L’etichetta “Disastri di una blogger imperfetta” nasce per caso, per riflessioni personali di carattere generale, che ho voglia di condividere con i miei followers per far capire loro che cosa significa essere una blogger, le scelte che prendo e l’etica che seguo ogni giorno per il mio lavoro sul mio piccolo angolo di web. Ci tengo a sottolineare che sono solo MIE OPINIONI, che possono essere più o meno condivisibili, ma che spiegano perché sul blog seguo una certa linea. A volte potranno anche essere riflessioni più generali, ma pur sempre legate al mondo dei lit-blog.
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Rieccomi, puntualissima, a scrivere di un nuovo argomento spinoso. Ci tengo a sottolineare ancora una volta che si tratta di mie opinioni PERSONALI, condivisibili o meno, che non sono nessuno, che non ho nessuna pretesa particolare, se non quella di invitarvi alla riflessione.
È da tantissimo che voglio scrivere questo post, che ne ho buttata giù una bozza nella mia testa, che cerco il tempo e la fermezza per riportarlo sul blog. È da tanto che mi chiedo cosa voglio da una romance e prendendo spunto dal post dell’altro giorno di Mirya sul suo blog mi sono detta che era il momento di scriverlo. Stamattina poi ho letto la recensione di Cee di Se Solo Sapessi Dire a “La confessione” di Jodi Ellen Malpas e mi sono resa conto che ci sono troppi libri che mostrano una realtà distorta, una realtà che non può essere trasformata fino a renderla irriconoscibile. Perché inevitabilmente quello che leggiamo condiziona i nostri pensieri e le nostre azioni. E le nostre emozioni e i nostri valori inevitabilmente condizionano ciò che scegliamo di leggere. Ma quello che conta di più è il nostro atteggiamento nei confronti della lettura, il nostro spirito critico nei confronti di una storia, le riflessioni che ci inducono gli atteggiamenti dei personaggi.
Sottolineo tra l’altro che questa riflessione si applica in generale ad ogni libro con una storia d’amore, ma vorrei porre l’accento su una importante distinzione di genere e di target.
C’è una certa frequenza a confondere una romance con un romanzo erotico, quando i due sono diversi. Una romance (che sia contemporary, paranormal, sci-fi etc…) non contempla per forza di cosa un atto sessuale. La scrittrice o lo scrittore può scivolare oltre la pratica del rapporto, che diventa la base di un libro erotico. Certo la differenza è molto sottile, di certo un romanzo erotico può contenere una storia d’amore più o meno articolata e viceversa. Sta di fatto che se si descrivono nel dettaglio i rapporti tra partner, state pur certi che avete di fronte un libro erotico, che comprende anche tutte le pratiche che rientrano nel BDSM. E di certo non sto a giudicare questo genere di libri, che leggo e apprezzo (Tiffany Reisz è una maestra del genere, ma ho apprezzato tantissimo anche Joey W. Hill) anzi, volevo discutere di tutt’altro.
Volevo parlare del genere di atteggiamento che gli uomini tengono nelle romance e negli erotica. Che genere di uomini prendiamo a modello. Sto portando avanti un’iniziativa chiamata “A Date with the Perfect Book Boyfriend” e di certo adoro fangirlare sui personaggi di carta. Ma quando sono meritevoli questi personaggi?
Negli ultimi tempi e si di certo dopo l’avvento delle “Cinquanta Sfumature” di E.L. James ci siamo trovati investiti da una serie di libri in cui i protagonisti sono schifosamente ricchi, indiscutibilmente prepotenti, ostentatamente predominanti, maschi alfa con in testa il sesso e la propensione a guidare verso lo sfacelo psicologico l’innocente protagonista di turno che si lascia sedurre e manipolare, salvo poi redimersi. Ne ho letti tanti, ne ho apprezzati alcuni, ma credo che sia il momento di rendersi conto che un uomo nel genere non può essere un uomo da amare.
Gideon Cross della Serie “Crossfire” o Christian Grey di “Fifty Shades” tanto per citarne un paio, sono persone malate, con problemi, che vengono osannati dalla donne e portati su un palmo di mano, perché affascinanti, belli e potenti. Ma sono persone che compiono atti pericolosi, atti che se ci riflettiamo bene, sono dei reati. I pedinamenti, gli acquisti delle aziende dove lavorano le donne, il sesso usato come arma di ricatto visto che la donna è piena di inesperienza, lo stalking e i ricatti morali. Per finire con una “finta” redenzione, un rinnovo di intenzioni che lascerà la compagna in una situazione di svantaggio. Ma c’è da dire che anche la controparte femminile è un trionfo di esempi negativi. La sottomissione che non è quella del BDSM, ma è prima di tutto psicologica, la rassegnazione del “io lo amo, farò di tutto per averlo” è assolutamente sbagliata. L’umiliazione di scendere a compromessi “che se non faccio così mi molla” non può essere perpetrata. Se i comportamenti di un uomo ti mettono a disagio, ti lasciano con un senso di inadeguatezza o peggio ti fanno star male, quell’uomo va mollato. Se ti perseguita, ti arriva a casa e ti fa del male, non solo fisico, quell’uomo non solo va allontanato, va denunciato. Se ti impone di cambiare i vestiti, indossare solo quello che dice lui, lavorare con chi dice lui, frequentare chi dice lui, ti sta violentando, sta ponendo dei limiti alla tua libertà. Quello non è amore.
E se vogliamo essere estremisti anche il cosiddetto make over, che tanto va di moda nei libri, è un atto da rimproverare. Perché io donna devo cambiare il taglio dei capelli, i vestiti che indosso e le scarpe con cui calpesto il suolo per compiacere un uomo, anche se lui non me l’ha chiesto? Se voglio farlo per stare meglio con me stessa ok, ma se la scelta viene compiuta sulle basi di un condizionamento anche indiretto allora non va più bene. Se io voglio andare in giro come una barbona e un uomo non mi vuole per questo può anche cercarsi un’altra donna. La libertà di vestirsi come si vuole, di avere gli hobby che più si confanno alla nostra personalità è di importanza vitale.
Allora perché il maschio alfa, che sia un multimilionario imprenditore, una rock star, un campione sportivo, un motociclista, va tanto di moda? Perché si predilige l’accoppiata maschio dominatore e donna ingenua? Perché si prediligono stereotipi in cui la donna sembra una povera scema in camera da letto (e a volte anche fuori)? Perché in qualche modo assurdo ci si rassegna al fatto che la donna sia relegata in un ruolo di inferiorità? Eppure sono le donne a scrivere certi libri. Sono le donne a leggerli. Sembra quasi che vinca lo spirito da crocerossina, che posso pure capire in casi in cui lui è un uomo ferito dalla vita che cerca e/o brama una seconda possibilità, ma sono stufa di quei casi in cui lui è un playboy incallito e pascola con la cerniera aperta e poi si redime per la scemotta di turno. Non fraintendetemi, non sono una moralista che non accetta le pulsioni sessuali di una persona e la propensione a vivere il sesso con naturalezza, con la nonchalance di chi non ha legami e non li certa. Quello che non sopporto è quella radicata convinzione che un maschio che si applica è un eroe, la donna una di facili costumi. È quel “due pesi e due misure” che mi fa rabbia. Che se io faccio la simpatica con un uomo, flirto con un ragazzo senza troppi pensieri o mostro qualche centimetro di pelle in più, vengo additata come una sciagurata, una rovina famiglie. E questo non è accettabile. Ognuno è libero di vivere la propria sessualità come vuole, senza doversi per forza sentire accusare di nulla. Ma lo stereotipo che il maschio gnocco deve essere un puttaniere è così fortemente indissolubile nell’immaginario collettivo che il binomio è istintivo, il cliché a portata di mano.
Ma è davvero così che viviamo le storie d’amore? Dove è finito l’amore romantico che narravano i poeti? Dove quelle storie semplici e complesse? E perché non possiamo essere come le eroine degli young adult distopici o urban fantasy? Perché una donna innamorata non può essere come Katniss o come Tris Prior? Perché non posso combattere come una furia e viaggiare per universi paralleli? Perché devo essere ridicolizzata nel mio ruolo di ragazza per un uomo che guadagna miliardi ogni giorno? Jane Austen si sta sicuramente rivoltando nella tomba pensando che il nuovo sex symbol letterario è Christian Grey invece di Mr. Darcy che poteva anche essere un po’ tardo di comprendonio e dai modi bruschi ma di certo non poteva mettere i piedi in testa ad Elisabeth.
Dove sono finiti quei ragazzi della porta accanto che ti portano a cena fuori e poi a guardare le stelle? Perché anche certi ragazzi del college sembrano usciti da GQ con i loro giubbotti da football e i loro soldi sbandierati ai quattro venti?
Certo che quando si legge si vuole uscire dalla routine e emozionarsi per una storia che parla al cuore. Ma una storia d’amore deve essere sana, deve essere motivo di crescita personale, di felicità e benessere. Se ci si continua a far del male, se le emozioni provate sono negative, diventa inevitabile per la propria felicità troncare. I personaggi letterari dovrebbero essere modelli con cui confrontarsi e se non proprio di ispirazione e insegnamento almeno da guida. Certe romance, quelle new adult, ma non solo, vengono lette anche da ragazzine di sedici anni. E se non iniziamo dalle nostre ragazze, dalle bambine, ma soprattutto dai bambini ad educare al rispetto dove andremo a finire? In che mondo vittimizzato e violento vivremo? Il bullismo è una piaga sociale di una gravità inaudita e non possiamo restare indifferenti. L’educazione può e deve passare anche attraverso le letture di intrattenimento che scegliamo. Che esempio vogliamo dare ai nostri figli?
Io non sono una madre e di certo non voglio fare la bacchettona, leggo romance, leggo erotica, apprezzo il sesso, ma negli ultimi tempi mi sono accorta di un dilagante disinteresse nei confronti dei contenuti di certi libri. Una donna che non può indossare un abito succinto, un uomo che si impone con la voce e con i gesti. Malati e psicotici che vengono spacciati per uomini da redimere. Vittime di abusi che corrono spensierati e compiono atti di inaudita drammaticità. Scene di sesso che nonostante il primo consenso sembrano violenze. Si ha il diritto di cambiare idea, ho il diritto di dire no, anche se stiamo già compiendo l’atto sessuale. Se mi è passata la voglia o mi rendo conto che non è la scelta giusta, posso fermarmi.