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I due volti di Roma

Creato il 25 luglio 2013 da Giuseppe Lombardo @giuslom
I due volti di RomaCosa succederebbe se Giorgio Napolitano abolisse l'ergastolo, una punizione detentiva perpetua che mal si concilia col principio di riabilitazione dell'individuo? Cosa accadrebbe se Giorgio Napolitano esercitasse il potere di grazia nei confronti di un uomo che ha rivelato segreti scottanti sul Quirinale? Cosa accadrebbe, ancora, se il Presidente della Repubblica, anziché ergersi a paladino delle larghe intese contro ogni forma di pseudo-populismo, decidesse di dare un segnale di rottura, spezzando le catene dei privilegi e rinunciando a portaborse ed auto blu? Cosa avverrebbe, infine, se dal Quirinale si levasse una saetta d'ira nei confronti dei “mercanti nel tempio” che hanno popolato, nell'ultimo decennio, i consigli d'amministrazione degli istituti di credito e, pretendendo chiarezza, s’iniziasse doviziosamente - d'intesa con la Banca d'Italia - un'oculata opera di pulizia?
Forse queste domande appaiono anacronistiche agli occhi del lettore, eppure non tutti i Capi di Stato operano come Re Giorgio. Ce n'è uno, in Italia, ad esempio, che ha voluto disperdere quell'odioso senso di segregazione verso gli ultimi, verso i più deboli, verso coloro che vengono relegati ai margini della società e confinati in una degradante prigione di silenzio. E' un Capo di Stato anomalo ai giorni nostri, tanto più se consideriamo il fatto che a differenza dell'inquilino del Colle potrebbe davvero rivendicare le caratteristiche e le prerogative del monarca assoluto, un ruolo che gli spetterebbe di diritto, non su mandato parlamentare, ma in virtù di una consolidata tradizione millenaria. Il riferimento, ormai chiaro, è a Papa Francesco, che partendo nel suo cammino pastorale in qualità di Sommo Pontefice dalle impervie strade di Lampedusa ha dimostrato di essere pienamente intriso dallo spirito del tempo, lo zeitgeisttedesco, una qualità che manca alla nostra classe dirigente. E così, a Roma, si assiste specularmente ad un dibattito surreale: da un lato, alcune forze politiche rivendicano la necessità di avere una pioggia di milioni di finanziamento o chiedono in Parlamento di fermare il percorso di una legge, quella contro l'omofobia, che punisce una sorta di pregiudizio orribile; dall'altro, superato il Tevere, si assiste ad una grande opera di modernizzazione incentrata sull'umiltà e su quei valori non negoziabili che già Ratzinger aveva puntualmente indicato.
Intendiamoci: sappiamo che la continuità nella Chiesa è un fattore aggiunto e non pretendiamo di avere gesuiti nelle stanze del potere, anche perché l'assordante presenza di clericali in Transatlantico è già un peso difficile da tollerare in uno Stato che si vorrebbe laico. Ma se questi onorevoli, sempre solerti nel frapporsi a qualsivoglia tentativo di ampliare le libertà civili nel nostro sciagurato Stivale, riuscissero almeno ad acquisire dalla loro autorità spirituale quel senso di appartenenza comunitaria e quella sobrietà che stanno caratterizzando il mandato del Papa argentino, forse l'intera opinione pubblica potrebbe beneficiarne ed applaudire. Altrimenti, come ha recentemente osservato Oliviero Beha, bisognerà fare ammenda per aprire un dibattito critico sotto il profilo storiografico sulla fortuna o meno di aver realizzato la breccia di Porta Pia. Ça va sans dire.

I due volti di Roma

Qui l'articolo sul Quotidiano


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