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“I have a (cultural) dream”… e un’idea

Da Addamico @addamico

“I have a (cultural) dream”… e un’ideaHo fatto un sogno!

Premessa del sogno

Non so quanti di voi conoscano Great Place to Work®, un progetto che dal 1997 pubblica ogni anno la classifica delle 100 Best Companies to Work For. Si tratta di una ricerca, nata negli USA ma diffusasi rapidamente in tutto il mondo, che misura la qualità negli ambienti di lavoro.

Attualmente il Great Place to Work® Institute ha uffici in 47 paesi, dal 2001 anche in Italia, e collabora mediamente con 6000 organizzazioni che rappresentano più di 11 milioni di dipendenti. La ricerca si basa su un questionario distribuito direttamente ai dipendenti a cui viene chiesto il grado di soddisfazione sulla propria azienda e se la ritengano o meno un “great place to work”. Il risultato? Una lista di best practice dettagliata e decisamente interessante.

Nel 2013 è Google il “best multinational workplace” , seguito da due aziende sempre del settore Information Technology. “Un comparto”, ha dichiarato Alessandro Zollo, ad di Great Place to Work® Italia, “tendenzialmente giovane che ha un approccio alle risorse umane un po’ diverso da quello tradizionale, tende a liberare creatività e ingegno”.

Il sogno: Italy 2019 [interno casa...mia]

Alle prese con la prima colazione lancio un’occhiata  sul tablet e scopro che la notizia del giorno è la pubblicazione di Great Cultural Place to Work 2019, la classifica dei migliori luoghi di lavoro in ambito culturale. Bene! Sono curiosa di vedere come ce la siamo cavata: l’Italia quest’anno ospita la capitale della cultura europea.

“I have a (cultural) dream”… e un’idea
Scorrendo l’elenco ho quasi un soprassalto: ci sono ben due luoghi made in Italy tra i primi 10 classificati a livello mondiale: l’area archeologica di Pompei (un miracolo se ripenso a come eravamo messi nel 2013!) e, sorpresa delle sorprese, il Museo dello strumento musicale di Reggio Calabria, dopo l’incendio doloso di sei anni fa sembrava non ci fosse futuro per questa realtà e invece…

A questo punto, sorridente e molto felice apro gli occhi….

Il risveglio

Ma come? Era SOLO un sogno?? Mi precipito su Google e digito “Great Cultural Place to Work”: niente! Riprovo, ancora niente! Sull’orlo della crisi di nervi mi torna alla mente la frase: “I sogni son desideri” e per qualche minuto rimango sospesa tra sogno, fiaba e (dura) realtà.

Decido però che Cenerentola ha fatto il suo tempo e che, se proprio devo scegliere un alter ego, questo sarà Martin Luther King.

“I have a (cultural) dream”… e un’idea
Si proprio lui, il simbolo di tante battaglie civili che il 28 agosto 1963, al termine di una storica marcia di protesta, davanti al Lincoln Memorial di Washington pronunciò il discorso: “I have a dream”

Capisco che l’accostamento può apparire presuntuoso, ma comprendetemi, anche io, come Martin Luther King, a questo punto posso dire: “I have a dream”, anzi, “I have a cultural dream”.

L’idea

Ed ecco l’idea: perché non provare a farla nascere una classifica dei migliori luoghi culturali di lavoro? E non con l’obiettivo di dare medaglie o creare gare autoreferenziali, ma per conoscere meglio le aspirazioni, i progetti, e le idee di chi lavora per noi e con noi.

Persone che a volte rappresentano meglio di tante campagne pubblicitarie il nostro museo, il nostro teatro, il nostro festival… e lo hanno scelto come luogo di lavoro perché, in fondo, era la cosa più vicina a quello che per anni hanno chiamato “sogno”.

Certo non è facile guardarsi dentro, soprattutto se lo strumento da cui partire è un questionario, ma scegliere strade comode e accomodanti non ha mai portato a grandi scoperte e soprattutto non aiuta a crescere.

“I have a (cultural) dream”… e un’idea
E allora perché non provare? Perché non iniziare?

Lettori di Care About Culture siete pronti a mettervi in marcia?

P.S. Grazie ad Alessandro Mallamaci per la foto del Museo dello strumento musicale di Reggio Calabria


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