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I doveri di chi scrive

Da Marcofre

Non si scrive un romanzo, o almeno non lo si inizia, con l’idea di costruire un sistema filosofico definitivo.

Lo scrive Francis Scott Fitzgerald. Sembra ovvio, ma certi concetti è bene ribadirlo perché si tendono a perdere di vista. Per esempio, Dostoevskij viene spesso associato alla filosofia, perché nei suoi romanzi i protagonisti si trovano a lottare con idee (o meglio: con uomini e donne) che pretendono di decidere da quale parte stare.

E fin qui ci siamo. Il problema sorge quando si pretende di trovare all’interno dell’opera complessiva di un autore un sistema filosofico. Come è accaduto con lo scrittore russo, che infatti è stato spesso accusato di non essere coerente con quello che andava affermando.

Non si può trovare quello che non c’è. E non c’è perché un romanziere… scrive una storia.

Però molti credono di poter liquidare la faccenda con l’accusa di incoerenza.

“Sì, sarà anche bravo, però predica troppo e poi non mette in pratica quello che afferma”.

La storia diventa quindi un problema, non un’esperienza da gustare; e una volta che si è scoperta e dimostrata la sua profonda contraddizione, viene messa da parte.

Quello che occorre cogliere non è affatto il sistema filosofico che la sorregge (che può benissimo esserci, si capisce); ma se è reso in maniera efficace. E se questa efficacia si trasmette all’opera, quell’opera. Non all’intera opera dell’autore. Ma a ben vedere, anche se c’è un sistema filosofico in un romanzo di 900 pagine, e viene contraddetto, è davvero grave?

Lo è solo se l’autore non è efficace. Vale a dire non è capace a fare il suo lavoro, perché l’osso è troppo duro per i suoi denti, e quindi si è imbarcato in un’avventura ben al di là delle sue capacità.

La realtà di chi scribacchia non è un organismo posato sul vetrino di un microscopio, e scrivere non è creare un elenco di quello che vediamo. Si tratta di una bizzarra e disordinata serie di eventi creati da un protagonista, o subiti da questi. Se non fosse così, avrebbe lo stesso fascino della lista della spesa.

Se si riscontra questo genere di fascino, vuol dire che è di certo coerente. È quindi un magnifico sistema filosofico, che ha un solo difetto, per alcuni trascurabile: ha ammazzato la storia.
Anzi, forse non c’è mai stato niente del genere, però per quelli che leggono armati di lente di ingrandimento, a caccia delle contraddizioni, è una festa cubana.

Ricordiamoci sempre che chi scrive deve raccontare una storia, deve comunicare. Non sta compilando un trattato filosofico, un sistema di vita nuovo, anche se molti intendo la letteratura proprio così.

Chi scrive ha ben altri doveri: nei confronti della storia prima di tutto.


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