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I ladri di sogni di Salvo Zappulla
Di cosa sono fatti i sogni? Impalpabili, fluttuanti sulle palpebre stanche, viaggiano nel liminare, nel subcosncio, ad un livello profondo, lunare, notturno, in parte inattingibile, fatto di nebbie e contrasti, misteri, assurdità e trame fitte di desideri inespressi, di pulsioni vive e ribelli all’attività censoria esercitata dal concreto mondo ragione.
Sogno, simbolo, radice di vita e spesso, per fortuna ribellione alla stessa, al suo grigiore monotono.L’uomo è una creatura indifesa, per quanti beni possa accumulare, è sempre fragile, nudo e tremante in balia della sorte. Non c’è oro che colmi l’angoscia, non c’è argento che plachi l’ansia del non-esserci. Burattini. Non siamo nulla nell’economia generale dell’Universo, puntini, entità facilmente sostituibili, possiamo morire da un momento all’altro per un banale qualsiasi motivo.Nessuno è indispensabile.
Anche oggi, nell’era tecnologica, immagini su immagini riversate su di noi, di tutti i colori, affreschi e illusioni, oggi che si acquista qualsiasi cosa con un pezzo di carta, la carne conosce la putrescenza, la morte non può essere amica della sua transeunte bellezza. Bellezza?A che serve?A farci sognare.Ma il sogno che c’entra? A sua volta qual è la sua utilità, il suo scopo?Il sogno è come un’ancora di salvezza, un bene prezioso, una forza primigenia e ancestrale da tutelare, uno scrigno elementare di gioielli dal valore inestimabile. In esso pieno e vuoto si identificano, fondendosi in un’unica sfera.
Un uomo senza sogni è finito, annientato, come una pagina bianca, come un albero senza radici.Rubare un sogno, equilibri sconvolti.Tutto inizia così a Ficodindia, piccolo paese della Sicilia, un luogo dell’anima in cui tutti si conoscono. I personaggi sembra di toccarli, di vederseli davanti, partoriti dalla semplicità e scorrevolezza della narrazione. Dalle pagine si avverte il loro odore di miseria stantia, di duro lavoro, di stenti, le loro paure, lo stile di vita.«Giuseppe Calabrò... nato a Ficodindia... Il soggetto in questione appariva al cospetto del sottoscritto, carabiniere ausiliario Bucciarelli Carmine, in condizioni fisiche e mentali a dir poco pietose. Gli abiti, se abiti si potevano definire gli stracci che portava addosso, emanavano un senso di squallore, di povertà e desolazione, e il volto aveva qualcosa di animalesco: i capelli irti come aculei di istrice, le sopracciglia aggrottate in una turpe espressione rendevano lo sguardo ora ebete ora allucinato... il viso stesso risultava gravemente penalizzato da lineamenti verso i quali madre natura è stata particolarmente avara...».I dialoghi intrisi di ironia danno forma ai caratteri.Su tutto aleggia la notte in cui la vicenda si svolge.
Notte, buio, oscurità, regno del meraviglioso e della fantasia, dominio di spiriti erranti. È un metatempo in cui tutto assume un altro colore, una dimensione ovattata, oniroide, alla rovescia. Nei sentieri notturni l’immaginifico, per riafferrare i fili della vita e tenerli stretti nella ricerca della strada e della desiderabile verità.Il furto dei sogni è metafora dell’incertezza, della fragilità, danno e privazione, riflessione sul destino umano e sulle priorità individuali.Chi osa rubare un sogno è un depauperatore di coscienze, un distruttore, genera angoscia e pianto, perché senza sogni diventiamo il dominio del nulla.Conservare i sogni è un atto di autoaffermazione, di stima e valutazione della propria esistenza nel tempo cosmico del pianeta.Ficodindia è un paese qualsiasi. La luna e le stelle vivrebbero lo stesso anche senza quest’angolo gocciato dalla penna di uno scrittore, queste pietre letterarie. Proprio per questo la sua storia è quella di altri luoghi realmente esistenti il cui destino potrebbe essere quello di un furto metafisico di sogni. La loro assenza è intollerabile su qualunque piano ci si trovi, realtà o fantasia.“I ladri di sogni” è un romanzo godibile e simbolico, ricco di spunti che inducono ad ampie e meditate riflessioni su temi universali da cui è stato tratto anche un Atto unico per il teatro, secondo classificato a Napoli, al premio 2006, Massimo Troisi.Sicuramente una lettura da fare.
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