Magazine Maternità
I gatti hanno sempre fatto parte della mia vita, ma due di loro meriterebbero pagine e pagine di racconto.
La Chicca è la gatta della mia infanzia. Nata a Milano nell'ottobre del '78, quindi un anno e mezzo prima che nascessi io, mi ha accompagnato fino ai miei 17 anni. Dire che le ho voluto bene sarebbe riduttivo: praticamente in ogni mio ricordo d'infanzia lei è presente. Ce la siamo portati dappertutto, durante i vari trasferimenti (il mio Babbo era direttore d'albergo, della catena dei Motel Agip, per questo motivo abbiamo traslocato spesso quando ero piccola). Ha preso traghetti, aerei e treni.
E' miracolosamente sopravvissuta al grande gelo del 1985: in quel periodo abitavamo a Trieste, lei era uscita di casa e non l'abbiamo più vista per 5 giorni. Nel frattempo erano caduti 40 cm di neve. Ricordo ancora quanto erano tristi i miei genitori, che cercavano di prepararmi alla brutta notizia. Invece lei, impavida, si era scavata una buca nella neve, e al quarto giorno di ricerche ne è sbucata fuori, dimagrita ma felice.
Decisamente bruttina di suo (bianca e grigia, nessun segno particolare), dopo il trasferimento a Palermo, nel 1989, vuoi per il rumore, vuoi per lo stress, le si era rotta una venuzza nell'orecchio ed era stata operata, così era diventata ancora più oRenda, con un'orecchietta tutta accartocciata. Ma io la adoravo.
Mi ha fatto compagnia durante i pomeriggi passati a studiare, sdraiata sulla mia scrivania. Ogni tanto si buttava sui miei vocabolari di latino e greco, forse cercava di aiutarmi nelle traduzioni, chissà.
E' morta una domenica pomeriggio.
Da qualche settimana si trascinava sulle zampe anteriori, non mangiava, si nascondeva sotto la cassettiera in camera mia. Il nostro buon veterinario aveva cercato di prepararci alla dipartita, ma non ci volevamo credere. L'abbiamo coccolata fino all'ultimo. Il Babbo l'ha sepolta nel giardino dell'albergo. Ogni volta che guardo le sue foto mi commuovo, mi commuovo anche a scriverne: lei E' la mia infanzia.
Attila è stato il primo gatto veramente "mio".
IlMioAmore (anche lui estremamente gattofilo) ed io avevamo deciso di adottarne uno e avevamo messo un annuncio sull'allegato al giornale locale. Ha risposto una signora, proprietaria di una trattoria (chissà quanto avrà mangiato bene mamma gatta durante la gravidanza, ho pensato). I gattini erano nati il giorno prima, il 12 marzo 2006. Siamo andati a sceglierlo: li avrei portati a casa tutti quanti!
Sei settimane dopo, appena svezzato, sono andata a prenderlo. Ricordo ancora quanto era piccino, il trasportino era immenso per lui, ma ho avuto l'impressione che avesse capito che ero lì per lui e per volergli bene. Era il ponte del 25 aprile, siamo rimasti a casa con lui tre giorni per abituarlo alla casa. La sera stessa dormiva sul mio cuscino, per la precisione sui miei capelli, che forse gli ricordavano il pelo della sua mamma (di qui il termine Ronfatesta). Il mattino dopo sono andata a fare i miei bisogni in bagno, lui mi è venuto dietro e ha voluto che lo prendessi in braccio mentre ero seduta sul wc (di qui il termine Ronfacesso). Fa entrambe le cose tuttora. Peccato che pesi 6 kg e rischi di soffocarmi quando si mette a dormire sulla mia testa...
Ovviamente lo portiamo in vacanza con noi. Appena vede le valigie, rimane in casa (è libero di uscire quando vuole: per precauzione a sei mesi l'abbiamo fatto sterilizzare). Quando tiriamo fuori il trasportino, ci si infila di corsa, neanche avesse paura di essere dimenticato... Che sia in appartamento o in campeggio, si abitua immediatamente alla nuova routine. Ci segue dappertutto, come e meglio di un cane.
E questo è quello che fa con la Purulla.
Da notare come Attila abbia preso possesso della sdraietta della Purulla (sdraietta che a dire il vero lei non ha mai usato)...
Spero che lei gli voglia bene come io ho amato la Chicca. A giudicare dagli sguardi, siamo a buon punto.
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