N.0 – Novembre/Dicembre 2010
Chi conta ostinatamente i giorni di ritardo rispetto alla partenza prevista (quasi quattro anni fa), chi chiede confronti pubblici sul tema, chi distribuisce colpe, chi le scansa e chi, semplicemente, ha convenienza.
E intanto la ragnatela aerea del filobus è sempre lì, a tormentare occhi e stomaco.
Noi proponiamo perciò un gioco: addormentiamoci……. un sonno breve ma lungo.. addormentiamoci tutti, compresi i paggetti del Comune che all’epoca lasciarono fare chi s’era arrogato troppo potere per fare senza chiedere.
Riapriamo gli occhi dopo un riposo catartico, capace di cancellare pensieri e attese dei giorni precedenti.
E girando per la città, guardandola come fosse la prima volta, senza gli occhi dell’abitudine, come turisti in casa propria, tutti a chiedersi: questi pali, questi fili, perché sono qui? Se servivano, a cosa servivano? Quale uso potevano costituire? Chi ne beneficia? Chi ne conosce l’utilità collettiva? Chi, insomma, sa dire a cosa servano?
Nessuno sa dare risposta per uno strumento che nessuno ha mai visto in azione.
N.4 – Novembre/Dicembre 2011
I fili si intrecciano più che sciogliersi. Siamo punto ed a capo.
Di partenza non si parla, eppure il filobus corre spedito nell’inchiesta e nelle polemiche.
Tacere uno scempio ambientale ed accettare una forzatura imposta per intrecciare interessi non compatibili con la realtà leccese, significherebbe nascondere il filo d’Arianna. La città barocca deve uscire senza vergogna dalla tempesta giudiziaria e dagli attacchi pilotati per stoppare campagne elettorali o per favorirle.
Sembra un labirinto di progetti, d’incarichi, di movimenti di danaro, di alleanze che porterebbero fuori strada.
Sembra anche lo stomaco dei leccesi in un marasma di cattivi pensieri che fanno venire il volta stomaco di fronte ad una evidente bruttura che colpisce la vista e la dignità, di tutti. Colpisce soprattutto la politica.
Arriveremo al capolinea? Qualcuno ci guiderà sulla diritta via con mano ferma e tasche vuote, le sue, per il bene della città?
Tra fili, cavi, cavilli, pali, paletti e veti quelli sussurrati nelle stanze dei bottoni, aumenta la polemica dei dispetti. Di certo ci sono anche i sospetti.
Noi attendiamo quel sindaco che riordini la ragnatela del filobus.
LETTERA APERTA AL SINDACO DEL COMUNE DI LECCE
Caro Paolo,
se togliessi, smantellassi, cancellassi il filo-mostro con la bacchetta del potere, quale hai come primo cittadino e potrai ancora avere, UP! in seno alla campagna d’informazione, avviata esattamente lo scorso anno contro lo scempio ambientale e di inutile allaccio alla città, percorrerebbe, come ha sempre fatto, con maggiore decisione le scelte, figlie di quell’onestà intellettuale che non conosce servilismo, pacche sulle spalle, sguardi bassi.
Paolo, se perorassi la causa di tutti i cittadini, del bene di Lecce, UP! farebbe un plauso alla serietà di governo, a chi avrebbe il coraggio di appendere ai fili un quadro non proprio edificante. Occorre rimuovere pali, fili, tracciati, ricordi, attacchi, se orrendi, ingiusti e vergognosi.
Le cause si sposano come le idee e solo chi segue le proprie sul filo della serietà morale ed intellettuale merita di andare avanti, di essere UP!
Dimostralo!