Il nucleare fa male e basta, e non solo se c’è un incidente come quello di Chernobyl o Fukushima. Lo spiega molto bene Cristina Rinaldi su Affari Italiani.
Le radiazioni emesse durante gli incidenti più o meno gravi causano evidenti danni alla salute umana, che possono sopraggiungere sia nell’immediato, come le varie sindromi da radiazioni spesso fatali (neurologici, cardiovascolari e gastrointestinali, secondo la dose assorbita) che dopo diversi decenni (tumori e difetti genetici trasmissibili). In questa breve nota non mi voglio soffermare su tali danni ma soltanto sui rischi sanitari presenti in condizioni di funzionamento normale dei reattori atomici, i quali emettono sempre e comunque minime dosi di radiazioni, che vengono normalmente accettate perché dichiarate innocue. Infatti i reattori atomici, sia in condizioni di normale “routine” che accidentalmente, emettono piccole dosi di elementi radioattivi che, rilasciati nell’ambiente, permangono molto a lungo, vengono inalati e ingeriti con il cibo e l’acqua e si accumulano nell’organismo.
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