Strater Hotel
Questa Durango non è quella cantata da Bob Dylan e da Fabrizio De André, bensì la sua gemella in Colorado. Durango, che sorge a un'altitudine 2000 metri, è un piccolo centro in mezzo alle montagne, circondato da un paesaggio stupendo. La cittadina è abitata prevalentemente da rancher e da ragazzi appassionati di sport, ed è quindi un misto tra una vecchia città del West e un centro giovane ma non fastidiosamente hipster.Appena arrivati scopriamo che questi fine settimana si svolge il Durango Cowboy Poetry Gathering, e quindi la cittadina sarà piena di spettacoli e concerti di cowboy. Per fortuna decidiamo di comprare in anticipo i biglietti per lo spettacolo principale, che si svolge nel teatro vicino allo storico Strater Hotel, perché riusciamo ad accaparrarcene due degli ultimi quattro rimasti. Prima dello spettacolo facciamo un giro per le gallerie d'arte che per l'occasione inaugurano mostre e offrono vino e musica gratis. Gli oggetti esposti sono in genere quadri a soggetto bovino o equino (il MOBA potrebbe aprire una filiale qui), bambole indiane e gioielli in argento e turchese. La musica è naturalmente western.
L'insegna della galleria
Il concerto alla galleria
Dopo un aperitivo nello splendido bar dello Strater Hotel, dove tutti sono vestiti come nella foto (ma l'intera cittadina pullula di cowboy) ci dirigiamo verso il teatro. L'età media del pubblico è sui 65 anni, e tutti gli uomini naturalmente portano il cappello. Ammetto di essere un po' scettica nei confronti di questo spettacolo di musica e poesia cowboy, e così quando il primo poeta, Jay Snider, esce sul palco, lo ascolto per un po' e poi, sopraffatta dal suo incomprensibile accento dell'Oklahoma e soprattutto dal mojito che mi sono scolata come aperitivo, mi accascio sul tavolino e schiaccio una micropennica. Che però viene interrotta dalla battuta finale della storiella di Jay Snider, che persino nei fumi dell'abbiocco non mi sembra affatto male. Però, penso, questi cowboy meritano una chance. Il secondo cowboy, Gail Steiger, è meglio del primo (anche perché capisco quello che dice). Canta belle canzoni, recita belle poesie, cita Wendell Berry. Apperò, penso, niente male questi cowboy. La terza è una cowgirl, Yvonne Hollenbeck, che recita poesie umoristiche. E fa ridere. Sul serio. Autoironica, simpatica, brillante. E poi arriva il quarto cowboy, la star della serata: Dave Stamey. Un mito. Ha una voce stupenda e canta canzoni bellissime, piene di ritmo, umoristiche o poetiche, il tutto condito con storielle e battute recitate con tempismo perfetto e grande talento. Mi ritrovo a sganasciarmi dalle risate circondata da vecchietti col cappello e rispettive signore. Canto, persino, e batto le mani a ritmo della musica del cowboy più simpatico che abbia mai visto.
Dave Stamey