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I fatti miei e i fatti tuoi

Da Julesdufresne

Il mio problema è che mi circondo (con espedienti anche complicati, tipo esserne la figlia primogenita) di gente a cui come prima cosa al mattino piace accendere la radio su qualche programma del cazzo con altra gente del cazzo che PARLA.

Poi dice Pietro Maso.

Informarvi che «io odio alzarmi presto la mattina», dal punto di vista dell’originalità, lo so, è un po’ l’equivalente di un «soprattutto, la pace nel mondo» detto in costume da bagno e tacchi alti, ma io non credo che realizzate appieno la profondità della mia determinazione a far sì che le otto del mattino non abbiano mai a comparire nel radar della mia vita adulta.

Vediamo se riesco a darvi un’idea.

Io mi impiegherei lieta come sessatrice di pulcini, se mi assicurassero che il sessamento avviene esclusivamente in orario pomeridiano. Io non riesco a dormire prima delle due di notte da quando avevo otto anni. Io non ho coesione molecolare fino alle dieci-dieciemmezza: adagiata in un contenitore svasato, nelle prima mattinata, andrei docilmente ad assumere una conformazione svasata.

(In linea generale, quella che vado ad assumere nella prima mattinata è la forma di gobbina tratta da un racconto mensile del Libro Cuore, cosa che potrebbe o potrebbe non dipendere dallo spessore eccessivo del mio maglione preferito in rapporto al diametro delle maniche della giacchetta sovrastante)

Restando in tema, il sonno inevaso che mi porto dietro e altri materiali inerti mentali sfusi sono la ragione per cui «è un compito a cui intendo dedicarmi all’85%» è la miglior dichiarazione d’intenti in cui io possa produrmi. In una giornata buona.

Con il vento a favore.

Poi c’è il fatto che almeno la metà della percentuale intellettiva disponibile è, già all’origine e mio malgrado, stata irrimediabilmente destinata alla raccolta di dati e al calcolo incrociato volto a trovare una risposta aggiornata in tempo reale al quesito «chi sta/stava/scopa/scopava con chi?», e a lasciare perplessi i ragazzi.

(«Jules, ma come fai a saperlo? Ma li conosci? Ma cosa te ne frega, soprattutto?» «Lo so e basta NON È COLPA MIA LASCIAMI STARE me l’hai chiesto tu»)
 (Se non avessi questo problema dell’immagazzinare automaticamente frammenti anche insulsi d’informazione in vista di una futura eventuale utilità ai fini del sapereicazzialtrui mi sarei laureata a sedici anni. In astrofisica. Dando gli esami in svedese. Per iscritto. Usando. con la sinistra. Bendata)
(Bendata io, e bendata anche la mano)
(Su fogli protocollo a cui è stato dato fuoco a un angolo)
(Avrei il mondo ai miei razionalissimi piedi)
(…)
(Non prendiamoci in giro)
(Spulcerei lo stesso le inserzioni come sessatrice di kycklingar in turno pomeridiano)
(eh)
I fatti miei e i fatti tuoi
 


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