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I contributi per i neoassunti li paga la parrocchia

Creato il 17 marzo 2014 da Uccronline

Doniamo lavoroPapa Francesco si è recentemente lamentato su come i quotidiani trattano la Chiesa, descrivendo un dialogo con un fedele: «”Ma, padre, io ho letto su un giornale che un vescovo ha fatto tal cosa o che un prete ha fatto tal cosa!”. “Eh sì, anche io l’ho letto, ma, dimmi, sui giornali vengono le notizie di quello che fanno tanti sacerdoti, tanti preti in tante parrocchie di città e di campagna, tanta carità che fanno, tanto lavoro che fanno per portare avanti il loro popolo?”. Ah, no! Questa non è notizia. Fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce».

Poche volte capita infatti che i giornali parlino del bene di ciò che i sacerdoti fanno ogni giorno, forse perché è qualcosa di scontato, forse per altro, non si sa. Ogni tanto però capita ed è bello divulgare queste notizie date tanto raramente.

“La Stampa” ha recentemente riportato che ad Arosio (Co) don Angelo Perego della parrocchia dei santi Nazaro e Celso ha deciso, come tanti suoi altri “colleghi”, di attivarsi in prima persona in favore delle tante famiglie in difficoltà a causa della crisi economica. Il progetto si chiama “DoniAmo un lavoro”: gli imprenditori che sono disposti ad assumere un under 30 offrono il posto e le spese dei contributi sono a carico della parrocchia. «Tutti quelli che possiamo», dice la parrocchia. «Se avessimo risorse a sufficienza pagheremmo il 100%. Vogliamo dare una mano agli imprenditore e tagliare i costi del lavoro». L’idea, si spiega, è nata con i volontari della Caritas parrocchiale. «Non solo questo», precisa don Angelo. «Siamo anche disposti a contribuire alle spese per i corsi di apprendistato e per le eventuali ore di formazione che i ragazzi avessero bisogno. Noi siamo qui. A disposizione. Basta che gli imprenditori interessati si facciano avanti».

Un’altra delle tante storie simili a questa è apparsa su “Il Giornale”: la diocesi di Carpi, guidata dal vescovo monsignor Francesco Cavina, è diventata anche una sorta di banca che presta soldi ad un tasso pari allo zero, per poi recuperare il denaro nel tempo e rimetterlo in circolazione per altre iniziative imprenditoriali. L’idea infatti è quella di finanziare progetti imprenditoriali giovanili, ma non solo, che risultano esclusi dal sistema del credito bancario per mancanza di garanzie o situazioni di precarietà. Capitale iniziale: 300mila euro.

«Il prestito», ha spiegato monsignor Cavina, «è un prestito d’onore, fondato sulla fiducia e ovviamente sulla fondatezza del progetto presentato. Vogliamo investire sui giovani, sulla loro creatività, credere nella loro forza e incoraggiarli ma valuteremo anche le altre richieste. Possono usufruire del finanziamento anche quei padri e quelle madri di famiglia, persone di mezza età che hanno perso il lavoro e che, una volta espulsi dal mondo del lavoro, possono arrivare a credere di avere perso, assieme a un’occupazione, la dignità».

La redazione


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