intervista a Michele Tribuzio, in arte Zio Mike
E’ così che Michele Tribuzio, in arte Zio Mike, ha dato il via al suo libro, ricercatissimo perché già giunto alla terza edizione, “Il successo ti sta cercando…non ti nascondere”.
Scrittore, imprenditore, filantropo e formatore di fama nazionale Michele sa fin troppo bene cosa vuol dire “iniziare”.
Iniziare a cambiare. Iniziare a fidarsi. Iniziare ad approfondire. Iniziare un nuovo stile di vita.
“La partenza è il momento più delicato- afferma-. Lo è quando partiamo per le ferie. Figuriamoci quando partiamo per una qualunque avventura della vita. Lo dice anche il proverbio: chi ben comincia è a metà dell’opera. Ma allora spendiamoci un po’ più
di tempo su questa partenza”.Dottore in scienze agrarie e imprenditore di successo (ha creato, gestito e venduto una decina di aziende), Tribuzio è conosciuto nel mondo imprenditoriale quale formatore e consulente personale di manager aziendali e multinazionali. Coach di atleti e di persone dello spettacolo, la sua vita oggi si palleggia tra il suo lavoro che, dice, “mi diverte.” e la sua vera missione, la Onlus di Zio Mike Foundation. “Siamo impegnati in un progetto grandioso, il sostegno di bambini meno fortunati e costretti a condurre una vita disagiata a causa dello stato economico e sociale della loro famiglia. Ce ne sono tanti, purtroppo. E ogni anno aumentano sempre di più. Penso bisognerebbe fare più spesso un punto su dove la nostra società sta andando e perché: purtroppo la vera necessità ci è vicina di casa e il più delle volte non siamo nemmeno capaci di vederla”.
Di una cosa sono certa. Il tuo intervento a Be4eat 2013 è stato piuttosto duro. Anzi, per dirla con parole non mie, “ha colpito forte al centro”. Perché?
“Ho dedicato al cambiamento e allo studio dei meccanismi che lo supportano buona parte della mia vita. E il rapporto tra salute e alimentazione è uno dei temi che maggiormente faccio mio e sul quale, credimi, c’è bisogno di puntare il dito. In questo ambito le tematiche del cambiamento non sono conosciute da chi invece potrebbe davvero fare la differenza, pensiamo ai medici di base, ai dottori nelle corsie dell’ospedale o a qualunque esperto cui ci rivolgiamo. Pensa al peso che potrebbe avere un messaggio come “è ora di dimagrire” su una persona obesa e cardiopatica da parte di un medico che intanto ti chiama per nome e non per categoria di malattia e poi non ti molla a te stesso una volta fuori dall’ambulatorio. Quanto potrebbe fare la differenza in questo contesto la conoscenza di metodiche, di specifiche e di metodi mirati al raggiungimento di obiettivi e alla gestione di eventuali momenti di crisi? Purtroppo sto parlando ancora di fantascienza…”
Credo di non sbagliare, tuttavia, nel dire che domenica 27 ottobre ti sei “precipitato” a prendere parte al seminario con il dr. Campbell. Perché ci tenevi così tanto ad esserci?
“E’ vero. Quelle poche ore a Vicenza le ho ricamate a fatica tra un impegno e l’altro e le ho difese con le unghie: ci tenevo a partecipare. E il motivo è soprattutto personale. Arrivo da una esperienza molto forte su questi temi: la scomparsa di mio padre, un anno fa, per un cancro al fegato. La diagnosi all’inizio lo dava per morto entro 30 giorni. Mi sono semplicemente rifiutato di crederci: sono un chimico e qualcosa già sapevo e anche praticavo dopo la lettura di diversi libri e trattati su questi argomenti (leggo circa una sessantina di libri l’anno). E così ho iniziato a “curarlo” secondo i principi del dr. Campbell e di altri studiosi che consigliavano, nel suo caso, l’utilizzo della vitamina C in dosi e principi particolari. E’ in questo contesto che ho anche imparato ad abbassare il mio colesterolo endogeno, che ho scoperto essere correlato all’utilizzo dei carboidrati. Due anni e mezzo dopo, all’età di 86 anni e mezzo mio padre ci ha lasciati. Ma il bagaglio di esperienza maturato è rimasto ed è quello che oggi cerco sempre di mettere a disposizione di chiunque ne abbia bisogno e me lo richieda. Di queste esperienze bisogna parlare e farne buon uso”.
“Ero in viaggio quando ho letto il The China Study del dr. Campbell. L’ho divorato, come molti altri prima di me. E da allora la mia famiglia ed io abbiamo cambiato totalmente il nostro stile di vita. L’anno scorso ho regalato a Natale un centinaio di The China Study ad amici e conoscenti e tutti i giorni trovo l’occasione per parlarne e farlo conoscere a qualcuno (il mio lavoro mi porta a relazionarmi con molte persone ogni settimana). Tuttavia, se qualcuno me lo chiede, mi definisco un vegano di mare. Perché? Perché lo ammetto, da uomo di mare quale sono (vivo a Bari!) non riesco a rinunciare al pesce. In dosi ovviamente ridotte ed all’interno dei livelli consentiti, ma il pesce rimane un piatto che ancora mi consento di cucinare e ordinare. Insieme ovviamente a quelli che definisco essere i 3 farmaci alcalini: zucchine, fagiolini e sedano.”
Mi capita sempre più spesso di rispondere in queste settimane a persone che cercano un consiglio su come iniziare il cambiamento di una dieta a base vegetale. Qual’è il primo suggerimento da dare?
“La prima tappa è prendere consapevolezza. Senza sapere cosa voglio e perché lo voglio, qualunque desiderio di cambiamento rimarrà solo questo: un desiderio. Bisogna avere ben chiaro il risultato che vogliamo e quando dico “chiaro” intendo proprio chiaro: prendete un modello, una immagine, un disegno. Può essere anche un personaggio di spettacolo, la pagina di una rivista o qualcuno che ammirate e volete emulare perché ha 20 chili in meno, perché è energico, perché è curato e in salute. Qualunque motivo va bene, purché sia vostro. E quindi attaccate questa immagine sullo specchio del bagno e sul frigorifero di casa. Ogni volta che vi alzate la mattina e ogni volta che aprite il frigorifero in cucina dovete sapere perché vi siete svegliati e che cosa volete dalla vostra giornata”.
Saperlo, però, non basta…
“Le buone intenzioni non portano mai da nessuna parte se, in qualche modo, non ci compromettono. Siamo infatti fin troppo buoni a perdonare i nostri “sgarri”, ma vi assicuro che diventa molto più faticoso deviare dal nostro obiettivo se abbiamo paura di fare una figuraccia. Cosa voglio dire? La seconda tappa è fondamentale: informate i vostri amici, la vostra famiglia, i vostri colleghi che da oggi non mangiate più carne. E che il vostro obiettivo è quello di diventare come il vostro modello, l’immagine che avete incollato sul frigorifero. L’impegno dichiarato ad alta voce farà da garante delle vostre azioni e vi renderà molto più difficile deviare da quella strada. L’importante però è avere una tabella di marcia.”
… e cioè?
“Passare alla terza tappa: imprimere al vostro obiettivo un senso di urgenza. Un sogno è ben diverso da un obiettivo. Il sogno è ciò che non ha tempo né data, non è pianificato e rimane nell’etere di una vita futura che sembra non arrivare mai e che si trasforma, a volte, addirittura in incubo! Un obiettivo è ciò che invece ha una scadenza: entro 2 mesi perderò 5 kg! Quanti sono 5 kg in due mesi? Sono 2,5 kg al mese ovvero 100 gr al giorno. Punto. Questo è un obiettivo ben chiaro, stampato e quantificabile giorno per giorno. E deve essere appeso affianco all’immagine del nostro modello per poter così passare alla fase più importante, la quarta tappa”.
L’azione, suppongo!
“Appunto. Sappiamo cosa vogliamo, sappiamo con che urgenza e con quale tabella di corsa. Ora ci manca solo di metterci in marcia. E qui scatta la parte più difficile. Per trovare la leva giusta all’azione dobbiamo focalizzare sempre molto bene l’obiettivo e la sua scadenza. E non trascurare di fare un budget sincero con noi stessi ogni giorno: qual’è la cosa peggiore che potrebbe succederci se non agiamo subito? E quella migliore che ci succederà quando otterremo ciò che abbiamo pianificato? All’inizio un’azione mai fatta prima pesa. Ma con la regola dei 30 giorni, ovvero con la 5a tappa, tutto si appiana e diventa più facile, quasi una routine”.
L’abitudine, appunto.
“Sapete quanti pensieri attraversano la nostra mente ogni giorno? Circa 60 mila. Il problema è che il 95% di questi pensieri sono sempre gli stessi anche il giorno dopo. Quand’è dunque che una intenzione, seppur buona, smette di essere un peso da infilare a forza in questo turbine di pensieri e diventa una sana abitudine? Quando arriva all’inconscio. Una volta che un pensiero conscio diventa inconscio, l’abitudine è presa e il grosso del gioco è fatto. Di norma si dice che siano sufficienti 21 giorni per questo passaggio: l’esperienza mi dice invece che il numero di giorni varia da persona a persona. 30 giorni è il tempo massimo entro il quale Zio Mike ha visto trasformarsi le persone, e così lo passo a voi come obiettivo. Sforzatevi per trenta giorni a seguire una dieta a base vegetale, e poi vedrete che il tutto verrà da sé, in modo più semplice e naturale”.
Il dr. Campbell parlava di una strada per tappe: puntare al 100% (ovvero ad una dieta totalmente a base vegetale) partendo dal punto in cui siamo con molta praticità e tranquillità. Condividi il messaggio?
“Completamente. Già togliere la carne nella nostra alimentazione è una bella mazzata. Prendiamolo un po’ per volta questo cambiamento. Iniziamo con un obiettivo preciso e otteniamolo. Poi passiamo a quello successivo che può essere quello di eliminare il latte e tutti i suoi derivati. E via di seguito. Un passo alla volta. L’integralismo è sempre un errore e dietro nasconde, il più delle volte, una scarsa autostima.”
Potrebbe la “Non dieta di Zio Mike” rappresentare un buon punto di partenza?
“Sì, l’ho pensata proprio così. Primo non è una dieta: è un menù di lunga vita. E qui i termini la dicono lunga. Secondo, non è totalitaria. Sono ricette settimanali da seguire dal lunedì al sabato (la domenica è libera!), in cui si smette finalmente di pensare in grammi e in termini restrittivi. Mangia pure fine a scoppiare, ma magia ciò che ti suggerisco: ne ricaverai una alimentazione disintossicante e alcalinizzante, che non ti romperà le scatole quando sarai fuori a pranzo e a cena con amici o per lavoro e che varia ogni settimana, facendoti perdere il peso in eccesso. Penso sia un programma utile per iniziare. E chi ne avesse curiosità o desiderio di conoscere può richiedervela tranquillamente. Ho visto personalmente persone che hanno stravolto completamente la loro vita grazie a questo programma salutare e sono convinto che possa aiutare molti a puntare a quel 100% di cui parlava il dr. Campbell a Vicenza. Se poi qualcuno sente la necessità di un aiuto in più, non si faccia scrupoli: a Be4eat sono venuto proprio per questo. Sono disponibile a seguire e ad aiutare chiunque me lo richieda in questo cambiamento. L’ho ripromesso a me stesso e la mia disponibilità rimane aperta.