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I micro-operai del web

Da Brunougolini
I micro-operai del webSiete alla ricerca di un buon alberghetto per le vostre vacanze, o di una trattoria per festeggiare la fidanzata o di un sito dove acquistare un Mac o un Pc? E' nata un'industria che si cimenta nell'impresa di darvi consigli, suggerimenti. Cerca, così, di influenzare le vostre scelte, cioè dove e come collocare i vostri risparmi. Una volta tali operazioni si chiamavano semplicemente “pubblicità”. Schiere di creativi, disegnatori, scrittori, si dedicavano a studiare slogan, video, storie , campagne comunicative onde decantare un prodotto e venderlo a tutto spiano. Oggi, con i nuovi mezzi di comunicazione, c'è qualcosa di nuovo, fondato sulle bugie digitali. Per ora imperversa negli Usa e in Cina. Ancora poco in Italia. Andate sul sito www.microworkers.com. Qui trovate quelli che vengono chiamati “micro lavori”, lavoretti insomma, destinati a stagisti, a giovani alla spasmodica ricerca di un'occupazione purchessia.
C'è anche una tabella che informa su iniziative da intraprendere e possibili emolumenti. Ad esempio: You tube vota per un video 0,10 dollari; un post in Facebook 0,24; un seguace in Twitter 0,12 e via elencando. Sono tutte semplici attività e consistono nel lanciare nel ciberspazio un commento, un apprezzamento, una esaltazione. A prescindere. Una pubblicità molto occulta caricata sulle spalle di una generazione costretta alla bugia per guadagnare qualche soldo. L'hanno chiamato l'esercito del “crowdturfing”. Con inquietanti risvolti: possono rovinarvi la vacanza, la cena, l'acquisto del portatile...
Il fenomeno è stato analizzato da Marco Patruno nel suo Blog http://generazionep.ilcannocchiale.it. Qui ha intervistato Giulia, una ragazza che ha lavorato per una società per la quale “mentire sul web” rappresentava “una volontà aziendale ben strutturata”. Il periodo di impiego, racconta, era abbastanza breve “e prevedeva la sola erogazione di ticket restaurant”. Insomma dieci commenti falsi al giorno in cambio di un buono pasto. “Si trattava di una forma di bassa manovalanza, quindi era affidata agli stagisti di turno”, racconta. E sottolinea come aziende e agenzie temino “la portata democratizzante del web, quindi preferiscono nascondersi dietro operazioni di questo tipo che in qualche modo recuperano il meccanismo della comunicazione pubblicitaria classica che, di fatto, esclude il consumatore”.
C'è anche chi sul web (Fabio Deotto www.web-target.com) racconta di come fosse stato incaricato di riempire di post fasulli un sito di fitness maschile. Il suo articolo reca questo titolo significativo: “Il crowdturfing, l'arte di dirottare le discussioni su forum e socialnetwork”. E spiega come partecipare a un qualsiasi dibattito in Facebook o in Twitter e portare il confronto su determinati prodotti. Insomma una truffa in espansione che colpisce i giovani lavoratori del web e noi navigatori creduloni in cerca di offerte allettanti.

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