Premessa necessaria: il titolo del post, così come l’argomento che affronto, sono del tutto pretestuosi, e pure presuntuosi.
I migliori racconti di gennaio sono quelli pubblicati da me su questo blog, e il giudizio è il mio. Certo, il peggior consigliere per chi scribacchia è il proprio ego, ma è inutile menare il can per l’aia: anche Garcia Marquez ha i suoi romanzi preferiti, e probabilmente il suo giudizio non collima affatto con quello dei critici.
Lungi da me il desiderio di paragonarmi a un Nobel, ma spero si sia capito cosa intendo.
Ho riletto, di notte o giù di lì, i miei racconti relativi al mese di gennaio. Quando si invecchia, dormire diventa sempre più difficile; e piuttosto che rigirarmi nel letto, resto alzato sino a tardi.
Ho già visto dove intervenire: le scorie, col trascorrere del tempo, si depositano sul fondo e tutto o quasi, appare più limpido.
Credo che “L’intervista“, assieme a “Selezione del personale“, siano i migliori racconti che sono riuscito a produrre. Tutt’altro che perfetti, certo. C’è una presenza dell’autore decisamente seccante, mentre il suo tocco, la sua visione del mondo (se vogliamo usare questa frase), dovrebbe essere più lieve. I fatti devono parlare, così come i personaggi, senza che chi scrive debba sottolineare, indicare o peggio, censurare. Ma forma e narrazione, assieme al tema affrontato, si presentano sufficientemente bene.
Non male “La morta“, forse si avvicina di più al mio ideale di scrittura, anche se ancora un po’ pesante. I fatti, i fatti, i fatti, e basta, a quello solo si deve badare. Ma il racconto è affetto da una debolezza che non riesco a definire; se qualcuno ha individuato il suo male, gliene sarei grato.
Che dire de “Il cappotto“? Mi piace l’incipit, e sino al termine della prima parte (prima della scena dell’obitorio), è interessante. Dopo: “Boh!”. Pecca di frettolosità forse, ma tutti i racconti sono scritti di fretta. Qui risalta di più, però.
E tu, che dici?