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I giorni della locusta

Creato il 11 luglio 2011 da Albertocapece

I giorni della locustaIl Paese che se la stava cavando meglio degli altri è più che mai sull’orlo della bancarotta. Ci chiamiamo Italia, ma abbiamo un governo di importazione guatemalteca, che alla fine è risultato essere il vero fattore propulsivo  dell’inaffidabilità e della debolezza. Fragilità ancor più evidente proprio perché questo centroamerica  nel cuore dell’Europa, ha goduto finora dell’appoggio di tutti quelli che per ragioni economiche o etiche o politiche avrebbero dovuto evitarlo. Forse anche schifarlo, ma hanno preferito appoggiarlo in cambio di vantaggi, strizzate d’occhio, benefici, dominati non solo dalla stella polare degli interessi, ma anche dall’ossessiva paura di qualsiasi cambiamento.

Del resto un Paese dove una manovra assolutamente necessaria viene di fatto rinviata a dopo le elezioni per dar modo a servi e cialtroni di trovare la via di conservare la poltrona, non può che correre verso il burrone. E un Paese dove ci si appresta a dichiarare sospesa la legge per dar modo al premier di non pagare lo scotto delle sue malefatte, non può essere affidabile per nessuno.

Purtroppo in questo dramma si inseriscono elementi penosi, come il mutismo delle opposizioni, perse nei loro giochini parlamentari e anche nel loro ruolo di attori passivi dell’ “incivitas” che aspetta il terremoto. Ma anche elementi grotteschi, tutti tesi al recupero di un passato, come se dopo vent’anni di appoggio al berlusconismo fosse possibile chiedere un’altra occasione.

Così il segretario di stato vaticano, Tarcisio Bertone,  ha organizzato un incontro segreto per cercare di mettere in piedi una Dc per il dopo Cavaliere: una cinquantina di personaggi freschi, nuovi e intelligenti come  Fioroni, Pisanu, Cesa, Buttiglione, Binetti , Bonanni e Pezzotta. La crema dell’inutilità. Ma qui viene il bello:  la riunione ha fatto incavolare la Cei di Bagnasco che l’ha considerata ”un’ingerenza vaticana nelle cose di competenza della Chiesa italiana”

Il che equivale a dire che gli affari politici del Paese sono una questione della conferenza episcopale: si stanno sbranando e dividendo sullo spoglie di un’Italia che hanno contribuire a distruggere per conservare il loro potere temporale. Sarebbe gente da fustigare con i rosari, punizione degna del cabaret che mettono in piedi, eppure tutto questa retroscena nemmeno più suscita  una reazione laica: fa parte del paesaggio di cartapesta e di incartapecoriti di questo orrendo e inquieto declino.

 


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