Il tenero Giacomo, i suoi ultimi anni di supplizio alleviati da Ranieri e dallo sparuto circolo dei fiorentini; il tenero Giacomo metteva in guardia dal credere che il progresso avrebbe garantito la felicità delle umane genti (e i risultati, basta aprire gli occhi, sono evidenti oggi: LA CIVILTA’ DEL BENESSERE, mezzo mondo a vivere di stenti e mezzo opulento occidente perennemente in bilico sul baratro della depressione, ricchi e poveri, trasversalmente, senza distinzione).
Intanto, la colta cretineria positiva del cugino Terenzio cavalcava riverita rivoluzioni e governi, Romagna, Papato, Savoia, Italia Unita, di fallimento in fallimento, l’inutile idiota sempre in sella; a malapena la natia Pesaro e la baldracca Roma ne hanno celebrato la memoria intitolandogli Licei.
Ed oggi, i discendenti dei recanatesi che mandavano la loro prole a gridar dietro al tenero Giacomo “il gobbo, il gobbo” (per punirlo, dicevano, della sua superbia, MA IL GENIO NON RICONOSCIUTO HA TUTTO IL DIRITTO D’INSUPERBIRSI”); oggi, dicevo, i cari recanatesi che a malapena conoscono i primi versi di A Silvia e del Sabato del villaggio, prosperano vendendo chincaglierie raffiguranti il POETA, il GOBBO, il GIGANTE.
CHE IL MONDO VADA ALLA MALORA ED IO PRIMA DI ESSO!