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"Mancano quindici giorni alla fine dell’anno e a poco a poco tutti i pezzi vanno al loro posto. Il Natale sta per arrivare, le luci sono accese da settimane, i giornali stilano le classifiche annuali di ogni possibile categoria (dischi, film, canzoni, eventi sportivi, fatti di cronaca, personaggi…) e prevedibilmente la sera di vigilia e l’ultimo dell’anno le tv programmeranno il solito palinsesto di cartoni animati, film per famiglie e stacchi pubblicitari con le stelle a coda.
Al momento manca una cosa soltanto: il cinepanettone di De Sica, mentre quello di Boldi, A Natale mi sposo, è già arrivato da un paio di settimane. Non preoccupatevi, però, Natale in Sud Africa uscirà venerdì prossimo e i due titoli più scontati e rassicuranti dell’anno ce li troveremo tra i piedi almeno fino al sei gennaio. Tutte le sale che hanno già programmato il cinepanettone #1, finiranno per proiettare il #2, perché ormai la gente al cinema ci va sempre meno e allora conviene puntare su ciò che per molti è un punto fermo delle vacanze natalizie.
Ormai il cinepanettone Boldi-De Sica è una tradizione acquisita: magari non nostra, per carità, ma di certo dei nostri vicini e perciò dell’intero paese. E come di dolce natalizi ce ne sono due, ora anche i film si sono sdoppiati e con loro il codazzo di servizi e stacchi pubblicitari. Si stava meglio quando si stava peggio, non c’è dubbio, perché una volta si andava tutti a Miami, Cortina o Aspen e la tortura finiva lì; mentre ora l’evento è duplice e dopo il St. Moritz di Boldi, che ci hanno offerto prima, come cena d’antivigilia, ci tocca andare in Sud Africa, perché lo dice Shakira che this is time for Africa e allora è giusto che la nazione si raccolga compatta in sostegno delle mode culturali.
Perché mica possiamo sorbici questi benedetti cinepanettoni come semplici idiozie. No, figuriamoci. Ogni anno salta fuori quello chi li spaccia come documenti sociologici, Vespa che li paragona alla commedia all’italiana o ancora il critico furbastro che rigira la frittata e scrive con penna ficcante che questa robaccia è meglio dell’ultimo Scorsese.
Anni fa, quando la vita quotidiana, per dirla con Woody Allen, non imitava la tv, e i cinepanettoni già esistevano, è possibile che queste pure e semplici riedizione della commedia dell’arte – senza trama, ma solo canovacci, con personaggi fissi e decisamente fessi – fossero l’espressione degli istinti più basilari e onesti della pancia del paese. Ora però che il rapporto si è ribaltato, non è il cinema (anzi, la tv) a rimandare all’Italia l’immagine di se stessa, ma è l’Italia a modificare la propria immagine a partire dal cinema (anzi, la tv), con la sfida Belen-Canalis che diventa l’avanguardia del femminismo e, in generale, con la cultura televisiva che detta stili di vita e di divertimento.
Più che cinepanettone dovrebbero chiamarli telepanettoni e proiettarli comunque nei cinema: almeno sarebbe chiaro a tutti chi crea questi prodotti e chi ci guadagna. Con buona pace dei nostri vicini e delle loro, anzi nostre, tradizioni".
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