Secondo capitolo della saga tratta dai romanzi di Suzanne Collins, La Ragazza di Fuoco vede alcuni sensibili cambiamenti rispetto al film precedente.
Innanzitutto un nuovo regista (Francis Lawrence ha sostituito Gary Ross) e conseguenzialmente un nuovo approccio registico e visivo: alla camera a mano e al naturalismo di Hunger Games viene preferita una messa in scena più convenzionale, meno ricercata ma comunque funzionale. In secondo luogo gli Hunger Games (i micidiali giochi al massacro per garantire la sopravvivenza di un unico vincitore) occupano una posizione secondaria, almeno apparente, nell’economia della storia e finiscono con l’assumere un significato più alto e decisamente altro rispetto al puro spettacolo di intrattenimento e distrazione delle masse.
Ne La Ragazza di Fuoco, infatti, il latente spessore politico della storia si fa più evidente, le derive autoritarie del regime del presidente Snow (Donald Sutherland) sempre più feroci e la consapevolezza del proprio ruolo, come “strumenti” del potere e al contempo come possibili modelli di riferimento per chi si ribella al regime, da parte di Katniss (Jennifer Lawrence) e Peeta (Josh Hutcherson), sempre più forte.
Diviso in maniera piuttosto netta in due capitoli (il Tour della Vittoria, in cui Katniss e Peeta sono costretti a girare tutti i distretti di Panem come armi di distrazione di massa, e l’Edizione della Memoria, la settantacinquesima edizione degli Hunger Games in cui si sfideranno tutti i vincitori delle edizioni precedenti), La Ragazza di Fuoco ha nella sua prima parte i maggiori motivi d’interesse, imbastendo un non banale discorso sulle mistificazioni del potere, sul mantenimento dello status quo attraverso l’evasione e sull’ottusità e sostanziale idiozia di ogni forma di totalitarismo.
In tal senso notevole il lavoro scenografico (con tanto di richiamo all’architettura e all’estetica nazifascista, oltre a riferimenti neanche troppo velati a Ben Hur e all’epica romana) e di fotografia (la freddezza asettica dei vari distretti che versano in condizioni pietose fa da perfetto contraltare alla luminosità e alla varietà cromatica che contraddistingue gli alloggi di Capitol City e che, a sua volta, contrasta con la cupezza avvolgente la foresta in cui si svolgono gli Hunger Games) capace di illustrare visivamente e in maniera compiuta una società oppressiva tanto elegante e sfarzosa quanto crudele e spietata.
Quando, invece, il film vira sulla componente più action e prettamente spettacolare il tutto si fa più prevedibile, ripetitivo e sfilacciato, troncando con un cliffhanger da serial televisivo che annuncia l’imminente terzo episodio, lasciando però a questo La Ragazza di Fuoco un inevitabile senso di incompiutezza, ridimensionando in fieri un prodotto con tutte le carte in regola per ambire ad essere qualcosa di più di un semplice capitolo di transizione all’interno della trilogia.
Buona prova quella della Lawrence, sempre più carismatica e versatile interprete, capace di reggere quasi interamente il film sulle sue spalle. Piuttosto funzionali le prove di Josh Hutcherson e del supporting cast all star, da Woody Harrelson a Donald Sutherland, passando per le new entry Philip Seymour Hoffman, Jeffrey Wright e Jena Malone.
Voto: 2,5/4