di: Manlio Dinucci
Finalmente – dopo essere stati per oltre due secoli vittime di guerre, invasioni e colpi di stato da parte degli Stati uniti – i popoli di Asia, Africa e America latina hanno deciso che è ora di farla finita. L’idea geniale è stata quella di adottare gli stessi metodi di Washington, finalizzati però a una giusta causa. È stato costituito un Gruppo di azione per gli Stati uniti che, attraverso riunioni di esperti, ha elaborato il piano, denominato «strategia del Grande Occidente». L’intervento è stato così motivato: negli Usa, è al potere da oltre due secoli lo stesso Presidente che, impersonificandosi di volta in volta in un uomo politico repubblicano o democratico, rappresenta gli stessi interessi dell’élite dominante. La Comunità internazionale deve quindi agire per porre fine a questo regime dittatoriale. Preparandosi a deporre il presidente Obama, una commissione di dissidenti ha scritto una nuova Costituzione degli Stati uniti d’America, che garantisce una reale democrazia all’interno e una politica estera rispettosa dei diritti degli altri popoli. Contemporaneamente (con la consulenza di esperti cubani, iracheni e libici) il Gruppo di azione ha imposto un ferreo embargo agli Stati uniti, congelando tutti i capitali statunitensi e chiudendo tutte le attività delle multinazionali Usa all’estero, compresi i fast food McDonald’s e i distributori di Coca-Cola. In seguito al blocco delle speculazioni finanziarie e dello sfruttamento della manodopera e delle materie prime di Asia, Africa e America latina, Wall Street è crollata e l’economia statunitense è sprofondata nella crisi. Il Messico è stato costretto a erigere una barriera metallica lungo il confine, sorvegliata da veicoli ed elicotteri armati, per impedire che clandestini statunitensi entrino nel suo territorio alla ricerca di lavoro.