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I due lati della Manica, d'estate

Creato il 12 dicembre 2011 da Rightrugby
I due lati della Manica, d'estate Inghilterra e Francia, al solito: è tempo di coppe, per lo più, e quindi di confronti tra i club dei due paesi, con i transalpini che nello scorso week-end si sono goduti soprattutto la vittoria del Tolosa sugli Harlequins e del Clermont sul Leicester (nella foto, Morgan Parra che non ha paura dei tallonatori). Il prossimo fine settimana sarà ad alto tasso di battaglia. Ma nel frattempo, succede dell'altro e già ne avevamo dato rapidamente notizia sul tumblr
I top team tanto inglesi quanto francesi avrebbero pensato di modificare il calendario stagionale, optando per i campionati domestici in estate: l'obiettivo sarebbe quello di "preservare" i proprio top players dagli impegni con le nazionali, compreso il Six Nations. "Il rugby estivo è stato visto come una possibile soluzione", dice una fonte al Telegraph, la stessa che assicura che tra le società di Premiership ci sarebbe unione d'intenti. Parrebbero le solite sparate di positioning nell'eterna contrapposizione di interessi tra Società-Leghe e Federazioni-Unions.
Mark McCafferty, chief executive della Premier, ha confermato che se n'è parlato tra gli alti livelli, come parte di un "normale processo di pianificazione". Migliori condizioni meteorologiche (soprattutto da Dover in su), un tipo diverso di rugby, la possibilità di conquistare altro pubblico: sono tre dei punti discussi. "Ma abbiamo bisogno che tutti partecipino al dibattito", ha aggiunto McCafferty, anche perché - ad esempio - con la bella stagione si tiene il tour dei Lions e si organizzano Test Match che portano le boreali a sfidare in trasferta le australi. L'agenda è piena d'impegni, la soluzione va presa con cautela e non in modo univoco, fa capire il dirigente.
Se il tema pare interessare almeno in linea di principio sia inglesi che francesi, la Manica si riaprirà  quando a Los Angeles si terrà l'elezione del presidente della Irb per il prossimo quadriennio, prevista in settimana. In lizza l'uscente francese Bernard Lapasset e l'inglese Bill Beaumont.
Pareva già fatta per il secondo, ma la macchina elettorale del nuovo che avanzava s'è inopinatamente inceppata proprio in Nuova Zelanda, Union sua sostenitrice, durante i Mondiali. Là  i duellanti han raccolto 13 voti a testa (le otto Unions fondatrici della Irb - le quattro Home, la Francia e le tre Australi - han voto doppio), in un Suk vergognoso quanto è stato esplicito, in termini sia di promesse che di minacce. Nello stallo, giocoforza far decantare la situazione, decidendo di rinviare la votazione a Dicembre.
Nel frattempo il francese incombente si dice abbia fatto un miglior lavoro di lobbying rispetto allo sfidante inglese: pare abbia guadagnato alla sua causa il nuovo delegato asiatico (è stato eletto un giapponese contro un "lealista pro-Home Unions" di Hong Kong) e nordamericano (è stato eletto uno statunitense al posto di un canadese).  Così i supporter del cambiamento parrebbero ridotti alle Home Unions più Nuova Zelanda e forse Australia, contro uno schieramento basato su uno zoccolo duro franco-italiano  - Dondi è un fedelissimo di Lapasset, è stato ricompensato un paio d'anni orsono con l'ingresso nel Board della Irb e "risarcito" dei mancati mondiali con l'assegnazione della Junior World Cup - che avrebbe aggregato tutto il "Nuovo Mondo rugbistico", assieme al Sudafrica che a questo punto risulterebbero decisivo.
A breve sapremo, ma qual'è l'oggetto del contendere, personalismi a parte? Il francese, tacciato dai nemici di voler usare la rielezione come mero trampolino di lancio per arrivare al Comitato Internazionale Olimpico, intende proseguire la politica di espansione del rugby nel Mondo (mondiali in Giappone, quelli dopo forse in America); le aree nuove ovviamente gradiscono e sono attratte dalla riuscita dell'operazione Sevens alle Olimpiadi made by Lapasset. Beaumont invece sarebbe paladino "di chi produce fatturato", propugnando una revisione della spartizione della torta
, rivendicata da Union di Paesi meno popolosi ma dal rugby più "solido" come quella neozleandese ma non solo (Galles, Irlanda).  Come ciò si concili con gli interessi della più grande delle Union, quella inglese, non è dato sapere ma passa probabilmente attraverso una accelerazione della transizione al Professionismo in tutte le sue sfaccettature commerciali e televisive. Temi non da poco, già emersi durante il Mondiale.
Nel nostro piccolo, il movimento italiano ha poco da guadagnare e molto da perdere dalle confrontation troppo tese, ora che la dipendenza 100% francese tradizionale nostra è venuta meno dall'ingresso in Celtic League. E ora di fatto ci troviamo contrapposti a tutti i Parner celtici e soli coi francesi avverso tutto il resto del Sei Nazioni. Comunque se una vittoria di Beaumont potrebbe risultare catastrofica, quella di Lapasset significherebbe  rinsaldare la presa di Dondi sul movimento domestico. 

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