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I marcatori associati al rischio di disfunzione erettile

Creato il 10 ottobre 2012 da Laprostata @espriweb

radioterapia interna disfunzione erettile brachiterapia Sono stati di recente individuati 12 marcatori genetici associati allo sviluppo della disfunzione erettile (DE) nei pazienti con tumore alla prostata trattati con radiazioni. Questa scoperta permette ai medici, non solo di stabilire quale trattamento sia più adatto alle condizioni di salute dei pazienti affetti da cancro alla prostata, ma anche di sviluppare terapie in grado di alleviare questi effetti collaterali. I principali trattamenti per il cancro alla prostata, l’intervento chirurgico, la brachiterapia (impianto di semi) e la radioterapia esterna, sono tutti molto efficaci nel curare questo tipo di tumore.

Purtroppo, però, tutti mettono i pazienti a rischio di DE. Secondo gli studiosi, la disfunzione erettile dopo la  radioterapia esterna si presenta nel 65-85% dei pazienti. Chi segue, invece, la brachiterapia, presenta questo problema nel 25-50% dei casi. Alcuni superano questo effetto collaterale col tempo e seguendo delle cure. Uno studio è stato condotto su alcuni gruppi di pazienti, che avevano o meno sviluppato la DE.

Confrontando tra loro i dati ottenuti, sono stati individuati 12 marcatori genetici associati alla disfunzione erettile. Gli attuali trattamenti per il cancro alla prostata offrono tassi elevati di sopravvivenza a lungo termine che permettono ai pazienti ed ai loro medici di scegliere il percorso migliore da seguire. Tuttavia, il rischio di sviluppare la disfunzione erettile dopo un trattamento è molto variabile e ciò suggerisce l’idea che possa esistere una componente genetica in grado di determinare l’insorgenza di questo effetto collaterale.

Sono stati confrontati tra loro, per quattro anni, i pazienti sottoposti a radioterapia interna (brachiterapia), quelli trattati con radioterapia esterna associata a brachiterapia e quelli curati solo con radioterapia esterna. I 12 marcatori individuati erano situati vicino ai geni correlati alla funzione erettile dei pazienti e non alla risposta sviluppata dalle radiazioni. In base a questa scoperta gli studiosi sono giunti ad una conclusione: questi marcatori sono in grado di influenzare i geni responsabili dello sviluppo della disfunzione erettile, questo quando i pazienti vengono sottoposti alle radiazioni.

Ora i ricercatori stanno lavorando per introdurre un test con cui verificare, prima del trattamento, quali pazienti presentino o meno questi marcatori. Inoltre, stanno anche cercando di capire meglio come le radiazioni influenzino l’insorgenza di complicanze urinarie, di proctite e di infiammazione del retto.


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