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I liberali russi si spaccano sulla discesa in politica di Khodorkovskij

Creato il 04 ottobre 2014 da Alessandroronga @alexronga

Mikhail KhodorkovskijDa un semplice sguardo d’insieme della politica russa, la frammentata opposizione a Putin, composta per lo più da movimenti molto diversi tra loro per storia e ideologia,  non costituisce una particolare preoccupazione per l’establishment locale. Attualmente almeno, perchè non è da escludere che in un prossimo futuro l’ex petroliere e ora icona del dissenso Mikhail Khodorkovskij possa riuscire nella sua grande sfida: la discesa in politica. Un obiettivo vecchio di dieci anni, che sembrava dietro l’angolo nell’ottobre del 2003, prima che due ambigui capi d’accusa (evasione fiscale e truffa allo Stato) sbattessero dietro le sbarre l’allora uomo più ricco di Russia. Da Basilea, dove vive da quando è stato scarcerato lo scorso dicembre, il 51enne Khodorkovskij sembra ora davvero motivato a riprendere quel percorso bruscamente interrotto. Senza più poter contare sul potere economico derivante dalla sua Yukos-Sibneft, il colosso petrolifero di cui era a capo, la nuova arma nelle sue mani si chiama Otkrytaja Rossija, Russia Aperta, una fondazione che funge da piattaforma politica per le forze europeiste e occidentali presenti in Russia, ma che punta soprattutto a unire la sfilacciata opposizione a Putin: in una recente intervista rilasciata a Le Monde, Khodorkovskij ha dichiarato di essere pronto ad indirizzare la Russia verso un percorso di sviluppo europeo, e non ha escluso di poterlo fare in prima persona, sebbene la sua condanna gli impedisca di ricoprire incarichi pubblici.

Una recente indagine condotta dall’autorevole Centro Studi Levada ha rivelato che ben il 53 per cento dei russi ha dichiarato di non seguire la politica: per questo la possibile discesa in campo di Khodorkovskij è destinata a ridestatare il dibattito politico in Russia, che ormai da questo punto di vista vive da anni una sorta di apatia. Ma prima di conquistare gli elettori, l’ex boss della Yukos è chiamato ad un’impresa che si preannuncia ardua: conquistare la sempre più sfilacciata opposizione russa, divisa perfino nei giudizi verso il progetto Russia Aperta.

«I piani di Khodorkovskij sono distruttivi», è l’opinione di Sergej Mitrokhin, leader dello schieramento liberale Jabloko. «Penso che Russia Aperta sia solo un progetto capace di smembrare ulteriormente i movimenti d’opposizione: le forze politiche si devono organizzare sotto forma di partiti, non di fondazioni. E poi Khodorkovskij vive in Svizzera, e l’unica cosa che può organizzare da lì è ciò che organizzò Lenin nel 1917», sarcastico riferimento al fatto che il leader bolscevico visse a Zurigo negli anni immediatamente precedenti la Rivoluzione d’Ottobre.

Più ottimista invece Vladimir Ryzhkov, militante dell’opposizione di vecchia data ed alto esponente dello schieramento liberaldemocratico PARNAS, che ritiene che con il progetto di Khodorkovskij ci si debba confrontare. «Russia Aperta è già stata presa sul serio dal governo, basti pensare alle intimidazioni già verificatesi nei confronti dei suoi militanti»: il riferimento di Ryzhkov è all’aggressione subita la scorsa settimana a Nizhny Novgorod da alcuni esponenti della Fondazione.

Stessa opinione da parte dell’ex deputato liberale Gennadi Gudkov, secondo cui gli anni trascorsi in prigione hanno dato a Khodorkovskij una certa credibilità tra i politici russi: «Ritengo che il fattore-Khodorkovskij andrà a crescere di anno in anno, poichè si tratta di un processo a lungo termine»,  ha dichiarato Gudkov. «Mi fa piacere che parli di una fondamentale riforma costituzionale, è quello di cui abbiamo veramente bisogno», ha aggiunto riferendosi al progetto di riforma costituzionale che punta a bilanciare i poteri in Russia, ridimensionando quelli presidenziali a vantaggio di quelli parlamentari, giudiziarie della società civile.


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