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I fattori neurotrofici e l’NGF

Creato il 10 agosto 2012 da Informasalus @informasalus

cervello
I fattori neurotrofici e l’NGF

I segnali neurotrofici svolgono due principali funzioni:
1. Promuovono la sopravvivenza di un sottogruppo di neuroni facente parte di una popolazione notevolmente più numerosa.
2. Regolano la formazione del numero corretto di connessioni.
Le neurotrofine sono fattori neurotrofici appartenenti a una famiglia di molecole che promuovono la crescita e la sopravvivenza di gruppi diversi di neuroni.
Il fattore di crescita delle cellule nervose (NGF, nerve growth factor) venne scoperto da Rita Levi Montalcini, è una proteina e promuove la sopravvivenza e la differenziazione di neuroni simpatici e sensoriali. Viene rilasciata dalle cellule bersaglio e si lega ai recettori localizzati nelle terminazioni nervose che innervano i bersagli. Questi sono almeno due: il TrkA e l’LNGFR (low affinity nerve growth factor receptor).
Oltre all’NGF si conoscono altri tre membri della famiglia delle neurotrofine:
- il fattore neurotrofico di origine encefalica (BDNF, brain-derived neurotrophic factor),
- la neurotrofina 3 (NT-3),
- la neurotrofina 4/5 (NT-4/5).
Ogni neurotrofina possiede delle proprie caratteristiche e una marcata selettività di azione.
Negli ultimi anni, diversi studi hanno dimostrato che le neurotrofine e in particolare l’NGF agiscono non solo sulle cellule nervose del sistema periferico e centrale, ma anche sui sistemi immunitario ed endocrino. Inoltre, è stato dimostrato che le neurotrofine sono prodotte e rilasciate dalle cellule immunocompetenti ed endocrine e aumentano in situazioni di stress e in certe malattie autoimmuni.
Altri studi indicano che elevati livelli di sintesi e liberazione di NGF si associano ad aumentati livelli di diverse citochine proinfiammatorie (TNF-α, IL-1β e IL-6) e situazioni di obesità e sindrome metabolica.
Durante la vita, le connessioni nervose, istituite da un numero ormai stabile di cellule nervose, continuano a modificarsi in vario modo. La competizione che ha luogo tra le cellule nervose per la conquista dell’accesso alle molecole trofiche, oltre a mediare le correzioni compensatorie rese necessarie dal processo di crescita, consente ai prolungamenti dei neuroni e alle loro connessioni di modificarsi per far fronte alle diverse circostanze, come a eventuali lesioni o ai mutamenti che l’esperienza può indurre nella forma dell’attività nervosa.
Per ulteriori approfondimenti su questo argomento si rinvia al testo Multidisciplinarietà in Medicina.
Bibliografia
Gasparini L. Multidisciplinarietà in Medicina. Metodologia, Scienze biomediche, Posizione dell’omeopatia in ambito scientifico. Edizioni Salus Infirmorum, Padova, 2011



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