Il terrore mi assale quando vado a rifornire dal benzinaio. La benzina ormai sfiora i due euro al litro e mi chiedo come sia stato possibile arrivare fino a questi livelli. Poi mi accorgo che il 50% del prezzo è composto dalle accise (tasse) che il Governo nostrano — ricordo ancora una volta non eletto — ha aumentato per arginare la crisi finanziaria. Tradotto: per pagare i debiti alle banche (a febbraio, il Governo Monti avrebbe liquidato 3,4 miliardi di euro alla Morgan Stanley, alla faccia nostra).
Non solo. Il terrore assume un tratto parossistico quando arriva la bolletta dell’energia elettrica. Apro la busta e mi ritrovo ben 450,00 euro di consumi. Mi chiedo dove sono i macchinari industriali che in casa mia consumano così tanta energia. Chiamo il numero verde e la risposta è sempre la stessa: sono tutti indicati nella bolletta. Un vero elenco di geroglifici che non ti permette di valutare coscientemente il rapporto prezzo/consumi.
Sia quel che sia, per il comune cittadino in tempo di crisi, luce, gas e benzina costituiscono una croce pesante da sopportare, mentre per i vertici delle aziende che gestiscono questi beni di prima necessità costituiscono la delizia dei superstipendi che non conoscono crisi e che anzi, in questi ultimi mesi, sono diventati pure più pesanti. Alla faccia nostra e delle nostre povere tasche.
Dopo i politicanti dagli stipendi immeritati e dai rimborsi elettorali milionari, ecco un altro settore di ingiustizia: quello delle aziende a partecipazione pubblica che forniscono beni primari sui quali l’intervento statale dovrebbe essere a favore dei consumatori e non certo dei manager che le gestiscono. E invece nulla. Sia Enel che Eni aumentano il peso delle bollette di gas, luce e benzina, scaricando — con la complicità dello Stato — i costi insopportabili sui consumatori, mentre i loro vertici incassano compensi milionari.
Libero News illustra gli importi da capogiro dei manager di queste aziende (un esempio su tutti: Paolo Scaroni, AD di Eni, nel 2011 ha ricevuto compensi per 5,8 milioni di euro), e mi domando come davvero non si provi vergogna nel nostro paese ad avere simili realtà in contrasto con le difficoltà delle persone comuni; difficoltà della gente che ogni giorno deve sbarcare il lunario con stipendi e pensioni da fame, mentre i direttori e i presidenti di queste società incassano milioni di euro, pagati sui bisogni della gente (non si può rinunciare all’energia elettrica né al gas né all’auto per lavorare). Per tornare alla bolletta da 450,00 euro, un pensionato dovrebbe rinunciare ai ¾ della sua pensione per pagarla. Roba da far venire i capelli bianchi.
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Forse è arrivato il momento che gli italiani si sveglino dal torpore in cui sono caduti con questo governo dei banchieri. Il peggio non era Berlusconi (comunque eletto). Il peggio è questo potere che si è installato in Italia e che ha un unico scopo: pagare i debiti dello Stato alle banche che hanno speculato sul debito pubblico, favorire gli assetti di potere della grande finanza e delle banche, garantire che l’Italia abbia i soldi sufficienti per pagare le rendite finanziarie, costi quel che costi. Ovviamente tutti a carico del cittadino.
Esiste un istituto nel diritto civile che ben potrebbe essere adattato al contesto italico. L’azione di surrogazione (2900 c.c.). Ebbene, l’Italia è il debitore per il quale il creditore (le banche e i poteri finananziari) si è surrogato (sostituito al governo legittimo, sospendendo la democrazia) nelle azioni e nei diritti del primo per la tutela dei suoi diritti di credito, fatti salvi i privilegi e i megastipendi di politici, manager pubblici e manager delle aziende pubbliche, spesso (troppo spesso) legati a doppio filo al creditore di cui sopra. Sembra fantascienza, ma non lo è.
Fonte: Liberoquotidiano
di Martino © 2012 Il Jester