Che cosa rende l’arte totalitaria?
L’arte nel ventesimo secolo è stata anche prodotta da quattro sistemi politici totalitari come l’Unione Sovietica, il Terzo Reich, l’Italia fascista e la Repubblica popolare cinese.
Igor Golomstock, noto studioso di “arte totalitaria“, sostiene come ci sono notevoli somiglianze tra l’arte prodotta dai vari regimi nel Novecento e questo a dimostrazione dell’universalità dei meccanismi della cultura totalitaria.
Golomstock ha avuto questa intuizione alla fine del 1950 quando lavorava come guida per bambini al Museo Pushkin di Mosca. Lì ha scoperto che i bambini non erano in grado di distinguere la differenza fra opere naziste e opere sovietiche, due culture tra loro ideologicamente ostili.
All’inizio di quest’anno, il governo dell’Iraq ha iniziato il ripristino di un monumento in rovina a Bagdad per dimostrare la propria volontà di superare il passato. Originariamente costruito alla fine del 1980 come una celebrazione del presunto trionfo dell’Iraq nella guerra contro l’Iran, l’Arco della Vittoria è stato parzialmente smantellato nel 2008.
Il monumento è costituito da due serie di avambracci e mani giganti che brandiscono due scimitarre poste al lato di una grande strada di Bagdad. Concepito da Saddam Hussein stesso e realizzato dallo scultore iracheno Mohammed Ghani Hikmat che ha utilizzato calchi delle mani di Saddam, è un esempio eccezionale di kitsch totalitario.
C’è da dire che Mussolini è stato il primo leader politico a propagare l’idea che l’arte doveva servire la rivoluzione e lo Stato, ma il fascismo non fu però mai del tutto in grado di realizzare questa visione.
L’elemento fondamentale nella creazione delle culture totalitarie è stato il coinvolgimento dello Stato attraverso il finanziamento diretto della cultura. Si imponeva una “dittatura del gusto”, come la chiamava il poeta futurista russo Vladimir Majakovskij.