I giovani e la retorica (stanca) del futuro.

Da Fishcanfly @marcodecave

Londra, cosa sei? A chi assomigli? Bruci d’amore per un popolo che più non ti ama? Graffi lo specchio di fumo con rumori di vetrine infrante e pale di elicottero, ma è un vago riflesso la tua immagine. Pallida imperfetta copia di Roma che ti fu madre. Suonano corde di fuoco le fredde dita del poeta che ti predisse la fine…

Uno dei capisaldi del discorso democristiano-domenicale classico, quand’anche le bollette e la salute possano consentire lo sviluppo corretto di determinate tematiche, è questa continua insulsa scommessa sui giovani.

Francamente reputo corretta l’ipotesi di Savage, nel suo saggio edito Feltrinelli, secondo la quale la gioventù altro non è, ai tempi odierni, che un mito inventato e costruito ad arte, direi anzi manipolato (tutti  i miti sono soggetti a manipolazione di mercato, apriamo gli occhi).

La goventù è un pubblico, una fonte pressocché inesauribile di alimentazione del mercato. La gioventù è il più potente campione di consumatore per tutti i mercati: da quello legale a quello illegale, da quello culturale a quello con minori velleità e pretese artistiche.

Perdurare in molti discorsi sui “giovani” significa aprire la breccia alla ghettizzazione nonché al luogo comune. Il giovane dovrebbe eccellere nello sport e negli studi, provocare le invidie e le ire di chi già s’appresta all’occaso della vita.

Niente di più, il resto è pappa fritta, problematica sociale. Anche quando si parla di meritocrazia non si dovrebbe cadere nella trappola e nell’abuso della parola giovane. Si dovrebbe qualificare con “studente”, proprio ad evidenziare una multipla presa di responsabilità.

La sostanza passa dalla forma, e disinteressarsi della forma porterà a sottovalutare anche la sostanza.

Largo ai giovani, purché non idioti, ma non cediamo nemmeno un centimetro ai luoghi comuni: il ghetto di molte conversazioni.

Risulta evidente come l’anti-banalizzazione di questa operazione vitale, di questa trasformazione dovrà pertanto passare dall’abbattimento dei pregiudizi e da un piano molto preciso e rigido che passi al vaglio di famiglia, scuola e tutti i centri (religiosi e non) che possano contribuire alla crescita civile di una società nuova.



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