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I’m not Angel e le campagne pubblicitarie curvy.

Creato il 10 aprile 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Curvy o superslim, ossia di come le pubblicità usano il corpo della donna a proprio piacimento distorcendone la realtà.

L’argomento del corpo della donna è, ormai da tempo immemore, un terreno accidioso e fallace su cui molte delle campagne pubblicitarie della moda si trovano a dover lavorare con difficoltà. Un po’ perchè la moda da sempre si è trovata a dover affrontare per sua propria natura il tema della natura del corpo – soprattutto femminile -, un po’ perchè le scelte in questo ambito non sono state delle più felici nel corso della storia, e dunque per la teoria secondo cui si raccoglie quel che si semina, in questo periodo in cui si sta tornando al mangiare naturale, e alle scelte di vita salutari, qualsiasi defaillance degli stilisti è punita socialmente.

“I’m no Angel”: la nuova campagna di lingerie

L’ultima pubblicità che ha suscitato clamore è stata quella del brand di lingerie Lane Bryant, per la collezione soprannominata e conosciuta come Cacique. Cacique ha improntato il suo discorso sul messaggio “I’m no Angel”, prendendo le distanze dal modello di donna proposto dal famoso brand Victoria’s Secret e dalle sue modelle soprannominate Angeli proprio per via del loro corpo perfetto. (http://www.lanebryant.com/)

La campagna pubblicitaria si gioca su più livelli: fotografie, video, e un uso furbo e ben calcolato dei social network. La base, però, è costante: sei modelle bellissime sebbene in carne che mostrano soddisfatte e fiere il loro corpo – coperto chiaramente dalla sola lingerie Lane Bryant. La fotografia è di Cass Bird, artista di fama mondiale e di talento inquantificabile che ha lavorato come fotografa di moda per il New York Times Magazine, per Rolling Stone, per GQ, ha firmato pubblicità importanti per Levi’s, Nike, Wrangler – e si stanno citando solo alcuni nomi per dare esempio. Le modelle invece sono, appunto, sei, e provengono tutte da agenzie portanti dell’industria della moda – per citarne una, dalla Wilhelmina Models -. Sono Ashley Graham, Elly Mayday, Marquita Pring, Justine Legault, Candice Huffine e Victoria Lee. Ragazze il cui corpo veste una taglia forte, ma perfetto. Seno formoso ma mai cadente, punto vita e giro cosce voluminosi ma senza una smagliatura o, peggio, tracce di cellulite, visi bellissimi.

Queste icone di bellezza formosa – anzi “curvy”, come si usa oggi dire – suggeriscono di accantonare gli angeli di Victoria’s Secret anche simbolicamente, pubblicando sulle piattaforme social come Instagram o Twitter foto in cui si è ritratte vicino ad uno specchio su cui è scritto, con un rossetto rosso – simbolo di sensualità dall’alba dei tempi della cosmesi – “I’m no Angel”, postando la foto inserendo l’hashtag #imnoangel. (https://www.youtube.com/watch?v=8wuNoVpvYnA)

Insomma una manovra di marketing perfetta, sia nelle intenzioni che nella realizzazione.

Ma è tutto come sembra, poi?

Campagna pubblicitaria di Lane Bryant

Photo credit: jooleeah_stahkey / Foter / CC BY

I valori estetici, destreggiarsi tra modelle anoressiche e finte curvy

La moda, da sempre, ha fatto un uso del tutto personale del corpo della donna. Non tanto per l’immagine di sensualità o di bellezza che poteva veicolare, bensì come manichino vivente a cui fare indossare abiti. Tanto più si è attirati dalle fattezze di una modella, tanto poco si guarderà ciò che indossa. Il principio è proprio stato questo: fare sfilare ragazze androgine e quasi scheletriche al fine di valorizzare al massimo l’abito. Purtroppo, l’escalation che ha avuto questo processo è risaputa: modelle tanto magre da combattere vere e proprie guerre con il cibo, malattie psico-fisiche come anoressia o bulimia, molti casi di modelle che morivano – letteralmente – di fame. E poi ancora: ragazze comuni che seguivano, consciamente o inconsciamente, l’esempio delle passerelle convinte che l’ideale della donna magra fino alla trasparenza fosse corretto, fino ad arrivare se non alla morte a stati vegetativi di gravità immensa.

Ora questa tendenza, per fortuna, è stata invertita. Sarà merito un po’ ahinoi di Kim Kardashian, che con le sue forme procaci esibite orgogliosamente e anzi esaltate, ha sdoganato un’altra tipologia di bellezza femminile, sarà merito dell’attenzione che riceve il tema dell’alimentazione sana e biologica, e sarà anche il merito della lotta sociale di alcuni che fanno diventare l’eccessiva magrezza nella moda illegale. Ultimo esempio è quello della Francia: la Camera – manca ancora l’approvazione del Senato – ha accordato l’emendamento per cui verranno sanzionate tutte le agenzie di moda che assumeranno modelle il cui indice di massa corporea è troppo basso da essere considerato regolare e in salute. Insomma, viene detto un sonoro no alle modelle anoressiche, e viene scoreggiata la possibilità che vengano assunte.

E questo è senza dubbio un segnale positivo.

D’altra parte è innegabile che le modelle di Victoria’s Secret non siano ragazze anoressiche, per quanto magre. Spesso hanno un corpo sodo e plasmato da allenamenti in palestra  – dal chirurgo, probabilmente, e dal massaggiatore. Però non si può dire che non siano ragazze sane. Mentre invece l’obesità, quella sì che è una malattia.

Le modelle di I’m not Angel non sono ragazze magre, ma sono egualmente seguite: nell’alimentazione, nell’esercizio fisico, nei massaggi, nei trattamenti estetici. Sono ragazze comunque perfette. Ben lontane dall’immagine che ogni ragazza comune ha di se stessa.

La fallacia era la stessa che aveva commesso la Dove nel lontano 2004 con la campagna pubblicitaria “Real Beauty”. Un errore semiotico che ha coinvolto poi chiunque abbia seguito le impronte della Dove.

La donna normale è davvero curvy o anoressica?

Insomma, sembra quasi che le pubblicità inducano a pensare che il fisico di una donna o è androgino o è curvy, quando invece la realtà ci mostra come questi non siano altro che i due estremi di un continuum pieno di esempi. Ma soprattutto, il fisico è per sua natura imperfetto. Si corre il rischio che le persone smettano di preoccuparsi della salute: non è così vero che curvy va bene. Un fisico formoso e prosperoso è certamente sensuale e bellissimo, solo se però non è tanto eccessivo da arrivare al sovrappeso o, peggio, all’obesità. Il rischio in cui si teme possano incappare le nuove generazioni è di lasciare perdere la salute a favore di una moda pubblicitaria e di marketing.

I difetti esisteranno sempre. Le donne normali, quelle che di mestiere non fanno le modelle o le attrici, avranno sempre da fare i conti con cellulite, smagliature, chili di troppo, rughe. Allora forse non cadere nella trappola di campagne pubblicitarie che dicono sì alle curve ma no alla normalità è come cadere nella trappola del troppo magro. Curvy era Sophia Loren, con tutte le sue imperfezioni, in un tempo in cui le curvy erano davvero curvy. Ora si rischia di cadere in un altro modello talmente perfetto da risultare, nuovamente, imperfetto e fallace. L’ennesima mossa pubblicitaria dell’economia della moda.

Tags:agenzie,anoressia,curvy,imnoangel,lane bryant,moda,modelle,pubblicità,victoria's secret Next post

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