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I Dire Straits e il rock insegnato ai neofiti

Creato il 17 novembre 2011 da Postscriptum

I Dire Straits e il rock insegnato ai neofiti

Nel 1985 io avevo appena appena un anno e una band inglese raggiungeva la maturità mettendo d’accordo critica e pubblico (caso più unico che raro) con un album apparentemente senza pretese ma con significati ben definiti e una classe che non sfuggiranno a chi ha l’orecchio un pò più abituato al rock rispetto alla comune media degli ascoltatori.

Sto parlando dei Dire Straits, band inglese guidata dalla genialità e dalla classe di Mark Knopfler, che con il loro quinto (e penultimo) album in studio consegnano ai posteri un vero e proprio manifesto musicale dimostrando che il rock’n'roll negli anni 80, così come nei 70, era ancora un genere su cui si poteva lavorare e nel quale si potevano ancora ricercare nuove sonorità in angoli inesplorati del suo immenso panorama.


I Dire Straits, musicalmente parlando, non hanno mai abbandonato l’accogliente alcova del rock’n'roll melodico e anche un pò poppeggiante (che brutta parola, scusatemi se potete ma non riesco a spiegarlo meglio) ma come solo i grandi artisti sanno fare gli hanno dato una dimensione estremamente interessante intrecciandolo alla finezza del jazz grazie ad accordi presi in prestito dal country e dal blues più puri.
Se già l’omonimo album d’esordio aveva mostrato l’enorme cifra tecnica di Knopfler (autore di tutti i brani) attraverso brani come Down To The Waterline e la splendida Sultans Of Swing, e i successivi album l’avevano innalzata al suo massimo splendore con Lady Writer, Tunnel Of Love, Romeo and Juliet e i capolavori strumentali Telegraph Road e Private Investigations bisogna però ascoltare nella sua interezza lo splendido Brothers In Arms per capire quanto in realtà i Dire Straits siano geniali nel fondere stili apparentemente lontani tra loro e a far sembrare anche facile la cosa.

L’album si apre con una splendida So Far Away dal ritmo rassicurante e dalle tonalità soft ma poi si passa subito al pezzo cult Money For Nothing dove tutto viene stravolto e chi si aspettava di ascoltare il solito album degli Straits si trova spiazzato di fronte alle armonie blues; armonie che lasciano felicemente il posto al rock’n'roll puro del giro di chitarra della divertentissima Walk Of Life, uno dei pezzi meglio amalgamati e riusciti dell’intera discografia del gruppo inglese.
Con Your Latest Trick Knoofler gioca ancora con l’ascoltatore trasportandolo in un’atmosfera seducente in cui lo scorrere del tempo è scandito da uno splendido sassofono jazz, l’atmosfera diventa quindi ancora più soft nella strumentale Why Worry per poi riaversi con la verve un po raggae e blues di Ride Across The River.
Poi country a manetta per The Man’s Too Strong e un blues un po funky per One World, due ottimi brani che fanno da preludio al gran finale che è la titletrack Brothers in Arms e che si commenta da sola.
A voi, dunque Mark Knopfler e i suoi Dire Straits nella bellissima Brothers In Arms

L’album Brothers In Arms rappresenterà purtroppo il canto del cigno per la band inglese che cesserà di esistere nel 1991 con il non irresistibile On Every Street, pallido tentativo di ripetere i successi precedenti.
Finisce così, alla fine delle registrazioni di un album neanche lontanamente paragonabile con il resto della loro discografia la bellissima storia dei Dire Straits, la favola di una rock band schiacciata tra le pieghe della storia dalla nascita del punk e dall’affermazione di hard rock e heavy metal, la piccola epopea di un gruppo di appassionati di rock che hanno saputo legare insieme diversi generi incompatibili tra loro invece di crearne uno nuovo come facevano tutti in quel periodo.
Voi, se volete, potete chiamarli decadenti, sfigati o anche inascoltabili. Io, da par mio, li chiamo grandi.

 


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