Qualche giorno fa, in piena notte, io e Mammapappa abbiamo avuto un momento di amarcord e si parlava di quando si era due giovani fidanzatini e si viveva nel tugurio in affitto.
Noi non è che possiamo fare altro la notte… ovviamente…
E allora vi vogliamo rendere partecipi di alcuni di questi ricordi. Ma sì! Un pò di sano sputtanamento non guasta.
I Dejavù non sono persone “serie” ovviamente e i nostri post lo dimostrano.
Protagonisti:
Max – futuro Papasino;
Anto - futura Mammapappa;
Bruto – proprietario tugurio;
Signora Minù – vicina di pianerottolo;
Scoreggione – figlio della vicina;
Zip – la nostra gatta;
Bonny – la galeotta;
Messalina – la prostituta;
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Agli albori Papasino e Mammapappa erano due pischelletti innamorati in cerca di casa. Io, con Anto temporaneamente in Puglia, cercai casa velocemente, troooooppo velocemente, la trovai e la affittai. La chiamai e le dissi “Io ho affittato casa. Vuoi vivere con me?” La risposta ovviamente fu “Che cazzo ti sei rincoglionito?” e si capiva già che era amore…
Spelonca Dejavù era una villa in mezzo alle campagne, divisa in 4 unità abitative più la quinta staccata qualche centinaio di metri, diciamo “la Dependance”, dove risiedeva il proprietario della villa.
Qui andrebbe sottolineato che il proprietario era un guercio individuo che per fare più soldi aveva ceduto il quarto appartamento a Bonny, la galeotta (spiegherò dopo) per trasferirsi, lui, all’interno della Depandance, IL POLLAIO CON LE GALLINE. Ma un pollaio vero, con le galline vere. Avete presente quelle che fanno le uova e chiocciano tutto il tempo??????? (Ci hanno poi detto che in tempi remoti erano presenti anche dei maiali, dove fosserro non l’abbiamo mai scoperto…).
Premetto anche che il proprietario spergiurò sulla madre e sui suoi figli che la casa era stata pulita dalla donna delle pulizie, prima di darcela in affitto!! Ma visto il pollaio avremmo dovuto capire che…
La mattina, Bruto, ti dava il buongiorno con monosopracciglio brizzolato e super peloso, pantaloncini corti, canottiera della salute possibilmente macchiata, petto villoso brizzolato in evidenza, ombelico ben in vista e piede sullo sgabello con tanto di tagliaunghie e piedi callosi in vista. Aveva una ricrescita delle unghie della madonna!
Comunque, spelonca Dejavù era assolutamente più un rifugio anteguerra che una abitazione salubre. Umidità in ogni dove. Bagno con vasistas rotto. Camere senza finestre ma lucernari a parete che davano luce a tutte le stanze.
Abbiamo provato in tutti i modi a renderla confortevole e diciamo che per due piccioncini innamorati che passano tutto il tempo a fare un’arte ad accudirsi vicendevolmente non era nemmeno malaccio. Anzi! Tutto sommato era immersa nel verde delle campagne, lontano dal caos cittadino, con gli uccellini che ti svegliavano al mattino, i falchi che facevano le ronde sul tetto e le pecore che pascolavano sotto la nostra terrazza. Anto poteva andare al lavoro a piedi, era proprio un sogno! L’interno (già arredato… e che arredamento ragazzi!!) l’avevamo abbellito con candele, teli, batik, cuscini, tappeti, quadri, fontane zen…
Dott. G disse che sembrava un PUB, tutti i torti non li aveva.
Armati di entusiamo ed euforia questo un primo resoconto:
Il circo, il frigo cannibale e la peluria in eccesso
A) Combattemmo contro le pulci che l’inquilino precedente aveva lasciato portando via i suoi gatti. Anto ebbe un attacco di panico e riempì l’appartamento di polvere pulcicida. Morirono tutti gli insetti del circondario. Non riuscì a varcare la porta nemmeno una mosca cavallina. Noi rischiammo un tumore ai polmoni e vari problemi respiratori e cardiaci ma il problema delle pulci fu risolto.
B) Volendo usare il frigorifero, nella fattispecie il congelatore, un modello del 1912 recuperato probabilmente apposta per noi, Anto notò che non solo non si poteva inserire alcunchè vista la massiccia presenza di ghiaccio ma lo sportello nemmeno si chiudeva in quanto il ghiaccio aveva preso possesso del suo cassetto e cercava vie di fuga alternative. Decise dunque di scongelare. Scongelato che fu, trovammo degli esseri mutanti di non identificata specie, rimasti ibernati negli ultimi 5000 anni all’interno dei ghiacchi.
C) Lottammo impavidamente contro i peli dei gatti che avevano portato le pulci, sapete che da cosa nasce cosa no? I peli erano rimasti incastrati e latenti in tutto ciò che era rimasto in quella casa. Anto ebbe un attacco di panico e infilò nei sacchi neri tutto ciò che risultava infestato e lo infilò dentro gli armadi del ripostiglio in attesa che il suo signore li richiamasse qualche anno dopo!
Affreschi ottocenteschi
Arrivati in spelonca io e Anto rimanemmo incuriositi dal colore delle pareti. Era molto particolare. Un grigio fumo di londra molto chic.
Le piastrelle del bagno avevano la stessa tonalità. Bluette a macchie su fumo di londra. Strepitose e molto ricercate.
La grossa particolarità di queste piastrelle venne a galla quando mi accinsi a fare i bisognini come i maschi li fanno: osservai il segno di una mano aperta accanto al pulsante dello scarico. UNA MANO APERTA BLUETTE.
Andai con un dito per capire il misfatto e compresi che la casa era invasa dalla fuliggine! Fuliggine in ogni angolo!
Ma la mia domanda principale fu “Ma quale maschio piscia reggendosi con una mano al muro?”
Anto disse solo: “Ma quando cazzo finiremo di pulire?”
Fuochi fatui, zolfo ed esseri demoniaci volanti… insomma l’inferno!
A) Combattemmo con la stufa in ghisa del ’30 che doveva riscaldare un open-space di 60 mq, con canna fumaria in acciaio (a vista all’interno dell’appartamento) completamente intasata. Risultato: un’esplosione nucleare di fuliggine con conseguente casa da tinteggiare nuovamente.
B) Un essere demoniaco, un passerotto nella fattispecie, decise di suicidarsi all’interno della suddetta canna fumaria. Il suicidio non andò a buon fine e il passero riuscì ad arrivare fino all’ingresso della stufa. Il risultato fu peggiore dell’esplosione nucleare precedente. Aperta la porticina il volatile fuligginoso schizzò via come posseduto rimbalzando per le pareti della spelonca appena tinteggiate. Zip, la nostra gatta che l’attendeva paziente, partì all’inseguimento con conseguente spavento del passero che continuò a sbattere come un pazzo. Oggetti che volavano in frantumi in ogni dove. Ombre di fuliggine su tutti i muri. Anto ebbe un attacco di panico e iniziò a pensare di averne abbastanza della casa in campagna ma no… non sarebbe mai stato abbastanza.
TO BE CONTINUED….
P.S. Abbiamo aggiunto nel menu in alto una sezione dedicata a Nonna Anga, madre di Mammapappa, che racchiude tutti i post in cui è menzionata. Così… per gradire. Per non farvi mancare nulla
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