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I fili della rete

Creato il 24 luglio 2010 da Speradisole

Qualche giorno fa, su un post che avevo pubblicato sul vizio che Berlusconi ha di dare sempre la colpa alla sinistra, di tutto quello che accade di brutto alla maggioranza, qualcuno ha raggiunto il mio blog, tramite il referente:  il giardinaggio.it.

Apro questo sito, incuriosita più che altro, per comprendere l’analogia tra il giardinaggio e quello che avevo scritto.

Con grande sorpresa trovo questa lettera che trascrivo molto volentieri.

Probabilmente una persona molto sensibile, volontariamente o involontariamente ha fatto giungere la lettera al mio blog. Ringrazio la persona e faccio girare, come richiesto.

Da il giardinaggio.it

L’Aquila: le solite promesse da marinaio

Ricevo e inoltro

Dall’Aquila

Ieri mi ha telefonato l’impiegata di una società di recupero crediti, per conto di Sky. Mi dice che risulto morosa dal mese di settembre 2009. Mi chiede come mai.

Le dico che da 4 aprile dello scorso anno ho lasciato la mia casa e non vi ho fatto più ritorno, causa terremoto. Il decoder Sky giace sepolto sotto la parete crollata. Ammutolisce.

Quindi si scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chi di dovere. Poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a posto. Mi dice di amare la mia città, ha avuto la fortuna di visitarla un paio di anni fa. Ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una scalinata in selci che scendeva da Duomo verso la basilica di Collemaggio. E mi sale un groppo alla gola. Le dico che abitavo proprio lì. Lei ammutolisce di nuovo. Poi mi invita a raccontarle com’è la mia città oggi. Ed io lo faccio.

Le racconto del centro militarizzato. Le racconto che non posso andare a casa mia quando voglio. Le racconto che, però, i ladri ci vanno indisturbati. Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire. Le racconto dei soldi che non ci sono, per ricostruire. E che non ci sono neanche per aiutare noi a sopravvivere. Le racconto che, dal primo luglio, torneremo a pagare le tasse ed i contributi, anche se non lavoriamo. Le racconto che pagheremo l’I.C.I. ed i  mutui sulle case distrutte. E ripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti. Anche per chi non ha più nulla. Che, a luglio, un terremotato con uno stipendio lordo di 2.000 euro vedrà in busta paga 734 euro di retribuzione netta. Che non solo torneremo a pagare le tasse, ma restituiremo subito quelle non pagate dal 6 aprile. Che lo stato non versa ai cittadini senza casa, che si gestiscono da soli, ben  ventisettemila, neanche quel piccolo contributo di 200 euro mensili che dovrebbe aiutarli a pagare l’affitto. Che i prezzi degli affitti sono triplicati. Senza nessun controllo. Che io pago, in un paesino di cinquecento anime, quanto Bertolaso pagava per un appartamento in via Giulia, a Roma.

Le parlo dei nuovi quartieri costruiti a prezzi di residenze di lusso. Le racconto la vita delle persone che abitano lì. Come in alveari senz’anima. Senza neanche un giornalaio. O un bar. Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loro terra. Lontani chilometri e chilometri. Le racconto dei professionisti che sono andati via. Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto calo. Le racconto di una città che muore.

E lei mi risponde, con la voce che le trema, “Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non potete restare così. Chiamate i giornalisti televisivi. Dovete dirglielo. Chiamate la stampa. Devono scriverlo”.

Loro non scrivono; voi fate girare.


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