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Creato il 21 marzo 2013 da Ifilms

la grande abbuffataSabato 23/3/13, ore 1.20, IRIS

Capolavoro del cinema italiano (e non solo), La grande abbuffata rappresenta un vertice assoluto nella filmografia di un regista tra i più anticonvenzionali e controversi che il nostro cinema abbia mai potuto vantare. Il respiro internazionale della poetica di Ferreri, frutto di profonde analisi sociologiche sulla condizione esistenziale dell’uomo moderno che soccombe al sistema consumistico, raggiunge in questo film la sua più alta espressione. Quattro amici di mezza età si ritrovano in una villa parigina, accompagnati da alcune prostitute, pronti a consumare un emblematico suicidio collettivo secondo un inquietante rituale, preparato nei minimi dettagli, scandito da orge di cibo e sesso. La quotidianità, esemplificata nelle sue azioni più elementari (mangiare, dormire, copulare, defecare) diventa simbolo di auto annientamento, e il tema ossessivo del pranzo fastoso diventa lo strumento per una cinica e lucidissima satira antiborghese. Soffocato dall’abbondanza e dal culto del superfluo, l’uomo (occidentale) è destinato a spegnersi lentamente, dopo aver condotto una vacua esistenza. L’unica salvezza è rappresentata dalla Donna (procreatrice per natura), incarnata da Andéa Ferréol, maestra materna e insaziabile che seppellirà i quattro amici. Lo sguardo nichilista di Ferreri propone un affresco allucinato ed iperrealista che sfocia nell’onirico, in cui la provocazione non è mai fine a se stessa. La disgregazione fisica e morale dell’umanità si fonda su una sacrale tristezza spirituale, filtrata attraverso i connotati stranianti dell’ humor nero. I protagonisti, incarnano quattro figure metaforiche raffiguranti tòpoi dell’ideologia borghese: la Giustizia (Philippe Noiret), lo spettacolo (Michel Piccoli), la cucina (Ugo Tognazzi) e l’avventura (Marcello Mastroianni). Attori superiori a qualsiasi elogio. La dirompente forza de La grande abbuffata turba e sconvolge oggi come quarant’anni fa. Il ricco repertorio di peti, vomiti ed escrementi che propone fece gridare allo scandalo, tanto da essere sonoramente fischiato alla prima al Festival di Cannes, dove ottenne comunque il premio FIPRESCI della stampa internazionale.

Capolavoro unico e imprescindibile.


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