L’etichetta “Disastri di una blogger imperfetta” nasce per caso, per riflessioni personali di carattere generale, che ho voglia di condividere con i miei followers per far capire loro che cosa significa essere una blogger, le scelte che prendo e l’etica che seguo ogni giorno per il mio lavoro sul mio piccolo angolo di web. Ci tengo a sottolineare che sono solo MIE OPINIONI, che possono essere più o meno condivisibili, ma che spiegano perché sul blog seguo una certa linea. A volte potranno anche essere riflessioni più generali, ma pur sempre legate al mondo dei lit-blog.
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Recensióne s. f. [dal lat. recensio -onis; v. recensio]: Esame critico, in forma di articolo più o meno esteso, di un’opera di recente pubblicazione: omaggio per r., con preghiera di r.; fare, scrivere una r.; r. breve, succinta, lunga, benigna, severa; il libro ha avuto r. favorevoli. Per estens., il termine è usato anche a proposito di spettacoli teatrali, cinematografici, mostre d’arte e simili: ho letto una r. molto positiva su quel film.
Ci tengo a sottolineare, come sempre del resto, che queste sono mie opinioni personali, che di certo non sono verità assolute, ma solo mie riflessioni, sul mondo dell’editoria, del book blogging e del web.
Tengo molto a parlare di questo argomento per diversi motivi, ultimo dei quali mi vede direttamente coinvolta e vorrei prendermi del tempo per riflettere su cosa sto facendo, dove sto andando e quello che voglio fare con il blog.
Ciò su cui vorrei riflettere oggi sono le recensioni negative, scritte e divulgate, e in generale le recensioni critiche. Credo che non si possano solo scrivere recensioni positive in cui si osanna un libro. Scelgo sempre con molta attenzione ciò che leggo, tendo sempre a beccare libri che so possano incontrare il mio gusto. Sono molto fortunata perché la maggior parte delle volte il mio intuito non sbaglia. Ma è inevitabile incontrare libri che non sono all’altezza delle aspettative, che non sono abbastanza affini con il momento e con il proprio stato d’animo. È inevitabile incontrare delle storie che sconvolgono, negativamente, la propria psiche. Diventa allora necessario scrivere, commentare, sfogarsi, cercare il confronto. Se siete nella mia situazione è raro riuscire a trovare persone nella mia vita privata che condividono con me idee e opinioni sulla narrativa contemporanea, che sia ya or na or adult. Il blog allora è un modo per chiarire la propria opinione circa una storia, un modo per discuterne e anche trovare un altro punto di vista. Ricordo sempre con piacere una discussione con la mia amica Lau *wave to Lau* circa la battaglia finale di “Harry Potter e i Doni della Morte” per cui ho cambiato i miei sentimenti a riguardo.
Ciò che fa la differenza, resta comunque il voto. Perché magari posso dare anche due stelline, ma in realtà ciò che conta sono quelle righe che argomentano la mia recensione.
Inizialmente, quando ho aperto il blog, non mi è passato neanche per l’anticamera del cervello di assegnare un voto. Perché etichettare un libro con un certo numero di stelline? Perché fissare un numero in relazione ad una storia, ad una emozione che ci è stata regalata? Non è facile, generalmente ci lascia sempre un po’ scettici e per alcuni libri ci devo riflettere sempre per un po’. E così inizialmente, scrivevo a ruota libera, senza soffermarmi su un giudizio.
È intorno alla fine del 2012 che mi sono accorta che magari fosse il caso di inserire un “sistema di rating” (lo trovate nella pagina “Review Policy” se non lo conoscete già), che a volte, pensare al voto, mi stimola a riflettere meglio sul libro, sui suoi punti di forza e sulle sue imperfezioni, a pesare quanto siano importanti nel mio giudizio finale.
Ho inserito la votazione finale anche per un altro motivo, quello di aiutare i miei followers a capire subito cosa ho pensato del libro. Perché diciamocelo scrivo sempre dei poemi, e a volte, qualcuno, potrà capitare di non volersi sorbire tutti i miei sproloqui. Naturalmente ci sono diversi fattori che influenzano un voto negativo da parte mia, di certo non tutti i libri possono piacere a tutti. Ed è importante sottolineare perché un determinato libro non è piaciuto.
Cerco sempre di essere obiettiva nelle mie recensioni, certo sempre di conservare un certo spirito critico nelle mie osservazioni e quando so di non riuscire ad essere oggettiva lo esplicito sempre. Ma come mi faceva riflettere una mia amica, C., sta proprio qui l’onestà intellettuale, ammettere i propri limiti e le proprie influenze personali. C’è anche da dire che una recensione è sempre un’OPINIONE PERSONALE più o meno condivisibile, di un essere umano su una storia. E come affermava Mirya qualche tempo fa, un autore quando pubblica, accetta di mandare in pasto ai lettori, i suoi scritti, e i lettori, perché chi recensisce è prima di tutto un lettore, possono apprezzare o meno un libro.
Non sono una persona che ricerca attenzioni, non mi sono mai pubblicizzata, e vi assicuro che se volevo aumentare i miei followers modi per farlo li avrei trovati. Non sono la tipa che cerca il mi piace, il commento, la considerazione di nessuno. Ho il mio piccolo angolo di web e sto bene dove sto. Non sono mai andata a cercare nessuno. Non ho nessun motivo per deridere o insultare il prossimo, tant’è che io non sconsiglio mai i libri, non scrivo mai “questo non ve lo consiglio”. Spingo a leggere libri che mi sono piaciuti, questo si (pensate alla mia campagna pro “The Winner’s Curse” di Marie Rutkoski *lo avete letto?*) ma non mi metto mai a dire “questo non leggetelo fa pena”. Sono certa che se non è piaciuto a me riscontrerà il favore di qualcun altro. Le mie recensioni negative, ma le recensioni negative in generale, non sono mai campagne per aumentare il seguito o distruggere un autore. Sono critiche, pensieri, riflessioni che riguardano i MIEI GUSTI. Sono una lettrice tra tante, non penso che ci sia bisogno di sottolineare certe cose. Ma forse vanno ricordate. Quando si ha un blog si è costantemente sotto l’occhio pubblico di chiunque passi, mi ritengo di essere una persona equilibrata, che guarda con disapprovazione le polemiche e che è sempre aperta al dialogo. Siamo in un paese democratico, dove la libertà di stampa è un diritto, e anche se questo blog non rappresenta in alcun modo una testata giornalistica, io o qualunque altro lit-blogger o qualunque altro lettore ha e deve mantenere la possibilità di esprimere la sua opinione positiva o negativa, in qualunque contesto, su qualunque cosa, in qualunque momento, mantenendo educazione e contegno e non andando a ledere la libertà di chi lo circonda. Scrivere che un libro “mi ha deluso” non è un’offesa, è un sentimento che ho provato io rispetto ad un libro. È un dato soggettivo, ovviamente, ma non va ad intaccare un libro. Una storia può essere scritta bene, senza refusi e seguendo tutte le regole della grammatica, ma se la trama fa acqua da tutte le parti, o continua ad usare cliché visti e rivisti o sminuisce una persona allora quel libro sarà discusso e criticato nelle mie recensioni. Argomentare su ciò che non si è apprezzato di un certo libro è la prassi comune quando si scrive un articolo in cui si commenta un libro. E allora perché si deve stare a criticare un post di un blog o su un social libroso? Perché non si può prendere le distanze e lasciare tutti nel quieto vivere?