertura del testamento ha lasciato sbigottiti molti, moltissimi; non noto per essere un benefattore ha lasciato alla curia bolognese, oltre agli averi personali, la società.
La curia ha già provveduto a nominare un suo rappresentante nel consiglio di amministrazione e a rifiutare la modesta cifra di 1 miliardo e 100 milioni di euro proposta da una cordata per rilevare la quota aziendale ecclesiastica.
Nobile motivazione: dobbiamo rispettare le volontà del testatore e salvare i 200 posti di lavoro a Zola Predosa e gli oltre 1000 sparsi nel mondo, testualmente “Nel rigoroso rispetto delle leggi dello Stato la Chiesa di Bologna utilizzerà quei beni, così provvidenzialmente pervenuti, conformemente alle indicazioni della dottrina Sociale della Chiesa, alle norme del Diritto canonico, alla prassi plurisecolare della sollecitudine verso le necessità della comunità umana, secondo il comandamento evangelico della carità”.
Siccome son acida mi è venuto il sospetto che la ragione possa essere ricondotta pure nel fatto che l’azienda ha un fatturato anno di circa 214 milioni euro; siccome sono pure bastarda mi chiedo se sia proprio necessario versare l’8/ooo ad enti e al vaticano che hanno miliardate e miliardate di soldi.
La divina provvidenza ha, quindi, provveduto anche ad automatizzare i cancelli del paradiso per evitare di perdere le chiavi e di sudare per aprirli.
Questa è, comunque, la segreta reazione alla lettura del testamento: