Il mercato coperto attrae le nostre papille gustative, vergini di fronte a tante prelibatezze tropicali. Frutti gialli, rossi, verdi, frutti allungati, schiacciati, che sembrano gusci di tartarughe o grosse pigne rotonde. Proviamo tutto, ovviamente. A casa, fieri di fronte al nostro cesto variopinto, iniziamo ad avere i primi dubbi e ci interroghiamo sulle tecniche migliori per attaccare questo piccolo tesoro. Abbiamo due tipi di maracuja, uno è giallo e sembra una piccola banana, l’altro tende al viola e parrebbe una prugna. Un bel taglio netto nel mezzo rivela una crema morbida in cui affondiamo il cucchiaino. Mi raccomando, si manda giù senza masticare, perchè i semini se sgranocchiati rovinano l’atmosfera. Il succo scende nella gola e lascia un retrogusto quasi fiorato. All’apertura del tomate ingles ci attende uno spettacolo simile ma rosso scuro e aspro, forse non è ancora pronto o magari è solo l’idea del pomodoro che frena il mio entusiasmo, in ogni caso non riesco ad apprezzarlo fino in fondo. Ormai convinti di aver capito tutto dividiamo in due anche il guave, per scoprire poi che, nonostante le sembianze di mandarino acerbo, ben maturo ha un profumo inebriante e si mangia direttamente a morsi senza scartare la buccia. Abbiamo lasciato per ultime le due creature più strane. L’anona ha un nome simpatico e un colore verde chiaro all’esterno, ci fanno pure una sagra in inverno e sono impaziente. Dentro nasconde grossi noccioli neri non commestibili in una polpa simile alla pera ma più dolce. Infine c’è il grande mistero, che prende il nome di Monstera Deliciosa ed inizialmente è per noi del tutto inespugnabile. Grosso e oblungo, ricoperto di squame scure, non si morde e non si lascia aprire facilmente. Una volta tagliato, trovi piccoli chicchi bianchi esagonali che si tolgono con un po’ di fatica schiacciandoli. Al momento dell’assaggio si fa aggressivo, punge nella bocca, leggeremo poi che contiene una sostanza irritante per le mucose. Lo abbandoniamo per qualche giorno, forse gli daremo una seconda possibilità. La mattina dopo ha preso possesso della cucina. E’ esploso ed è ovunque. Insomma, decide lui quando è il momento di mangiarlo, e te lo fa capire, si apre, si smonta, la scorza si toglie da sola e l’unica noia che resta è quella di eliminare la pellicola terrosa che ricopre i singoli chicchi. Il gusto è sorprendente. Resta sempre un po’ acuto e fastidioso, ma di una dolcezza quasi esagerata, ricorda vagamente i chewingum rosa della nostra infanzia.
Ecco un’immagine che li ritrae tutti insieme:
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