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I giovani cambiano la Cgil

Da Brunougolini

I giovani cambiano la Cgil
C’è anche una Cgil che sta cercando di cambiare. Succede proprio a Firenze, ma non solo a Firenze. E’ uscito un volume curato da Ilaria Lani, già responsabile delle politiche giovanili del sindacato. Porta come titolo: “Organizziamoci! I giovani e il sindacato dei mille lavori”, Editori Internazionali Riuniti. Leggiamo tra i diversi testi (di grande interesse, in particolare, quelli di Alessandro Coppola e Stefano Iucci) un bilancio delle esperienze fatte, compilato da Andrea Brunetti.
Tra tali esperienze, a Firenze, appunto, c’è il “Plas, la Casa dei Mille Lavori”. Una strana sigla che rimanda a “Partecipazione, LAvoro e Servizi” ma anche a musica, arte, cultura. Con una sede aperta anche alla sera (come facevano, immaginiamo, le Camere del lavoro di un tempo lontano). Così oggi, scrive Brunetti “migliaia di giovani sono entrati nelle sedi delle Camere del Lavoro entrando in contatto con il sindacato, il grande sconosciuto”.
“Plas” lo trovate su Facebook così come “Atlantis”, nato a Enna e che parla di spazi di aggregazione “che cercano di rispondere alle trasformazioni del mercato del lavoro, della società, della cultura del lavoro, ai nuovi bisogni di rappresentanza e partecipazione”. A Bergamo trovate “Tolabox box” descritto da Diego Verdoliva, come “un hub, un contenitore d’istanze”. A Lecce “Lo Spazio Sociale del Lavoro” sperimenta liste di collocamento, con gli imprenditori e i centri per l’impiego. A Padova “Reset” è rivolto in particolare agli studenti così come a Roma “Lo Sportello Precario” presso la Sapienza.
Sono proposte, sedi, offerte di servizi che rappresentano anche l’epilogo di campagne importanti. Il volume di Ilaria ripercorre quei manifesti paradossali che all’insegna di “Giovani NON+ disposti a tutto” ricordavano offerte di lavoro insopportabili. Così come a Napoli “Babbo precario” raccontava le condizioni di lavoro dei commessi durante le feste natalizie. L’impegno si estendeva anche nello spesso dimenticato settore agricolo con la denuncia degli “Invisibili”, attraverso un “sindacato di strada” organizzato sui “camper dei diritti”. Mentre nel commercio prendeva piede la campagna “Dissociati” rivolta ai giovani inseriti nei contratti di associazione in partecipazione. Così come nel settore tessile la campagna “abiti puliti” prendeva di mira l’azienda indonesiana “Original Marines”. Iniziative che hanno portato a qualche successo importante. E’ il caso della campagna denominata “conilcontratto.it”, a favore dei giovani presenti negli studi professionali.
Interessanti gli interventi nel welfare. Ad esempio la convenzione di assistenza sanitaria integrativa prevista dalla ”Mutua Elisabetta Sandri”, nata da un collegamento tra “Strade” (Sindacato traduttori editoriali) e lo Slc Cgil.
Una scelta decisiva, in questo bilancio, è quella della contrattazione inclusiva, che vuole parlare alle categorie per convincerle ad includere nelle proprie trattative non solo coloro che sono in possesso di un contratto a tempo indeterminato ma anche i tanti con contratti precari. Come scrive Susanna Camusso nella prefazione a questo “Organizziamoci!”: “Se vogliamo fare del contratto nazionale uno strumento che parli davvero a tutte e a tutti, e tentare di debellare il dualismo tra protetti e non protetti, il sistema di contrattazione deve cambiare e farsi più inclusivo. E con esso deve cambiare anche il nostro modo di agire: dobbiamo superare in definitiva una linea difensiva sulla precarietà, recuperando il ritardo che abbiamo accumulato negli anni”.
La Cgil, insomma, non è immobile come molti la dipingono invece di prendere spunto proprio da queste esperienze per spingere questo sindacato (ma perché nessuno mai discute con Cisl e Uil su questi temi?) a moltiplicare gli sforzi di rinnovamento. Scrive ancora Susanna Camusso nella prefazione: “Si è trattato di esperimenti innovativi per le forme e i contenuti sollevati, che hanno iniziato a sedimentare una nuova cultura organizzativa e attivato progetti mirati alle fasce del lavoro più precario e frammentato”. Insomma è una battaglia aperta per battere le resistenze che ci sono – e anche di queste bisognerebbe parlare – nelle forze politiche, nelle forze imprenditoriali, nello stesso sindacato (Cgil compresa).

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