Quanto il computer cambia il modo di scrivere? Parecchio. Il computer permette di pasticciare all’infinito e di avere sempre una pagina ordinata, leggibile, senza spreco di carta o inchiostro. Insomma, se una volta scrivere, riscrivere, o revisionare un testo era un compito ingrato, adesso lo è di meno, e resta solo impegnativo.
Buona parte degli autori del passato scrivevano a matita. Hemingway scriveva con la macchina per scrivere, e a quanto pare gli riusciva molto bene. Di una sua opera, forse “Addio alle armi”, affermava di aver riscritto il finale una quarantina di volte. Forse esagerava (succede che a un certo punto, quando il successo bussa alla porta, si comincia a costruire la propria leggenda. Anche in questa maniera). Ma non lo invidio. Anche se lo avesse riscritto solo una dozzina di volte, ricorrendo alla macchina per scrivere, sarebbe stata una bella fatica.
Il computer elimina dal proprio orizzonte una serie di obblighi, e la maggiore libertà che ci regala dovrebbe essere impiegata al meglio. Per permetterci di scorgere meglio la parola. E se questo non accade (e di solito non accade) è perché ci si limita a pestare i tasti.
La parola presa dalla strada; dalla televisione; il luogo comune. La pigrizia che sposa la sciatteria del quotidiano perché in questo modo si è in sintonia col pubblico. Ecco cosa succede quando tutto diventa facile.
È inevitabile, e non si può certo rimpiangere quello che era una volta.
Qualcuno potrebbe affermare che la fatica della macchina per scrivere, e soprattutto dello scrivere a mano, garantiva una scrittura più poderosa. Scrivere a mano “Guerra e Pace” richiedeva una forza (di volontà) che finiva con il riversarsi anche nell’opera, dandole un’energia maggiore. Non so. Se Tolstoj avesse avuto un computer, avrebbe potuto solo consegnarci qualcosa di più prodigioso.
La conclusione di questo post è di una semplicità sconcertante. I cosiddetti “ferri del mestiere” bisogna averli in testa. Se hai talento e determinazione, usi al meglio gli strumenti che hai a disposizione, piccoli o grandi che siano. Il cervello è una macchina che adora evitare certi lavori, pesanti o “troppo semplici”, per dedicarsi ad altri. Per esempio, e in passato ne ho già parlato, quando si impara a leggere, il cervello per risparmiare energia “tronca” le parole che gli occhi gli inviano. Per questo è indispensabile che qualcuno (un editor) legga quello che si scrive. Perché certi errori o refusi non si vedono proprio. Non perché si è dei perfetti analfabeti. Bensì perché il cervello è uno scioperato.
Per mettere alla frusta questo scioperato, occorre dargli in pasto qualcosa che lo sorprenda e lo impegni. La parola, e che cos’altro altrimenti?