I Decalage.

Sono giornate calde, caldissime, inerti e piuttosto statiche. Dopo esserci abituati a camminare in vacanza, e tanto, ora siamo di nuovo rinchiusi in casa, grati all'aria condizionata ma praticamente agli arresti domiciliari.
Non so come si chiami quest'ondata di caldo, ma è veramente un caldo boia. Ti taglia le gambe e ti blocca il respiro.
E stasera mi è tornata in mente questa cosa.
Quando ero bambina avevamo in casa due pannelli di legno dipinti, che venivano chiamati "i Decalage". Solo anni più tardi scoprii che il nome non si riferiva alla tecnica pittorica, ma era un acronimo dei nomi dei tre componenti del gruppo, denominato appunto i Decalage.
I quadri raffiguravano un'immagine surreale: un bosco nel quale volavano una donna con un abito blu dall'ampia gonna a palloncino e una bambina con una tunica rossa.
Sparirono, purtroppo, durante il trasloco da Palermo a Vicenza.
Mi piacevano tanto, quei quadri, e naturalmente mi immedesimavo nella bimba volante con mamma elegante.
Ora i quadri non si comprano più, non ci sono soldi, al massimo si va da Ikea o si fa l'ingrandimento di una foto.